Il direttore del Dipartimento istituzioni commenta la destituzione di Quadri e Verda Chiocchetti richiamando tutti a mettere le istituzioni al primo posto
Norman Gobbi, la destituzione dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti da parte del Consiglio della magistratura pone un problema interno di gestione da parte del Tribunale penale cantonale?
La situazione è apparsa grave da subito, quando questi due giudici hanno sporto la denuncia nei confronti dei due colleghi che ha portato alla decisione di oggi. Dopo la nomina di un procuratore straordinario, che in maniera autonoma e indipendente ha valutato come non luogo a procedere la fattispecie, perché non erano dati fatti ed elementi per dar seguito alla denuncia penale, purtroppo la storia non poteva che concludersi così. Quando succedono queste cose con cinque persone elette dal Gran Consiglio, cinque giudici del Tribunale penale cantonale molto visibili mediaticamente, si espone non solo loro ma tutta la magistratura a un giudizio critico se non negativo da parte della collettività che, però, ha bisogno di questo servizio. Deve essere richiamato il ruolo istituzionale che ognuno di noi, magistrati esecutivi, parlamentari o giudiziari, deve tenere, soprattutto nel ruolo istituzionale che ha. Il fatto di avere due giudici che per il Consiglio della magistratura non sono più idonei a coprire il ruolo per cui sono stati scelti e nominati, è la prima volta che si presenta. C'è stato il caso Verda, ci son state altre situazioni, ma qui si è superato il limite perché il problema tra magistrati è finito con una denuncia, un non luogo a procedere e questa destituzione di due giudici su cinque. Questo significa azzoppare la prima camera del Tribunale penale cantonale, e il nostro ruolo come Dipartimento istituzioni e Consiglio di Stato sarà discutere con Tribunale d'appello e Consiglio della magistratura su come garantire le supplenze al Tpc.
Al di là del funzionamento del Tpc, qui un grande problema è stato il rapporto tra persone. Il fatto che sia successo un fatto grave conclusosi in questa maniera che ragionamenti porta su eventuali azioni affinché non si creino più casi del genere?
Per quanto ci è dato sapere sia la Commissione amministrativa del Tribunale d'appello, e penso anche il Consiglio della magistratura, hanno cercato di mediare tra persone. Purtroppo questi tentativi non sono riusciti, per fratture interne, e quando uno mette la propria persona davanti alle istituzioni che è chiamato a servire secondo me sbaglia. Si può imputare al Consiglio di Stato di essere troppo consociativo, ma se questo permette di far funzionale l'organo al di là delle differenze penso che il compromesso sia l'obiettivo. Il saper fermarsi, abbassare la spalla una volta a testa, permette di andare avanti insieme.
Teme anche lei che questa vicenda contribuisca al deficit di fiducia e credibilità della giustizia? La preoccupa?
Questo è un problema del Tribunale penale cantonale, e sono alcuni giudici su un centinaio di magistrati tra Ministero pubblico, Tribunale d'appello e Preture. Non è la giustizia, è in particolar modo il Tpc che, come detto, è più visibile perché tratta la cronaca nera che finisce sui media. E il fatto che sia un'autorità penale che impatta ed è molto visibile dovrebbe richiamare all'attenzione sul ruolo che ha al di là delle competenze personali. Il Tpc ha funzionato in questi mesi di difficoltà, ha svolto il suo lavoro, ma l'incapacità di trovare un punto d'incontro e una zona demilitarizzata in cui parlarsi e gestire i problemi interpersonali ha creato il problema che ora sfocia in questa decisione. Ancora: dovrebbe richiamare tutti noi a essere capaci di avere quel rispetto interpersonale ma anche interistituzionale.
Lei più volte, nell'iter di questa faccenda, ha detto di temere che fosse solo l'inizio, che sarebbe finita male... sapeva qualcosa o era fiuto? Ora può dircelo?
In 25 anni di politica istituzionale una certa esperienza la si accumula. Ero in Gran Consiglio nel 2001 quando il presidente del governo Giuseppe Buffi ha annunciato il grave fatto relativo al giudice Verda, da presidente del Gran Consiglio ho visto sanzioni su giudici civili e penali, per questioni su loro atteggiamenti o comportamenti sanzionati dal Consiglio della magistratura. 13 anni di governo portano ad avere visione, e 20 anni da arbitro fanno capire bene le situazioni. In questi mesi ho unito i puntini e la conclusione mi è sempre sembrata evidente.
Se la destituzione venisse confermata al termine della procedura, il Gran Consiglio dovrà procedere alla nomina di due giudici. Le ultime volte con i procuratori pubblici non è andata benissimo...
Sarà un richiamo a tutti. Al parlamento che dovrà scegliere, ai candidati, ai nominati che dovranno avere un ruolo istituzionale al di là di simpatie o antipatie. Si può avere la miglior Legge sull'organizzazione giudiziaria, la miglior procedura di nomina, ma se due persone non sono in grado di andar d'accordo e trovare una modalità di convivenza professionale diventa tutto davvero molto difficile, compreso il far funzionare l'organo che si è chiamati a servire.