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Il freno ai disavanzi resta lì dov’è

La maggioranza del parlamento boccia tre iniziative dell’Mps. Vitta: ‘Toppo bello e semplice. Potremmo accontentare tutti e nessuno dovrebbe pagare’

In sintesi:
  • Agustoni (Centro): ‘Il Gran Consiglio non osi abrogare ciò che il sovrano ha stabilito’
  • Gianella (Plr): ‘Non si può continuare a spendere pensando di far pagare più imposte ai cittadini con l’idea che le risorse finanziarie siano infinite’
  • Canetta (Ps): ‘È vero che il popolo ha votato, ma esiste pur sempre la possibilità di tornare sulle decisioni prese’
Due ore di dibattito
(Ti-Press)
28 maggio 2024
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Nulla da fare per le iniziative parlamentari presentate dai deputati del Movimento per il socialismo Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi che puntavano ad abolire il freno al disavanzo. Malgrado le due ore di dibattito libero, la maggioranza del Gran Consiglio (55 favorevoli, 21 contrari e 3 astenuti) ha approvato le conclusioni del rapporto del centrista Maurizio Agustoni sottoscritto dalla maggioranza della commissione parlamentare della Gestione e finanze.

‘Il Gran Consiglio non osi abrogare ciò che il sovrano ha stabilito’

Due le contestazioni portate avanti dai deputati dell’Mps. «Non siamo d’accordo – ha spiegato in aula Sergi – con le affermazioni secondo cui il debito del Cantone avrebbe raggiunto livelli allarmanti e che questo debito sarebbe alimentato dall’accumulazione dei disavanzi di esercizio, come pure che la causa principale di questi disavanzi sarebbe l’aumento continuo e incontrollato della spesa pubblica». Per l’iniziativista, «nel 1983 il debito pubblico del Cantone era di circa 1,3 miliardi. Oggi è quasi il doppio. Ma i compiti a cui deve far fronte lo Stato non sono certo confrontabili con quelli di quarant’anni fa». Centrale la correlazione tra il Prodotto interno lordo e il debito pubblico: «Negli ultimi trent’anni questo rapporto è stato sistematicamente mantenuto sotto al 10%. Oggi è del 7,5%». Non solo. «Bisogna partire – afferma Sergi – dalle necessità oggettive dei cittadini alle quali può e deve rispondere lo Stato. È però evidente che ciò necessiterebbe una redistribuzione, facendo passare alla cassa i detentori di patrimoni e i titolari di alti redditi». Sergi attacca poi il rapporto di Agustoni: «È così povero (di due pagine, ndr) che di fatto non affronta il tema in oggetto. Dice semplicemente che, avendone già discusso e avendo il popolo già votato, è inutile discuterne».

«Il rapporto unico adottato dalla Gestione – interviene Agustoni – si regge su un unico principio: il Gran Consiglio non osi abrogare ciò che il sovrano ha stabilito». In particolare, illustra, «non siamo confrontati con un’iniziativa popolare che abbia raccolto un numero di firme consistente e nemmeno con un ampio consenso da parte del parlamento». A nome del gruppo del Centro, aggiunge, «che entrate e uscite siano in equilibrio è un principio di elementare responsabilità nei confronti delle future generazioni».

‘Esiste pur sempre la possibilità di tornare sulle decisioni prese’

Per il Plr, Alessandra Gianella: «Il meccanismo del freno ai disavanzi è uno strumento di disciplina finanziaria il cui principio è stato inserito nella Costituzione cantonale nel 2014. Prima è stato approvato a larga maggioranza dal Gran Consiglio e poi anche dal popolo con il 55% dei sì». Sul moltiplicatore, chiarisce, «non si può continuare a spendere semplicemente pensando poi di far pagare più imposte ai cittadini con l’idea che le risorse finanziarie siano infinite. Due anni fa il popolo ha detto in modo chiaro di voler un pareggio dei conti dello Stato senza un aumento delle imposte». E avverte: «Se non limitiamo l’aumento della spesa, continueremo a sprecare soldi già solo per finanziare il nostro debito. Oggi il Ticino paga per il suo debito finanziario oltre 20 milioni. Senza correttivi, in pochi anni, questo onere finanziario sugli interessi salirà fino a 40 milioni».

Lapidario il capogruppo della Lega Boris Bignasca: «Non è semplicemente una questione di entrate e uscite, ma di gestione oculata delle risorse. Si possono spendere male i solidi anche se si fa utile e viceversa. Il popolo ha sancito a livello costituzionale questo concetto, lo ha rimarcato in maniera indiretta con il sì al decreto Morisoli. Seppur legittima, l’iniziativa dell’Mps lascia il tempo che trova».

«È vero che il popolo ha votato – non nasconde per il Ps Maurizio Canetta –, ha votato dieci anni fa, ma esiste pur sempre la possibilità di tornare sulle decisioni prese». Inoltre, evidenzia, «le politiche di austerità portano a ridurre la possibilità di intervento e la forza dello Stato. La tendenza a tagliare i servizi colpisce molto di più i segmenti più fragili della società».

‘Spendere senza assumersi la responsabilità delle proprie scelte’

Di competenza del Dfe, pronta la risposta a nome del governo di Christian Vitta. «Approvare queste iniziative – rileva il consigliere di Stato – creerebbe l’illusione di poter spendere senza assumersi la responsabilità delle proprie scelte, eliminando il vincolo tra le spese sostenute dal Cantone e le risorse necessarie al loro finanziamento. Premessa indispensabile per conseguire una gestione parsimoniosa delle risorse finanziarie e per un esame più attento delle priorità d’intervento del Cantone. Ciò che chiedono le iniziative è troppo bello e semplice. Potremmo accontentare tutti e nessuno dovrebbe pagare».

Il congedo parentale parte per Berna

Se con profondo disdoro della sinistra non c’è stato niente da fare per le iniziative cantonali dell’Mps che chiedevano di adeguare al rincaro automaticamente i salari tramite interventi nelle leggi federali, più fortuna ha avuto quella del Centro sull’istituzione di un congedo parentale. Con l’opposizione dell’Udc e di alcuni liberali radicali, l’iniziativa cantonale di Alessio Ghisla è pronta a partire direzione Camere federali. Via libera, va da sé, al rapporto di Claudio Isabella (Centro) e Tamara Merlo (Più donne) che chiede un congedo parentale della durata complessiva di almeno 20 settimane, con una quota fissa della madre di almeno 14 settimane, cioè come è ora. La quota fissa del padre, invece, dovrà essere almeno il 20% del congedo totale.

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