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‘Senza tre sì alle urne i problemi resterebbero sul tavolo’

Il Consiglio di Stato invita ad approvare gli oggetti cantonali in votazione il 9 giugno. Zali: ‘Su alcuni temi in Ticino non si riesce a discutere’

In sintesi:
  • Sulla riforma fiscale l'invito a entrambe le parti di evitare pregiudizi ideologici
  • Vitta: ‘Siamo consapevoli che il contesto non è facile’
Si vota il 9 giugno
(Ti-Press)
8 maggio 2024
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«In Ticino su alcuni temi non si riesce a discutere serenamente. E la fiscalità è sicuramente uno di questi». L’auspicio è quindi quello che ai tre oggetti cantonali in votazione il 9 giugno – riforma fiscale, nuovo Palazzo di giustizia e misure di compensazione Ipct – «non si dia una portata che va oltre il loro valore», afferma il presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta presentando la posizione del governo, che in vista del voto raccomanda un triplo sì alle urne. Anche perché, in caso di eventuali no, «i problemi resterebbero sul tavolo».

Una richiesta di non polarizzare eccessivamente il dibattito che arriva, come detto, soprattutto per quanto riguarda il tema fiscale. «Tre quarti di questa riforma, quelli che riguardano spese professionali e imposta di successione sono condivisi da tutte le forze politiche – dichiara Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, a nome del governo – ma poi c’è il tasto dolente…». Ovvero la riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito che andrebbe a beneficio dei contribuenti facoltosi. «È il tasto dolente perché viene identificato come l’intera riforma e perché non permette, come con altri temi, di discutere serenamente. Ci si arrocca subito su posizioni ideologiche». Una critica che Zali rivolge a entrambi gli schieramenti: «Da un lato si parla di regalo ai ricchi e di smantellamento dello stato sociale. Dall'altro di fughe di massa e scenari catastrofici». L'invito è quindi «a guardare a questo oggetto per quello che è, un piccolo aggiornamento del nostro sistema fiscale che permetterà di evitare l’aumento di imposte a seguito del ritorno dal 97% al 100% del coefficiente cantonale d’imposta e di rendere il Ticino più concorrenziale».


Chiara la posizione dell’Esecutivo anche sugli altri due temi. «Senza le misure di compensazione per l’Ipct, con il Cantone chiamato a versare altri 14,6 milioni l’anno, si rischia un taglio delle rendite fino al 15%», spiega Vitta, direttore del Dipartimnto finanze ed economia. «Vogliamo riconoscere il valore professionale dei 17mila affiliati e assicurare un sistema pensionistico stabile, in linea con le altre casse pensioni svizzere e che mantenga l'attrattività dei posti di lavoro nel settore pubblico». Per quanto riguarda l’acquisto dello stabile Efg, «è una risposta effettiva e che garantisce una soluzione in tempi brevi», illustra Norman Gobbi, direttore del Dipartimento istituzioni. «Si tratta dell’unica soluzione possibile. Non ci sono alternative e – rassicura Gobbi – con questa soluzione non c’è nessuna centralizzazione della giustizia. Questa proposta permette la separazione tra autorità fisica e autorità inquirente».


E in caso di no alle urne su uno o più oggetti? «Siamo consapevoli che il contesto non è facile», risponde Vitta a chi chiede se non sia problematico chiedere di approvare tre temi onerosi per le casse pubbliche mentre si è in un periodo di risparmi e manovre di rientro. «Si tratta di misure condivise. In caso di rifiuto i problemi resterebbero sul tavolo della politica». Aggiunge il presidente del Consiglio di Stato: «Con un no alle misure di compensazione Ipct si creerebbe una tensione con il personale. Il rifiuto dell’acquisto dello stabile Efg manterrebbe invariate le difficoltà logistiche della giustizia e un no alla riforma fiscale aprirebbe comunque ancora il tema del carico fiscale visto che la maggior parte delle forze politiche non vuole l’aumento di imposta per tutti con il ritorno al 100% del coefficiente cantonale».

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