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L'attacco di Unia: ‘Giustizia a due velocità, è ora di finirla’

Azione alla sede della Procura a Lugano contro le lungaggini dell'inchiesta sulle denunce dei lavoratori della Gcf per il cantiere del tunnel del Ceneri

In sintesi:
  • Gargantini (Unia): «Questa Procura è forte coi deboli e debole coi forti»
  • Per il sindacato i tempi della giustizia ticinese per affrontare le denunce nei confronti dei datori di lavoro sono molto più lenti rispetto a quelli per le pratiche che riguardano lavoratori e sindacati
La protesta
(Unia )
5 marzo 2024
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«È ora di finirla con una magistratura a due velocità, perlomeno per quanto concerne le battaglie sindacali». È questo il Leitmotiv con cui prima in conferenza stampa, subito dopo con un'azione davanti a Palazzo di giustizia di Lugano protestando ancora una volta contro i soprusi subiti dagli operai della ditta Gcf nel cantiere di AlpTransit per la galleria di base del Monte Ceneri, il sindacato Unia vuole tenere alta l'attenzione su un tema «fondamentale». Al punto, spiega il segretario regionale Giangiorgio Gargantini alla stampa, da dedicare una risoluzione apposita al congresso in programma sabato. «Questa Procura è forte coi deboli e debole coi forti – rincara –, e possiamo portare un certo numero di esempi». Dove il più eclatante è, si diceva, quello che riguarda il dossier sulla ditta Gcf: «Non è chiaramente l'unico che abbiamo depositato – ricorda però Gargantini –, di denunce ne abbiamo fatte molte altre in Procura, portando sempre casi di violazione dei diritti dei lavoratori, usura, taglieggiamento dei salari, truffe sugli oneri sociali...». Ebbene, davanti a tutto ciò e davanti «all'inazione del Ministero pubblico» la richiesta di Unia è tonante: «Chiediamo una presa a carico seria di queste segnalazioni e queste denunce, perché il tutto viene affrontato con estrema lentezza, un grande ritardo e non è all'altezza dei problemi comportarsi in questo modo».

‘Forti coi deboli e deboli coi forti’

Ma perché Unia parla di giustizia a due velocità? «Perché se è molto lenta nell'affrontare le denunce nei confronti dei datori di lavoro, è molto veloce quando si colpiscono i lavoratori e i sindacati» risponde fermo Gargantini. Altro esempio: «Un lavoratore appena licenziato in tronco ha dato un calcio a un oggetto nella sua ditta, 90 giorni dopo gli è arrivato un decreto d'accusa per danneggiamenti. In questi casi si fa in fretta...». E ancora: «Il nostro sindacalista Leonardo Schmid si è preso un decreto d'accusa per violazione della sfera privata per aver filmato le sassate che si stava prendendo dal proprietario di un cantiere». Lui stesso, riferisce il segretario di Unia, si è preso «un decreto per tentata e consumata coazione nei confronti del municipio di Paradiso per aver sostenuto i lavoratori in sciopero. Denuncia aprile 2022, decreto d'accusa febbraio 2023. Ditemi voi... Quando si tratta di attaccare i sindacalisti ci mettono pochi mesi, quando tocca alle aziende invece si va verso procedure lunghe anni che non portano a niente».

‘Dal 2018 a oggi nessuna giustizia’

Torna alla questione della Gcf e del cantiere della galleria di base del Monte Ceneri il responsabile Sopraceneri di Unia Igor Cima, che in primis rammenta come questa ditta fosse responsabile della posa dell'armamento ferroviario nel tunnel, e in seguito ribadisce come «difendiamo una decina di lavoratori che, per la prima volta nel 2018, hanno denunciato gravi violazioni e abusi come turni da oltre venti ore, taglieggi dei salari coi caporali in cantiere, l'assenza delle più basilari norme di sicurezza». È servito un servizio televisivo per far aprire un'inchiesta alla Procura, riprende Cima, ma «a quella inchiesta sono seguite perquisizioni preannunciate da un comunicato stampa: cosa si potrà mai trovare se si informa prima?». Insomma, «dal 2018 ad adesso non c'è stata alcuna giustizia per i lavoratori della Gcf che, nel frattempo, è finita nel mirino dell'Antimafia italiana e ha già pagato multe, sanzioni e risarcimenti in Danimarca. Un lupo che non ha mai perso il vizio». E Cima attacca a testa bassa: «È scandaloso che in più di cinque anni non sia ancora stata fatta giustizia per fatti così gravi compiuti da un'azienda che già più volte si è comportata in questa maniera». Di conseguenza, riprendendo quanto detto da Gargantini, «chiediamo che questa inchiesta (coordinata dal pp Andrea Gianini, ndr) veda un'accelerata, e che sia chiamato a testimoniare chi ha subito questi soprusi. La legge sia davvero uguale per tutti».

L'ipotesi di reato che il sindacato sospetta come principale, dice Leonardo Schmid, «è quella di usura, e sottolineiamo che il reato di usura è perseguibile d'ufficio. Davanti a dieci lavoratori che l'hanno denunciato, avrebbero dovuto portare avanti le indagini al momento stesso del sospetto presentato dal sindacato». Per Schmid «va lodato il grandissimo coraggio di chi ha denunciato: in Procura o non capiscono, o fingono di non capire, questi operai sono stati minacciati anche da un capocosca, sono stati intimiditi».

La testimonianza dell'operaio: ‘Salari taglieggiati anche della metà dai caporali’

E mentre i sindacalisti srotolano davanti alla sede del Ministero pubblico uno striscione dove campeggia la richiesta di giustizia per gli operai Gcf sono due di loro, chiaramente in forma anonima e senza farsi riprendere, a spiegarci quanto hanno vissuto. «Il mio salario ufficiale era attorno a 5mila franchi, ma a seconda dei mesi arrivava il caporale a chiedermi indietro, in contanti, tra la metà e un terzo della cifra. Ci sono stati dei mesi dove non potevo nemmeno prelevare al bancomat perché superavo il massimale», racconta ancora visibilmente indignato e furioso l'ex dipendente della Gcf. Assunto con contratti mensili: «Questa era la prassi, perché chi non restituiva al caporale parte del salario veniva cacciato». Per non parlare, poi, «di turni notturni di venti ore, del trovarsi otto chilometri dentro un tunnel e alla fine del turno non avere un treno che ti riporta fuori ma doverti incamminare a piedi, senza attrezzatura...». E una sicurezza: «Non lo rifarei mai, se questa è la Svizzera dove tutto funziona e tutto è in ordine...».

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