Ticino

‘Polizia, risparmiare sulla formazione? Conseguenze pesanti’

Futuri agenti, il capitano della Cantonale Christophe Cerinotti: per poter sostituire i partenti bisogna continuare ad avere ogni anno una Scuola

Cerinotti, classe 1964, responsabile in seno alla Cantonale della Sezione della formazione
(Ti-Press)
5 febbraio 2024
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Il Gran Consiglio si appresta a votare l’indigesto Preventivo 2024, pensando anche alla manovra di tagli bis per il 2025 già annunciata dal governo e che si teme ancor più dolorosa di quella che da oggi è sotto la lente dei deputati. E allora è opportuno parlare chiaro quando la politica dei risparmi rischia di incidere negativamente (anche) sulla sicurezza pubblica. «Interrompere il ritmo annuale della Scuola di polizia avrebbe conseguenze pesantissime per la Cantonale e pure per le Polizie comunali», sottolinea il capitano Christophe Cerinotti. Classe 1964, per vent’anni coordinatore svizzero a Chiasso del Centro di cooperazione di polizia, dove operano fianco a fianco forze dell’ordine elvetiche e italiane, impegnate nell’azione di contrasto alla criminalità transfrontaliera, Cerinotti è capo della Sezione della formazione in seno alla Polizia cantonale. E nella Cantonale ha maturato una vasta esperienza che lo ha visto anche ufficiale responsabile della Scientifica, della Sezione ricerche e controlli e del servizio di intelligence. laRegione lo ha intervistato.

Ha appena parlato di conseguenze pesantissime. Si spieghi meglio capitano.

Non riusciremmo a sostituire collaboratori e collaboratrici che lasciano la polizia tra pensionamenti e dimissioni. Come ha anche ricordato in occasione del recente Rapporto annuale della Polcantonale il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, in Ticino l’odierno numero di agenti è adeguato per poter svolgere i compiti assegnati dalla legge alla stessa Polizia cantonale e alle polizie comunali. Compiti non solo di mantenimento dell’ordine pubblico e di gestione del traffico stradale, legati quindi all’interventistica in generale, ma compiti anche investigativi e di intelligence nella lotta alla piccola e alla grande criminalità in un Cantone di frontiera, sede della terza piazza finanziaria elvetica. Bisogna quindi cercare di confermare questo dispositivo, per la sicurezza di cittadini e imprese. Insomma, dobbiamo fare il possibile per continuare ad avere ogni anno una Scuola di polizia, che da un ventennio forma sotto lo stesso tetto aspiranti gendarmi di Polizia cantonale e futuri agenti di polizia comunale. E questo per evitare di avere, come è già accaduto in passato quando è stato saltato un anno, una scuola con sessanta e passa allievi: un numero troppo elevato, che diventa difficile da gestire.

Intanto nelle scorse settimane è stato pubblicato il concorso per partecipare alla Scuola di polizia 2025, che ha sede nel Centro di formazione a Giubiasco. Il termine per l’inoltro delle candidature scadrà tra pochi giorni il 9 febbraio. Selezione delle candidature e poi la formazione, che inizierà nel marzo del prossimo anno. Lo scorso mese c’è stata una serata informativa: come è andata?

Direi piuttosto bene. L’abbiamo organizzata a Bellinzona nell’auditorium della Scuola cantonale di commercio e c’erano circa centoventi persone. Molte le ragazze. La Scuola di polizia edizione 2025 è aperta a candidati e candidate nati/e tra il 1990 e il 2004 compresi. Con un filmato abbiamo passato in rassegna alcune attività della Polizia Cantonale, delle polizie comunali e della Polizia dei trasporti. Ho notato grande interesse. A queste serate partecipano soprattutto gli indecisi, quelli che ancora non sanno se concorrere come aspirante agente di polizia. Necessitano di ulteriori informazioni e quindi prendono parte agli incontri. Ci sono però non pochi giovani che hanno già le idee in chiaro e così come esce il concorso inoltrano praticamente subito la candidatura. Va comunque detto che in Ticino non abbiamo al momento un problema di reclutamento, che altri Cantoni invece conoscono.

E come lo hanno risolto?

Basilea Città, per esempio, ha deciso di assumere anche cittadini stranieri con permesso C, quindi domiciliati, proprio per ovviare allo scarso numero di candidati di nazionalità svizzera e coprire in tal modo il fabbisogno di agenti di polizia. Ci sono Cantoni che reclutano anche stranieri domiciliati purché quando diventano operativi, terminata la formazione, abbiano già presentato l’istanza di naturalizzazione.

Lei che ne pensa?

Penso che il possesso della nazionalità svizzera debba essere uno dei principali requisiti per candidarsi. Chi è chiamato a tutelare, quotidianamente, le istituzioni di uno Stato e garantire il rispetto della legge per una civile convivenza, deve identificarsi in quello Stato. Esprimendomi sempre a titolo personale, ritengo che il fatto di avere la doppia cittadinanza non ponga invece problemi. In anni recenti abbiamo avuto il caso di una persona con la doppia nazionalità, svizzera e italiana, che ha lavorato come carabiniere in Italia prima di tornare a vivere in Ticino, dove ha frequentato con successo la Scuola cantonale di polizia. Ripeto: considero uno dei requisiti fondamentali il possesso del passaporto rossocrociato al momento della candidatura. Peraltro, e lo dico essendo stato per anni nella commissione del mio Comune che tratta delle naturalizzazioni, la procedura per ottenere la cittadinanza è alquanto impegnativa. I corsi organizzati dal Cantone permettono di acquisire un bagaglio notevole di nozioni di civica e culturali. Per ora, ribadisco, non registriamo problemi di reclutamento. C’è però l’altra faccia della medaglia.

Cioè?

Una volta si entrava nella Polizia cantonale per restarci fino alla pensione. Oggi abbiamo invece giovani che dopo pochi anni decidono di cambiare. C’è allora chi opta per il privato, chi va a lavorare in qualche polizia comunale, chi nella Polizia federale oppure in quella dei trasporti. Nella scelta possono giocare più fattori, oltre a quello salariale. Per esempio il numero di ore di lavoro nella Cantonale è maggiore di quello delle polizie comunali: in altri contesti professionali la persona che ha lasciato il nostro Corpo lo ha fatto anche per conciliare meglio il lavoro con la famiglia. La Polizia cantonale offre in ogni caso molteplici opportunità di impiego. Dopo tot anni in Gendarmeria si può andare, previo concorso e una scuola ad hoc, nella Giudiziaria, di cui fanno parte per esempio la Scientifica, i commissariati, l’Antidroga e altre sezioni specialistiche che si occupano di indagare sui reati contro la persona, contro il patrimonio oppure di contrastare la criminalità informatica. Così come si può andare in altri settori del Corpo in veste di specialisti: nel Gruppo interventi speciali, nella Lacuale, nella Cinofila. Insomma tante professioni, come evidenzia il motto di promozione del concorso per la Scuola di polizia. Ossia: ‘Una missione tante opportunità’. La Polizia cantonale è oggi un centro di competenze.

Dal 2020 la formazione, tra teoria e pratica, è biennale. Con quali risultati?

Sin qui il nuovo modello funziona egregiamente. Al termine della scuola, superati i vari esami, si consegue l’attestato federale di agente di polizia. Ciò che dà accesso a tutti i Corpi della Svizzera, senza dover fare una formazione complementare: il diploma che viene conseguito alla Scuola di polizia del V Circondario, che si svolge al Centro di formazione a Giubiasco e che forma anche aspiranti agenti italofoni della polizia grigionese, della polizia militare e della polizia dei trasporti, viene riconosciuto dal resto della Confederazione. Stesso discorso per le scuole di polizia presenti in altri cantoni. L’avvio della formazione di base è ovviamente preceduto dalla selezione dei candidati attraverso test fisici da effettuare preliminarmente e test attitudinali di vario tipo, compresi quelli psicologici. La parte teorica della scuola si tiene nel Centro e dura alcuni mesi: lezioni di diritto, corsi di lingue e tante ore di psicologia per gestire un domani anche situazioni delicate e complicate, per esempio una lite famigliare, per risolvere la quale si rende necessario l’intervento delle forze dell’ordine. La società è sempre più complessa e di questo dobbiamo tenerne conto anche noi: ecco perché durante la formazione si pone l’accento pure sulla psicologia. Abbiamo poi la parte pratica con stage nei corpi di polizia ai quali gli allievi sono attribuiti: gli aspiranti agenti della Cantonale fanno lo stage in Gendarmeria, gli altri nei rispettivi corpi di appartenenza. Concluso il biennio di formazione, gli aspiranti si ritrovano a Giubiasco per gli esami finali.

A breve, il 1. marzo, prenderà il via la Scuola di polizia edizione 2024. I numeri?

Inizieranno la loro formazione professionale trentotto aspiranti poliziotti, di cui otto donne. Ventuno per la Cantonale, autorizzati dal Consiglio di Stato, oltre a nove per le polizie comunali, uno per la Polizia militare e sette per la polizia del Canton Grigioni. Per la Scuola del 2025 il governo deciderà prossimamente, a dipendenza anche delle disponibilità finanziarie.

 

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