Ticino

Consiglio della magistratura, c'è il regolamento

Era uno dei correttivi chiesti dal parlamento per evitare quanto accaduto nel 2020 in occasione del tribolato rinnovo delle cariche in Procura

Il presidente del Cdm Damiano Stefani
(Ti-Press)
29 gennaio 2024
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Il Consiglio della magistratura si è dotato di un regolamento. Conta «cinquantuno» articoli ed è stato presentato stamane alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ da Damiano Stefani (giudice del Tribunale d’appello) e Claudia Canonica Minesso (pretore di Lugano), rispettivamente presidente e vice dell’organo che vigila sul funzionamento della giustizia in Ticino, con anche poteri disciplinari nei confronti di procuratori e giudici.

Il Cdm ha così concretizzato uno dei correttivi – in questo caso la stesura di un proprio regolamento – voluti dal Gran Consiglio dopo la pasticciata (per usare un eufemismo) procedura seguita nel 2020 dal Consiglio della magistratura allora in carica in occasione del rinnovo in seno al Ministero pubblico dei mandati dei procuratori. Correttivi voluti quindi per migliorare la procedura di designazione dei magistrati, in particolare di coloro che alla scadenza del periodo di nomina decennale si ricandidano alla medesima funzione, con relativo preavviso sulla loro idoneità a ricoprire la carica formulato dal Consiglio della magistratura all’attenzione del parlamento, al quale spetta l’elezione delle toghe.

Il presidente Stefani: garantito il diritto di essere sentito

Il regolamento ora c’è ed è stato illustrato alla ‘Giustizia e diritti’, informa una nota della commissione. «Disciplina non solo la procedura di preavviso delle candidature dei magistrati alla stessa carica, ma tutte le procedure di nostra competenza», spiega interpellato dalla ‘Regione’ Damiano Stefani, alla testa dal gennaio 2023 del rinnovato Cdm. Il regolamento inoltre, tiene a sottolineare Stefani, «garantisce il diritto di essere sentito». Concretamente, «ogni passo va comunicato agli interessati, che devono avere la possibilità di esprimersi in merito». Già, il diritto di essere sentito: un diritto costituzionale non rispettato nel 2020 dal Consiglio della magistratura dell’epoca nell’ambito del rinnovo delle cariche in Procura.

Auspicati incontri regolari con la commissione ‘Giustizia’

Nell’audizione davanti alla ‘Giustizia e diritti’ il presidente del Cdm ha pure auspicato incontri regolari con la commissione parlamentare, sempre ovviamente nel rispetto della separazione dei poteri. «Separazione dei poteri non significa però alzare dei muri – osserva Stefani –. Il nostro parlamento cantonale è comunque autorità di nomina di giudici e procuratori pubblici». Peraltro tocca al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio, ovvero alla politica, assicurare alla magistratura idonee condizioni operative quanto a risorse umane, mezzi e strutture. «Ci sono temi, penso ad esempio alla digitalizzazione della giustizia e quindi al progetto nazionale Justitia 4.0, che è opportuno affrontare insieme», evidenzia il presidente del Consiglio della magistratura.

Sempre più vicina l’estensione delle competenze dei segretari giudiziari

Sempre nella riunione odierna della ‘Giustizia e diritti’, la sottocommissione ‘Ministero pubblico’, indica la sua coordinatrice Cristina Maderni (Plr), ha «discusso e condiviso» la bozza di rapporto del democentrista Pierluigi Pasi favorevole all’attribuzione di competenze decisionali ai segretari giudiziari – collaboratori stretti dei magistrati del Ministero pubblico, ossia i procuratori – nei procedimenti contravvenzionali, concernenti reati per i quali la pena comminata è la multa. Sì dunque alla modifica della Legge sull’organizzazione giudiziaria, con l’inserimento della norma proposta dal Consiglio di Stato nel messaggio del settembre 2019. Una nuova norma secondo la quale il procuratore generale “autorizza nei casi esclusivamente contravvenzionali singoli segretari giudiziari a dirigere il procedimento penale, emanare i decreti di non luogo a procedere, sospendere o abbandonare il procedimento penale, emanare i decreti d’accusa, promuovere l’accusa e rappresentare il Ministero pubblico nelle sedi giudiziarie competenti”. Fra queste la Pretura penale in caso di opposizione a un decreto d’accusa. Il ritocco legislativo non comporterebbe costi per il Cantone e permetterebbe ai magistrati inquirenti, sgravati così dai casi di lieve entità, di dedicarsi senza interruzione alla trattazione degli incarti penalmente più rilevanti.

La bozza di rapporto è stata presentata al plenum commissionale. La firma «è prevista per la riunione di lunedì 19 febbraio», fa sapere la presidente della ‘Giustizia e diritti’, la socialista Daria Lepori. Sul dossier il Gran Consiglio dovrebbe pertanto pronunciarsi nella sessione di marzo. L’approvazione dell’estensione delle competenze dei segretari giudiziari pare scontata.

Pasi: il prossimo passo? Magari la reintroduzione della figura del sost pp

«È un passo nella giusta direzione, anche se non basta di certo a risolvere il problema del sovraccarico di lavoro del Ministero pubblico. Il prossimo passo – sostiene il deputato dell’Udc e relatore Pierluigi Pasi, già procuratore federale – potrebbe essere, secondo me, la reintroduzione della figura del sostituto procuratore». A suggerirne, formalmente, la riattivazione era stato nel 2019 Giorgio Galusero con un’iniziativa parlamentare inoltrata per conto del gruppo liberale radicale in Gran Consiglio.

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