Ticino

‘Dobbiamo manifestare tutti, non solo i dipendenti pubblici’

Il comitato ‘Stop ai tagli’ pronto a una seconda manifestazione, il 20 gennaio a Bellinzona, contro le misure di risparmio decise dal governo

In sintesi:
  • Sirica: ‘Il ritardo del Preventivo 2024 è scandaloso e ha delle conseguenze’
  • Lo scorso novembre erano scese in piazza oltre 5mila persone
Si torna davanti a palazzo delle Orsoline
(Ti-Press)
10 gennaio 2024
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Piazza governo è pronta a riempirsi di nuovo e – nelle intenzioni del comitato ‘Stop ai tagli’ – a gridare con ancora più voce quanto già detto lo scorso 22 novembre, quando a Bellinzona si radunarono oltre 5mila persone contrarie al pacchetto di risparmio presentato dal Consiglio di Stato insieme al Preventivo 2024. «La prima manifestazione era stata organizzata dai sindacati. Ora invece vogliamo mobilitarci tutti, quindi anche partiti e associazioni (una quindicina quelle che compongono il comitato, ndr). È una mobilitazione che non si rivolge solo ai dipendenti dello Stato, ma anche ai cittadini comuni che hanno bisogno dei sussidi di cassa malati per arrivare alla fine del mese o che hanno un parente assistito dagli istituti sociali», afferma Fabrizio Sirica, copresidente del Partito socialista. «L’appello è a lasciare da parte le simpatie politiche e a scendere in piazza per difendere il servizio pubblico, di cui tutti abbiamo bisogno». L’appuntamento è quindi per sabato 20 gennaio alle 14 davanti alla stazione ferroviaria di Bellinzona, da dove partirà il corteo diretto a palazzo delle Orsoline. «Avevamo scelto questa data per farla coincidere con la decisione sul Preventivo, che però è slittata ancora. È qualcosa di scandaloso. Una decisione – aggiunge Sirica – dettata dalla paura di trattare questo dossier durante la campagna elettorale». Con la conseguenza che il Cantone si trova ad agire in regime di gestione provvisoria. «E questo è un problema. Un esempio: gli studenti della Suspi che vogliono fare uno stage non sanno quando potranno iniziare. Non possono infatti avere contratti remunerati al momento e questo avrebbe delle conseguenze anche in caso di infortuni sul lavoro».

‘La coperta è sempre più corta e si vuole ridurla ancora’

Per Giuseppe Sergi (Mps) quella del governo è «una logica esclusivamente finanziaria». Sergi contesta anche la teoria che il debito pubblico cantonale sia eccessivo. «Se fossimo nell’Unione europea saremmo di gran lunga tra i più virtuosi in quanto a finanze pubbliche. Anche in confronto a Paesi ‘forti’ come la Germania. Il nostro è un debito assolutamente ridicolo rispetto alla ricchezza prodotta nel Paese. Lo è pure il disavanzo d’esercizio». Tornando alle misure di risparmio: «La coperta è sempre più corta e invece di allargarla si è pronti a ridurla ulteriormente con una riforma fiscale che regala soldi ai ricchi. Così facendo si lascia la gente al freddo». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Zeno Casella, del Partito comunista. «È un momento di estrema pressione per il potere d’acquisto della popolazione, tra inflazione e aumenti di cassa malati. I tagli ai sussidi sono milioni che pesano, soprattutto sui bilanci della popolazione. Si tratta di soldi importanti che potrebbero imporre sacrifici ai cittadini». C’è poi il trasporto pubblico. «In Svizzera i prezzi sono saliti del 4% e in Ticino del 10. Così non funziona».

Noi (Verdi): ‘C’è una narrazione a due velocità sugli investimenti pubblici’

A colpire il co-cordinatore dei Verdi Marco Noi è «la narrazione che fa una parte della politica a proposito degli investimenti statali. Se sono nel settore pubblico si tratta di spesa, mentre a proposito di quelli nel privato non si dice la stessa cosa». Noi fa poi l’esempio dei Grigioni, «dove è stato messo in consultazione il secondo ‘Green deal’, un investimento importante nelle rinnovabili. Da noi invece si parla solo di austerità». Per quanto riguarda i tagli e la fiscalità: «Siamo contrari a una visione dove pochi producono e gli altri fanno i ‘follower’ di queste persone, con atteggiamenti servizievoli».

‘Ora c’è la necessità di difendere tutti i salari’

A prendere parola durante la conferenza stampa in uno spazio di Inclusione andicap, – come noto quello dell’aiuto ai disabili è uno dei settori più colpiti dalle misure di risparmio – sono stati anche i sindacati. «Un tema centrale è quello degli stipendi» dichiara Giangiorgio Gargantini, segretario di Unia. «All’inizio del quadriennio il tema era il salario minimo e lo scandalo del sindacato farlocco ‘TiSin’. Ora invece si parla della necessità di difendere tutti i salari. È chiaro come la situazione sia peggiorata. Chiedere il riconoscimento del rincaro – aggiunge Gargantini – non vuol dire far arricchire i lavoratori. Ma non renderli più poveri». Xavier Daniel (Ocst) ha invece elencato tutti i ‘colpi’ subiti dai dipendenti pubblici negli anni. Dalla cassa pensione alle rendite vedovili. «È per questo che scendiamo in piazza». Giulia Petralli (Vpod) ha invece sottolineato come «il peggioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici comporta anche un peggioramento del servizio offerto ai cittadini». Sabrina Ehrismann, del Sindacato svizzero dei mass media, porta invece l'attenzione al livello federale: «Anche su questo piano il servizio pubblico è sotto attacco. La mossa del Consigliere federale Albert Rösti sul canone radiotelevisivo è poco comprensibile. Risparmiare 35 franchi fa piacere a tutti, ma comporta 900 posti di lavoro in meno». Renato Minoli, Unione sindacale svizzera, suona il campanello d'allarme: «Quello che stiamo vivendo è un problema non solo di conti, ma anche di democrazia».

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