Ticino

‘Accanimento’ contro ‘occhio di riguardo’

Acsi (consumatori) e Disti (grandi distributori) divise sull’ipotesi di abbassare il limite di spesa entro cui chi fa acquisti oltreconfine non paga l’Iva

14 novembre 2023
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«È un’ipotesi che arriva in un momento particolarmente difficile per i consumatori, una categoria già pesantemente afflitta da problemi e complicazioni di ogni tipo. Se potevamo essere tendenzialmente più favorevoli negli anni passati, oggi ci sembra un po’ un accanimento sulle libertà dei consumatori che sono invece chiamati in Svizzera a far fronte a obblighi di pagamento sempre più alti per casse malati, energia, affitto». Non entusiasma Antonella Crüzer, segretaria generale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi), l’intenzione del Consiglio federale – anticipata lunedì dai giornali del gruppo Tamedia – di ridurre da 300 a 150 franchi il limite di esenzione dall’Imposta sul valore aggiunto (Iva, che da gennaio passerà dal 7,7% all’8,1%) per le merci acquistate oltreconfine con lo scopo di limitare la spesa all’estero. «L’Acsi punta da sempre sul consumo responsabile, quindi su riflessioni che superino la semplice logica del prezzo. Chiediamo ai consumatori di farsi delle domande su come è stato prodotto un certo alimento o una certa merce, di pensare anche alle ripercussioni sociali e ambientali del consumo – premette Crüzer –. Ma questa proposta di modifica è problematica per la fase contingente in cui ci troviamo. E anche perché potrebbe comportare in aggiunta una complicazione a livello burocratico che non ci rallegra».

Riguardo ai timori di un notevole aumento del lavoro amministrativo per le dogane manifestato in passato proprio dal governo, il parlamento federale – che si era già espresso favorevolmente per un intervento sulla franchigia – aveva rilevato che esistono strumenti, come l’applicazione per smartphone QuickZoll, che facilitano il pagamento dell’Iva. Secondo Crüzer il problema si ribalta però sui consumatori: «Le applicazioni non sempre semplificano la vita e a impiegarle è un certo tipo di persone, non tutte – argomenta –. Inoltre pagare l’Iva svizzera può essere facile, ma non altrettanto scaricare quella italiana (operazione possibile per acquisti oltre i 155 euro, ndr), procedura a cui molte più persone potrebbero ricorrere in conseguenza dell’abbassamento della franchigia».

‘Imperativo ridurre i margini sui prezzi’

Riferendosi più in generale all’ambito in questione, Crüzer rilancia una critica e una richiesta che da anni l’Acsi rivolge alla grande distribuzione: «È imperativo ridurre i margini sui prezzi dei prodotti di importazione, che sono molto più alti rispetto al resto dell’Europa». Ma non solo. «Chiediamo anche alla piazza economica elvetica di rendere più attrattiva l’offerta attuale sul territorio per i consumatori – aggiunge Crüzer –. Sappiamo che il sovrapprezzo è molto elevato anche per i prodotti svizzeri e questo senza che ci sia un reale tornaconto per i produttori».

Quanto ai consigli per spendere meno, «uno è sicuramente quello di chiedersi innanzitutto qual è il risparmio reale quando si decide di recarsi a fare la spesa in un posto piuttosto che in un altro, tenendo conto anche dei costi per lo spostamento e del tempo, oltreché dell’impatto – dice la segretaria Acsi –. Un altro consiglio è di evitare di fare grosse spese con il rischio di creare sprechi alimentari e di conseguenza economici. Come associazione invitiamo sempre a riflettere sul nostro “voto col portafoglio”, perché ogni volta che procediamo a un acquisto decidiamo che tipo di sistema sostenere. Ma ribadisco, questa responsabilità sarebbe bene che la facesse propria anche la piazza economica svizzera che negli ultimi anni ha guadagnato parecchio sulle spalle dei consumatori senza produrre progressi rilevanti negli ambiti di sostenibilità sociale e ambientale».

‘Ma qui un collaboratore è pagato di più’

Rimanda le critiche al mittente Enzo Lucibello, presidente dell’Associazione dei grandi distributori ticinesi (Disti): «Prima di parlare di margini bisogna comparare pere con pere e mele con mele. Il costo di un collaboratore in Svizzera è notevolmente superiore rispetto a quello di un lavoratore che svolge la stessa funzione in Europa. Gli affitti qui sono molto più elevati, fare degli investimenti costa di più, così come in generale gestire un’azienda». Se si considerano prodotto uguali, ad esempio gli ortaggi, esemplifica Lucibello, «bisogna tenere in considerazione che per difendere la nostra politica agricola e non avere troppo differenziale di prezzo tra prodotti locali e provenienti dall’estero vengono applicati dei dazi. Questo per proteggere l’agricoltore che produce qua e fare in modo che non venga messo in concorrenza sleale con uno che magari produce in una piana dell’Europa del Sud. Quindi ci sono tanti elementi da considerare. Quello che aborro è la facilità con cui si critica senza avere presente tutti questi aspetti».

Tornando nel merito della proposta del Consiglio federale, il presidente Disti dichiara di accoglierla di buon grado: «Sicuramente in questo periodo aiuta, anche se – concede Lucibello – negli ultimi mesi l’inflazione in Europa e in particolare in Italia è continuata a salire mentre da noi si è stabilizzata, così il differenziale dei prezzi si è maggiormente allineato. Si tratta però di una questione di parità di trattamento. Mentre ora il limite in Svizzera per l’esenzione dall’Iva di chi va a fare la spesa in Italia è fissato a 300 franchi, lo stesso non vale per gli italiani che fanno acquisti in Svizzera per cui il limite è molto più basso, a mente sui 50 euro».

«Naturalmente – tiene però a precisare il presidente Disti – non demonizziamo i consumatori e i clienti che vanno oltreconfine a fare la spesa perché abbiamo rispetto per il portafoglio delle persone. Ognuno agisce in base alle proprie possibilità. Ciò che chiediamo è però di avere un occhio di riguardo per il Ticino perché si parla anche della difesa di posti di lavoro».

Dal canto suo il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta, da noi contattato, prima di esprimersi preferisce attendere una proposta ufficiale del Consiglio federale.

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