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‘Rustici fuori zona, bisogna opporsi alla rigidità federale’

Lo chiede al Consiglio di Stato il presidente dell’associazione comuni ticinesi Felice Dafond. ‘Beffato chi vuole affittare per breve tempo’.

‘Berna lascia poco spazio e Bellinzona non si oppone’
(Ti-Press)
6 ottobre 2023
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Il Consiglio di Stato tiri fuori le unghie sul tema dei rustici e si opponga alla rigidità delle norme federali. È quanto chiede Felice Dafond, presidente dell’Associazione comuni ticinesi, a proposito della comunicazione inviata ai Comuni. Il contenuto della missiva, anticipato dalla ‘Regione’ lo scorso 15 settembre e che si adatta a quanto deciso da Berna, è il seguente: i proprietari degli edifici fuori zona che intendono affittare l’immobile per brevi periodi (sotto i 90 giorni annui) a scopo turistico tramite piattaforme online devono ricordarsi che “va sempre inoltrata una domanda di costruzione atta a verificare la possibilità per un cambiamento di destinazione”. Per il Cantone eventuali autorizzazioni, che restano comunque delle eccezioni, “devono essere valutate in base alle severe disposizioni federali concernenti la costruzione al di fuori delle zone edificabili”.

Una situazione legata ai rustici fuori zona edificabile e alla loro regolamentazione che, secondo Dafond, può essere riassunta con una metafora calcistica: «Sembra uno sterile gioco di melina tra difesa e centrocampo. Un tiki-taka alla Barcellona di qualche anno fa, ma a noi manca un Leo Messi. E chi ci va di mezzo sono i nostri cittadini, i proprietari».

Presidente Dafond, qual è il problema che vede nel rispettare in maniera rigorosa le norme federali in materia?

La domanda che devono inoltrare i proprietari che vogliono affittare l’immobile a scopo turistico, anche per meno di novanta giorni, è un ostacolo. Comporta non solo costi amministrativi per i proprietari, ma anche nuova burocrazia per Comuni e Cantone che dovranno verificare la conformità dei rustici dal profilo edilizio e turistico. Con il rischio finale di sanzioni economiche ai proprietari. Insomma, oltre al danno, la beffa! Anche perché, come ricordano i deputati Aron Piezzi e Luca Renzetti in una recente interrogazione, la nuova normativa cantonale sulla registrazione sistematica delle residenze secondarie, era stata approvata con la condizione che non si trasformasse in un ostacolo all’offerta di alloggi turistici. Ed è chiaro a tutti che i rustici rappresentano un elemento importante, accanto alle strutture alberghiere e ai campeggi, in ambito turistico. Come è chiaro che il turismo è uno dei pilastri della nostra economia.

C’è poi la questione delle autorizzazioni concesse solo in casi “eccezionali”...

La comunicazione del Cantone è stata chiara: le autorizzazioni potranno essere concesse solo in casi eccezionali. Altrimenti detto, come Ticino abbiamo un patrimonio architettonico e paesaggistico invidiabile, ma non possiamo sfruttarlo appieno dal profilo economico e turistico. Il che, va da sé, penalizza soprattutto le regioni periferiche e le valli, già pesantemente svantaggiate da innumerevoli fattori.

Il Consiglio di Stato ha però detto di condividere le preoccupazioni sollevate da più parti. Cosa vi preoccupa?

La pratica. Capisco che il Cantone si trovi a dover fare il boia e l’impiccato in una materia giuridicamente e burocraticamente molto complessa, nella quale si intrecciano competenze locali e federali, e con due dipartimenti coinvolti, ma è legittimo attendersi dal governo una posizione ferma a difesa di una realtà che funzionari e politici bernesi faticano evidentemente a comprendere, salvo poi essere spesso i primi ad apprezzare l’unicità del patrimonio storico e architettonico delle nostre valli. È legittimo attendersi che a questo punto il Consiglio di Stato “tiri fuori le unghie”.

In che modo?

La pianificazione territoriale, fortemente restrittiva e confezionata sulle grandi realtà svizzere, pone dei problemi circa l’accettazione di attività di locazione turistica di minimo impatto come sono i rustici fuori zona edificabile. Berna lascia poco spazio a interpretazioni delle norme federali in materia, ma Bellinzona non si oppone. Almeno così pare. E, ancora una volta, a subirne le conseguenze sono i ticinesi che hanno saputo salvaguardare negli anni i loro rustici e che meritano sicuramente più attenzione e rispetto.

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