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Le botte subite e il calvario per poter rientrare in casa

Sofia dopo la violenza subita ha faticato per poter tornare nel suo appartamento e recuperare i suoi oggetti. Motivo? Il contratto è intestato al marito

(Depositphotos)
16 giugno 2023
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Un litigio con il marito tra le mura domestiche, le botte ricevute e la difficoltà – nonostante una visita dal medico che certifica le percosse e la denuncia in polizia – di rientrare in casa propria per recuperare i propri oggetti personali. È la storia di Sofia (nome di fantasia, quello vero è noto alla redazione) ma, come ha voluto sottolineare lei stessa alla ‘Regione’, potrebbe essere quella di molte altre donne ticinesi. A deludere Sofia è stato soprattutto il comportamento delle forze dell’ordine. «Una volta sporta la denuncia non mi sono sentita tutelata dalle autorità. Ho chiesto più volte, dopo essermi trasferita a vivere da mia madre, di poter tornare a casa mia per recuperare i miei oggetti personali. E di farlo in sicurezza, accompagnata dagli agenti e senza la presenza del mio ex compagno». Una richiesta quest’ultima che, come racconta Sofia, è stata negata. «Mi è stato detto da un agente che accedere all’appartamento senza la presenza del mio ex compagno sarebbe stato impossibile, essendo il contratto d’affitto intestato esclusivamente a suo nome. Eppure in quella casa ci ho vissuto anche io, lì ci sono i miei oggetti personali». Da noi contattata la Polizia cantonale ha rinviato a oggi la sua presa di posizione.

La denuncia fatta dopo la visita medica

Sofia ha anche voluto raccontare il percorso che l’ha portata a denunciare l’ex marito per i suoi comportamenti. Un passo non sempre facile. «Quella sera abbiamo litigato. Le discussioni sono degenerate e mi ha rifilato alcuni colpi. Ho subito chiamato la polizia, che mi ha consigliato di lasciare immediatamente l’appartamento. Una volta arrivati gli agenti non me la sono però sentita di fare la denuncia. Ero molto scossa». A far cambiare idea a Sofia è stato il suo medico di fiducia, al quale si è rivolta nei giorni successivi a causa dei forti dolori al petto e dei diversi lividi sul corpo. «Mi ha fatto cambiare idea, ricordandomi l’importanza di denunciare questi comportamenti». La polizia è stata quindi chiamata nello studio medico, dove ha raccolto la denuncia.

‘Tornare da sola sarebbe stato impossibile’

Le difficoltà – e la sensazioni di non essere tutelata dalle autorità – sono iniziate in seguito. «Mi sono trasferita a casa di mia madre ma avevo la necessità di recuperare diversi oggetti personali che sono a casa», racconta Sofia. Un’operazione che non si è sentita di poter fare in tranquillità da sola, anche per via degli atteggiamenti ostili del compagno che non ha mostrato disponibilità per una separazione “pacifica”. «Ho chiesto alla polizia di essere accompagnata. Abbiamo fissato una data e un punto di incontro». Una volta sul posto Sofia ha contattato gli agenti per essere raggiunta. «Mi è stato detto che in quel momento tutte le pattuglie erano impegnate e che avrei dovuto aspettare che una si liberasse. Capisco la necessità di far fronte alle urgenze, però per me era davvero una situazione di forte stress». Dopo una lunga attesa la richiesta è stata quindi dirottata alla Polizia comunale della zona. «Sono stati loro a dirmi che senza la presenza del mio ex non saremmo potuti entrare in casa, per una questione di tutela delle sue proprietà. Ho rinunciato, l’idea di trovarmi in quella situazione mi mette davvero a disagio».

‘Speravo di non trovare tutte queste difficoltà’

Da qui la decisione di rivolgersi a un avvocato, che si occupa ora di dare consigli su quali passi intraprendere e curare gli aspetti legali della vicenda. Recentemente, dopo una nuova richiesta alla polizia, Sofia è riuscita ad accedere all’abitazione. Non lo ha fatto però nella modalità che più l’avrebbe fatta sentire tranquilla, ovvero solo in compagnia degli agenti. L’ex compagno era infatti presente. «Sono però finalmente riuscita a recuperare gran parte delle mie cose, anche se non tutte. Per me era questo l’aspetto più importante. Resto però delusa – ci tiene a precisare –, speravo che questa storia si sarebbe potuta risolvere più velocemente e senza tutte queste difficoltà, che mi hanno dato l’impressione di chiedere un favore, più che esercitare un diritto».

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