Ticino

‘Sul certificato antimafia aspettiamo il Consiglio federale’

È quanto scrive il Consiglio di Stato ticinese nel messaggio sulla mozione che ne chiedeva la sua introduzione per le commesse pubbliche

Da Palazzo delle Orsoline si guarda verso Berna
(Ti-Press)
5 giugno 2023
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Bisogna attendere l’analisi e la determinazione del Consiglio federale sul tema, che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi. È quanto afferma il Consiglio di Stato ticinese a proposito della mozione presentata da Maddalena Ermotti-Lepori (Centro), che chiedeva – attraverso una modifica del regolamento di applicazione della Legge sulle commesse pubbliche e del concordato intercantonale sugli appalti pubblici – di inserire la richieste del certificato antimafia (per i Paesi in cui esiste) alle aziende con sede principale all’estero che partecipano a concorsi pubblici e a quelle che beneficiano di subappalto. “Verosimilmente – scrive il governo – sarà analizzata l’eventualità di istituire un sistema di certificazione antimafia a livello svizzero oppure altre soluzioni adattabili anche a livello cantonale, nonché la possibile collaborazione con le istituzioni estere”. Nel suo messaggio il Consiglio di Stato ricorda anche come in Italia la documentazione antimafia non possa essere acquisita da soggetti privati, quindi i partecipanti a una procedura di appalto pubblico. “Il requisito di un certificato antimafia precluderebbe di fatto l’accesso a offerenti italiani per le commesse internazionali e sarebbe quindi in contrasto con i trattati internazionali conclusi dalla Svizzera, che stabiliscono il divieto di pratiche discriminatorie”. E per quanto riguarda le commesse interne “le possibilità di aggiudicazione a offerenti esteri sono in ogni caso limitate dal requisito del domicilio o sede in Svizzera”.

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