Ticino

Dal palco del 1° Maggio soprattutto voci femminili

Il presidente dell'Uss: ‘Sulle donne le ingiustizie pesano ancora di più’. Koral: ‘Come lavoratrici abbiamo ancora molto da lottare’

Renato Minoli e Chiara Landi sul palco
(Ti-Press)
1 maggio 2023
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I presenti? Secondo i calcoli di Giangiorgio Gargantini del sindacato Unia, siamo intorno ai «1’500». Una cosa è certa: sebbene non favorevoli, le condizioni meteo non hanno disincentivato la partecipazione al Primo Maggio di quest’anno organizzato a Bellinzona dalla sezione Ticino e Moesa dell’Unione sindacale svizzera. Un Primo Maggio che «torna a essere animato», osserva soddisfatto dal palco il presidente Renato Minoli. In piazza Governo sono da poco passate le 15.30. Il corteo è appena arrivato. Più che da festeggiare, ci sono «delle conquiste sociali e dei principi costituzionali, come quello sulla parità, da difendere», ricorda Minoli. In piazza per difendere e per dire no «alla precarizzazione nel mondo del lavoro, ai salari da fame e alla perdita del potere d’acquisto».

‘Decreto Morisoli, il pareggio contabile sulle spalle dei meno abbienti’

Il Primo Maggio è però anche l’occasione per l’Unione sindacale per ribadire la propria contrarietà al decreto Morisoli, che, impugnato tramite referendum, riuscito, ma avallato nella votazione popolare di quasi un anno fa, impone il pareggio di bilancio dei conti cantonali entro la fine del 2025 agendo sulla spesa pubblica e senza aumenti di imposta. «Un pareggio che viene e verrà ottenuto sulle spalle dei meno abbienti – arringa il presidente dell’Uss Ticino e Moesa –. Una volta si discuteva di simmetria dei sacrifici, oggi invece – continua Minoli – Udc e liberali chiedono unicamente di tagliare la spesa per avere così più margini per sgravi fiscali ai milionari».

E le prime sforbiciate sarebbero già cominciate. «Nel servizio medico psicologico del Cantone, che si occupa di giovani che si trovano in situazioni di disagio, si taglia del 20 per cento la sostituzione del personale partente», lamenta Flavia Koral della Vpod. Perentoria, aggiunge: «Il decreto Morisoli taglia sul personale, sulle condizioni di lavoro e sulla progettualità del Cantone nel settore della formazione, della sanità e della socialità».

‘Pensione in Svizzera è oggi sinonimo di povertà’

L’Unione sindacale rivendica “parità”, “salari migliori” e “pensioni migliori”. Rileva ancora Koral: «Come donne e come lavoratrici abbiamo ancora molto da lottare per raggiungere la parità, da questo punto di vista il nuovo sciopero femminista del prossimo 14 giugno è fondamentale». Sulla stessa lunghezza d’onda Lisa Boscolo, neoeletta deputata del Ps al Gran Consiglio. E a proposito di previdenza, Boscolo non ha dubbi: «La pensione in Svizzera è oggi sinonimo di povertà. Non solo, adesso il parlamento federale vuole imporci una riforma delle pensioni ingiusta e sessista».

Dal palco si accenna anche a uno degli oggetti su cui cittadini e cittadine dovranno pronunciarsi il 18 giugno: la modifica della legge negozi. Con l’Uss contraria. Contraria alla prospettata ulteriore “liberalizzazione” delle aperture. Perché peggiorerebbe le condizioni di lavoro del personale di vendita. E allora, afferma Chiara Landi di Unia, «uniamoci per esprimere solidarietà al personale e per tutelarlo». In piazza Governo si parla pure di licenziamenti abusivi, con la testimonianza dell’ex postina luganese la cui vicenda è stata al centro di una conferenza stampa indetta di recente da Syndicom. Indica a sua volta Veronica Galster del Sev: «Come sindacato del personale dei trasporti intendiamo batterci per condizioni quadro più favorevoli per chi lavora a turni, a beneficio sia delle donne che degli uomini».

Al Primo Maggio a Bellinzona le voci ufficiali sono dunque soprattutto femminili. «Perché sulle donne – evidenzia il presidente della sezione Ticino e Moesa dell’Unione sindacale svizzera – le ingiustizie pesano ancora di più».

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