Ticino

L'avvocato e professore: ‘Decisione sbagliata del Dipartimento’

Così Filippo Gianoni sull’alunnato giudiziario ‘solo’ per cittadini svizzeri laureati in un ateneo elvetico. L’Ordine: interpelleremo la Divisione.

L’Oati prende posizione
(Ti-Press)
26 aprile 2023
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L’Ordine ticinese degli avvocati “ha preso atto di questa apparente modifica della prassi di assunzione degli alunni giudiziari da parte della Divisione della giustizia e, eseguiti gli opportuni accertamenti, interpellerà la Divisione per assicurarsi che non sia in atto un progressivo e sistematico peggioramento delle condizioni quadro per l’accesso alla formazione dei giuristi praticanti”. Non intende certo stare con le mani in mano l’Oati: approfondirà la questione, assicura nero su bianco il Consiglio dell’Ordine. Sullo sfondo c’è la lettera/mail inviata dalla Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni) lo scorso dicembre alle presidenze delle magistrature permanenti in cui fissa nero su bianco i criteri per il reclutamento degli aspiranti avvocati intenzionati a fare uno stage anche presso un’autorità giudiziaria – l’alunnato giudiziario appunto – in vista degli esami per il brevetto. Come anticipato ieri dalla ‘Regione’, sono esclusi dall’alunnato i cittadini stranieri, compresi quelli domiciliati, anche se hanno studiato e conseguito il titolo universitario in Svizzera: stando alle disposizioni della Divisione all’indirizzo delle magistrature, la “precedenza” nelle assunzioni va data agli aspiranti avvocati con passaporto rossocrociato che si sono laureati in un ateneo elvetico.

L’Associazione giuristi praticanti: non resteremo passivi

Limitazioni contro le quali protesta l’Associazione giuristi praticanti. “L’Agp non rimarrà silente o passiva, bensì continuerà a difendere gli interessi dei propri soci, ed esigerà il rispetto e l’applicazione delle leggi”, assicurano in una nota gli avvocati Michelle Aleo e Filip Cerimanovic, rispettivamente presidente e vice dell’associazione. La quale “non accetterà che i diritti dei propri soci e alunni vengano lesi da direttive che non rispettano le normative in vigore. A tal proposito evidenziamo che la posizione dell’Agp è condivisa anche da diversi magistrati”.

L’Oati: la formazione è per noi un tema fondamentale

Per l’Ordine degli avvocati, la formazione dei futuri legali “è da sempre un tema fondamentale; non a caso il nostro Statuto lo annovera tra i compiti dell’Ordine, da assolvere di concerto con lo Stato”. Nel rispetto di tale impegno, l’Oati “veglia affinché lo svolgimento della pratica legale, di cui almeno un anno presso un avvocato esercitante attivamente la professione, possa avvenire secondo termini e modalità che abbiano a preparare il candidato avvocato al superamento dell’esame, la cui Commissione esaminatrice è, fra l’altro, composta pariteticamente da magistrati in carica e avvocati iscritti all’Ordine".

E precisa: “Le condizioni e le modalità che regolano l’accesso all’alunnato giudiziario (che costituisce una parte facoltativa della pratica, di durata massima di un anno) esulano dalle competenze dell’Oati, ritenuto come questo periodo di pratica non ha carattere obbligatorio ai fini dell’accesso all’esame di capacità per ottenere il brevetto di avvocato”. Fatta la puntualizzazione, l’Ordine degli avvocati aggiunge che “svolgerà comunque gli approfondimenti necessari per sondare l’eventuale incidenza dell’asserita modifica delle condizioni d’accesso alla pratica legale sulla qualità della formazione dei giuristi praticanti”.

‘Una discriminazione tra studenti ticinesi’

Quella della Divisione giustizia «è una decisione sbagliata, che crea una discriminazione addirittura all’interno della formazione dei futuri avvocati e giuristi di nazionalità svizzera». Per l’avvocato e già granconsigliere Filippo Gianoni, da un decennio professore a contratto di diritto amministrativo svizzero all’Università degli studi dell’Insubria, la decisione del Dipartimento istituzioni di dare la precedenza a chi possiede la nazionalità e la laurea in diritto svizzere andrà a penalizzare i ticinesi che si sono formati in Italia. «Spesso studiare a Como o Varese non è una scelta di comodo. Per una famiglia avere un figlio che studia in Italia e continua a vivere a casa, o sostenere i costi di un percorso formativo in Svizzera interna con quindi tutta una serie di spese extra, non è la stessa cosa. Molti studenti ticinesi sfruttano poi la possibilità offerta dall’Università dell’Insubria di conciliare gli studi a un’attività lavorativa». E l’alunnato giudiziario, per quanto non sia obbligatorio (lo è invece la pratica in uno studio legale), è fortemente consigliato. «Un’esperienza non obbligatoria ma - conferma Gianoni – molto spesso consigliata. Il diritto di procedura lo si capisce e lo si vive quando lo si pratica. È quindi importante vedere concretamente come funzionano le cose in una Pretura o all’interno del Tribunale d’appello». Con la misura dipartimentale, rileva Gianoni, probabilmente tanti studenti ticinesi saranno disincentivati ad andare a studiare in Italia. «Si andrà forse a perdere quello che è lo scopo per esempio dell’Università dell’Insubria: creare dei ponti fra il diritto svizzero e quello italiano e trattare quindi anche temi comuni che portano un arricchimento a entrambe le parti». Un esempio? «L’importante pubblicazione sul tema del Covid, che ha messo a confronto i rapporti tra Stati e regioni durante la pandemia. Spero che la decisione del Dipartimento istituzioni – conclude Gianoni – non porti a una perdita degli scambi che ci sono in questo momento. Sarebbe davvero un peccato».

Padlina: sono sorpreso e preoccupato

Afferma a sua volta Gianluca Padlina, già presidente dell’Ordine degli avvocati e neoeletto deputato del Centro al Gran Consiglio: «Quanto ho appreso dai media mi ha sorpreso e preoccupato, ritenuto che le decisioni che sembrano essere state prese dalla Divisione della giustizia circa i criteri di accesso all’alunnato giudiziario mi paiono non sorrette da valide argomentazioni e mi paiono oltretutto gravemente lesive della parità di trattamento. Ad essere particolarmente urtante, sempre da quello che ho appreso dai media, è che vengano esclusi dall’alunnato giudiziario i cittadini stranieri che si sono formati e laureati in Svizzera. Se si fosse trattato di stabilire una precedenza nell’assegnazione dei posti di alunnato ai residenti il disciplinamento avrebbe potuto essere ancora ammissibile, andare però oltre mi pare oggettivamente problematico».

Petralli Zeni: ecco come agiamo

E che la nazionalità svizzera non costituisca un requisito per poter svolgere lo stage in un’autorità giudiziaria o amministrativa lo ricorda anche la Commissione per l’avvocatura. Che è l’autorità cui spetta, fra l’altro, come si rammenta nel sito online del Cantone, l’ammissione all’alunnato appunto giudiziario o amministrativo, alla pratica legale e l’iscrizione nell’elenco degli alunni e dei praticanti. «Noi verifichiamo, al momento dell’iscrizione del praticante o dell’alunno nell’apposito registro, se egli adempie a tutti i requisiti richiesti dalle leggi federale e cantonale sull’avvocatura, in particolare se possiede un valido titolo di studio, se è in possesso dei diritti civili, se non ha subìto condanne penali per fatti incompatibili con la professione, se non è gravato da attestati di carenza di beni. Altro importante requisito imposto dalla legge è che venga prodotta una conferma di assunzione da parte del magistrato, per l’alunnato giudiziario, e dell’avvocato di riferimento, per la pratica legale, che tra l’altro necessita di una copertura assicurativa – spiega, da noi contattata, l’avvocata Claudia Petralli Zeni, cancelliera del Tribunale d’appello e segretaria della Commissione per l’avvocatura presieduta dal giudice Raffaele Guffi –. Con riferimento al titolo di studio e meglio alle lauree in diritto, quelle ottenute al termine di un ciclo di studi completo di cinque anni presso la maggior parte delle università italiane sono riconosciute da un apposito Accordo». Continua la cancelliera: «Per quanto attiene agli alunni giudiziari, della formalizzazione del contratto di assunzione presso l’autorità giudiziaria/amministrativa si occupa esclusivamente la Divisione della giustizia, cui compete la retribuzione dell’alunno». Quanto ai contingenti stabiliti dalla Divisione, cioè il numero di posti riservati agli alunni presso le varie autorità giudiziarie? «Per quel che concerne il Tribunale d’appello negli ultimi anni non sono mutati», dice l’avvocata Petralli Zeni. Tuttavia, aggiungiamo noi, per il 2024 l’entità dei contingenti dipenderà (anche) dalla manovra di risanamento dei conti cantonali.

L’atto parlamentare

Si registra intanto un primo atto parlamentare. Lo ha depositato il Partito comunista. In un’interrogazione i deputati Massimiliano Ay e Lea Ferrari pongono al Consiglio di Stato una serie di quesiti. Fra questi: “Si è sicuri che il divieto di assumere alunni stranieri (anche coloro che sono al beneficio del permesso C) sia conforme al quadro giuridico vigente e non costituisca una discriminazione?”. E ancora: “Non si ritiene necessario aumentare le risorse destinate all’assunzione degli alunni giudiziari, in modo da favorire la formazione dei giovani giuristi e l’operatività delle autorità giudiziarie notoriamente sempre più sollecitate?”.

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