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Addio alla Libreria Quarta. Ma c’è chi ancora cerca quegli odori

Lo storico spazio di Giubiasco chiude i battenti: edificio da ristrutturare e nessuno che ne rilevi l'attività. C'è crisi nel settore, ma anche resistenza

Disporre di uno shop online è vantaggioso, ma non tutti possono permetterselo
(Ti-Press)
18 aprile 2023
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Fra pochi giorni Giubiasco perderà un angolo prezioso della propria geografia culturale e umana. Da fine aprile, infatti, il civico numero 3 di Via Bellinzona non ospiterà più la storica Libreria Quarta che dopo quasi mezzo secolo d’esistenza chiuderà i battenti. «L’edificio in cui ha sede verrà ristrutturato e nessuno si è azzardato a rilevare l’attività per timore di essere buttato fuori poco dopo» ci dice Silvia Quarta che tra quegli scaffali – stratificati di storie, epoche, ricordi – ha lavorato per 45 anni accanto al cognato Sergio, il titolare di cui la libreria è rimasta orfana due mesi fa. «Ho 80 anni, quindi a questo punto mi ritiro a meritata quiescenza» afferma con un sorriso un po’ rassegnato che trasmette il grande dispiacere per la scomparsa di un punto di riferimento per generazioni di lettori, come per lei: «Avrei desiderato continuare a lavorare tra queste mura finché le mie condizioni l’avessero permesso. Ho trascorso qui gran parte della mia vita. Questo posto mi mancherà molto, in particolare il contatto sociale che lo anima».

Numero di attività piuttosto stabile

«Ci sono ancora molte persone che vanno nelle librerie perché apprezzano di essere riconosciute, anche per nome, di non sentirsi un numero. O perché amano l’odore dei libri, o vogliono farsi tentare da quello che c’è in esposizione» considera Prisca Wirz Costantini – co-presidente con Fabio Casagrande dell’Alesi (Associazione librai ed editori della Svizzera italiana) e membro del relativo ‘Comitato librai’ – che abbiamo contattato per tracciare una piccola panoramica sull’universo delle librerie in Ticino. Senza nascondere che il settore si trova in grande difficoltà, ci illustra però una situazione priva dei tratti del catastrofismo: «Negli ultimi anni il numero delle librerie nel nostro cantone ha conosciuto una certa stabilità. Qualcuna ha chiuso, ma altre sono state aperte, come ad esempio la Libreria BelloMondo inaugurata lo scorso ottobre proprio a Giubiasco». Attualmente le librerie aderenti all’Associazione di categoria sono una dozzina, rende noto Wirz Costantini, ovvero la maggior parte di quelle presenti sul territorio. Va precisato che non tutti gli spazi che vendono libri sono da considerare librerie: esistono ad esempio le carto-librerie che hanno un settore dedicato alla cartoleria e un piccolo spazio per i libri, ma che sono sprovviste della figura specializzata del libraio.

Le principali difficoltà che sta attraversando il settore, come noto, sono da ricondurre alla concorrenza delle grandi piattaforme digitali, il cui connubio con la pandemia ha rappresentato per molte piccole realtà una battuta d’arresto. «Nella libreria in cui lavoro, Il Segnalibro di Lugano, quando è arrivato il Covid disponevamo già di uno shop online, quindi abbiamo potuto mantenere un contatto con i nostri clienti, inviando loro i libri ordinati da casa e scelti dal nostro stock – racconta Wirz Costantini –. Purtroppo però la maggior parte delle altre librerie in quel periodo ha subito gravi perdite perché non aveva un simile strumento. Anzi, diverse non lo hanno nemmeno oggi dato che lo shop online comporta un investimento non di poco conto».

Proprio per sostenere il settore librario colpito dalla crisi pandemica, nel 2021 era stata lanciata una campagna di crowdfunding promossa dal progetto nazionale Liber. Chiunque lo desiderava poteva dare il proprio contributo offrendo 60 franchi e ricevendo in cambio un buono di 100 franchi da spendere in una delle 400 librerie che aderivano al progetto sparse in tutta la Svizzera, Ticino incluso. Un modo, questo, per aiutare l’intera filiera del libro e promuovere la lettura. «È sicuramente stato un ottimo sostegno ma si tratta di un’iniziativa collettiva senza precedenti e difficilmente ripetibile in quanto ha coinvolto tutto il Paese e tutti gli attori che girano introno ai libri: autori, editori, librai», valuta Wirz Costantini, che spiega che a livello di promozione ogni regione e associazione cerca di fare delle campagne su misura in base alle proprie possibilità: «Nelle principali città della Svizzera interna ci sono delle grandi manifestazioni, ma in Ticino abbiamo numeri molto più piccoli e una conformazione particolare. Le librerie sono sparpagliate su tutto il territorio ed è difficile unirsi, quindi ognuna cerca di organizzarsi nella propria zona». Ma anche la messa in rete produce i suoi benefici: «Ad esempio come Alesi, grazie ai soldi guadagnati con Liber, a ridosso dello scorso Natale abbiamo creato un volantino, distribuito assieme ai quotidiani, in cui presentavamo le principali novità degli autori ticinesi».

In Ticino pochi posti di apprendistato

In generale, comunque, «la gente legge e compra libri – afferma la co-presidente di Alesi –. Poi a dipendenza delle abitudini ci sono coloro che sanno esattamente cosa vogliono e vanno mirati a cercarlo online o ci chiamano al telefono, altri invece che non potrebbero fare a meno delle librerie e dei consigli degli esperti». A questo proposito «ogni libreria ha i propri clienti fissi, anzi, li ha ogni libraio. Ci sono persone che vengono da me perché si sono trovate bene con la mia consulenza, altre invece chiedono espressamente di determinati colleghi perché si sono trovate in sintonia con loro. E questi sono atout che il sito internet non può certo offrire».

Esercitare la professione di libraio in Ticino però non è facile, ammette a malincuore Wirz Costantini, non tanto perché i giovani abbiano perso interesse per il mestiere, ma per il fatto che la maggior parte delle librerie sono piccole e non possono “permettersi” di formare un apprendista: «Spesso ci lavorano solo il titolare o la titolare, con magari un aiutante, e trovare il modo per seguire adeguatamente i giovani è molto complicato». Al momento però il timore per un vuoto nel ricambio generazionale non è così diffuso dato che – osserva Wirz Costantini – «a cercare lavoro in libreria ci sono diverse persone che arrivano da altri ambiti che gravitano intorno alla letteratura». Almeno a corto-medio termine, dunque, questi spazi sembrano avere le premesse per continuare a resistere. E chissà che in futuro qualcuno di essi non possa ospitare tra i propri ripiani anche la storia dello scrigno che per molti è stata la Libreria Quarta.

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