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Unitas, ‘si dimetta anche il direttore, è un atto dovuto’

Lo sostiene il gruppo di associati che per primo ha chiesto il ricambio del comitato. Sollecitati pure una copresidenza e un incontro di riconciliazione

(Ti-Press)
17 aprile 2023
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Non è soddisfatto il gruppo di soci Unitas che per primo ha sollecitato le dimissioni dei vertici in conseguenza della cattiva gestione dei casi di molestie sessuali perpetrate per 25 anni da un ex alto dirigente. Tre sono le richieste a cui chiedono di dar seguito per fare in modo che l’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana possa svolgere la sua importante attività in un clima sereno che adesso ancora manca. Innanzitutto sostituire il direttore in carica, nominato sei anni fa. In secondo luogo istituire una copresidenza di cui faccia parte una persona non vedente o ipovedente. E infine organizzare un incontro di riconciliazione.

‘Dall’audit la direzione risultata inadeguata, incompetente e incapace’

«È vero che il governo non ha chiesto le dimissioni del direttore, ma queste sono dovute», afferma Michel Venturelli, criminologo, in rappresentanza del menzionato gruppo di associati. E argomenta: «Durante l’assemblea straordinaria del 25 marzo anche la direzione è stata definita dagli avvocati Martinelli Peter e Fornara ‘inadeguata, incompetente e incapace’. Alcuni soci hanno quindi posto la questione sulla posizione del direttore, senza però ottenere risposta». Per avere lumi, prosegue Venturelli, «ho telefonato al diretto interessato, ma non mi ha risposto. Gli ho quindi inviato un sms chiedendogli di richiamarmi, ma anche questo tentativo è andato a vuoto. Senonché il giorno successivo mi ha chiamato l’avvocato di Unitas per chiedermi cosa volessi dal direttore, dicendomi poi che il ruolo di quest’ultimo non è in discussione».

‘Basta con la crassa violazione della Legge sulla parità dei sessi’

Secondo il gruppo di soci rappresentato da Venturelli, invece, è necessario eccome che lo sia. E questo – dicono – anche in considerazione della Legge federale sulla parità dei sessi che all’articolo 5, capoverso 3, recita: “Nel caso di discriminazione mediante molestia sessuale, il tribunale o l’autorità amministrativa può parimenti condannare il datore di lavoro e assegnare al lavoratore un’indennità, a meno che lo stesso provi di aver adottato tutte le precauzioni richieste dall’esperienza e adeguate alle circostanze, che ragionevolmente si potevano pretendere da lui per evitare simili comportamenti o porvi fine”. Articolo «già crassamente violato dal direttore, e nulla fa credere che le cose cambierebbero in futuro», sostiene Venturelli.

‘Senza il ricambio completo dei vertici il governo sarebbe di nuovo in difficoltà’

Unitas, oltre che beneficiare di sussidi pubblici, vive anche di donazioni. Stando a quanto riferisce Venturelli, «a causa della tempesta abbattutasi sull’Associazione nell’ultimo anno, molti donatori hanno declinato l’invito a donare ricevuto qualche mese fa. Il nuovo comitato deve quindi riacquistare credibilità anche perché se non lo facesse le donazioni potrebbero continuare a diminuire e i primi a pagarne le conseguenze sarebbero i soci. L’attuale presenza del vecchio direttore mina la credibilità dell’intero comitato», commenta Venturelli, aggiungendo che tale presenza «metterebbe anche a rischio il Certificato Zewo – un label di qualità per le donazioni – di cui l’Associazione dispone e beneficia». Oltre a ciò, «i risultati dell’audit hanno già messo in grande imbarazzo due consiglieri di Stato, e se non si cambiassero davvero tutti i vertici di Unitas, il governo si troverebbe nuovamente in difficoltà – ritiene Venturelli –. Il nuovo rappresentate del Cantone, nominato dal Consiglio di Stato, dovrebbe infatti lavorare con un direttore considerato ‘incapace, inadeguato e incompetente’ da parte dell’audit avocato dallo stesso governo. E questa non è certo una buona base di ripartenza».

‘C’è chi non si sente più rappresentato perché ora il presidente è vedente’

Per quel che concerne la seconda richiesta – una presidenza a due – il gruppo intende proporre una trattanda da inserire nell’ordine del giorno dell’assemblea di maggio: «A marzo è stato eletto un nuovo presidente di Unitas che è una persona vedente. Si tratta di un unicum in Svizzera – dice Venturelli –. Ora in Ticino c’è chi tra gli utenti non si sente più rappresentato e alcuni se ne sono già andati». Per prevenire un’eventuale emorragia di soci, spiega il nostro interlocutore, la richiesta è di modificare gli statuti per permettere una copresidenza composta da un vedente e un non vedente o ipovedente. «Il presidente è stato interpellato da uno dei richiedenti e assieme stanno valutando il testo della trattanda». La proposta dei promotori della richiesta è che il copresidente venga individuato all’interno del comitato di Unitas.

‘Imperativo un confronto per ritrovare un gruppo di auto-aiuto unito’

Il gruppo di soci chiede infine che subito dopo la prossima assemblea, quando sarà completamente rinnovato il comitato, si faccia un incontro per la riconciliazione. Un momento in cui chi ha subito violenze, abusi o ritorsioni, «possa parlare della propria esperienza, così come potrà farlo chi sapeva e non è stato capace di intervenire o chi c’era e non ha capito – riporta Venturelli –. Oggi c’è chi accusa le vittime di aver denunciato per soldi, per vendetta, per pura cattiveria e chi più ne ha più ne metta. Molti soci tendono a dimenticare che la colpa di quanto successo non è delle vittime, ma di un molestatore seriale che i vertici hanno lasciato agire indisturbato per oltre due decenni. È imperativo che gli attori coinvolti si confrontino al più presto per poi poter ripartire da zero. Per ritrovare quella Unitas – un gruppo di auto-aiuto unito – così come la intendeva il suo fondatore Tarcisio Bisi».

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