Ticino

Un fiume in piena di cocaina in Lombardia

I dati aiutano a comprendere meglio il fenomeno sempre più preoccupante del radicamento al Nord della 'ndrangheta e dei suoi tentacoli in Ticino

(Ti-Press)
20 marzo 2023
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Un fiume in piena non di acqua, ma di cocaina, che sempre più ingrossato scorre in Lombardia, con il rischio di finire fuori controllo, nonostante gli sforzi di Magistratura e forze dell'ordine. Succede soprattutto in alcune aree lombarde, come le province pedemontane di Como e di Varese, quelle aggrappate alla ramina. E ciò non a caso. Come certificano i consistenti sequestri che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni e l'ultimo report dell'Antimafia di Milano, la piazza ticinese dello spaccio di cocaina si rifornisce in Lombardia, dove lo scorso anno sono stati sequestrati 3'792 chilogrammi di sostanze stupefacenti, più della metà delle quali rappresentata dalla cocaina. Oltre un quintale nel 2022 la polvere bianca tolta dal mercato svizzero, in primis quello ticinese. Una parte era diretta nei cantoni di oltre Gottardo. Dati contenuti in una notizia passata in secondo piano, anche se di straordinaria rilevanza, considerato che aiuta a comprendere meglio quello che è un fenomeno sempre più preoccupante quale è il radicamento della ’ndrangheta in Lombardia, che come una piovra ha allungato i suoi tentacoli in Canton Ticino, oltre che in altri cantoni svizzeri.

Vasta area economicamente florida per gli affari mafiosi

Lo conferma il Rapporto Cross 2022 – realizzato dall'Osservatorio della criminalità organizzata dell'Università degli Studi di Milano (direttore Nando Dalla Chiesa) in collaborazione col sindacato confederale Cgil Lombardia – illustrato lo scorso mese di febbraio da Nando Dalla Chiesa nel corso del XIII congresso della Camera del lavoro del capoluogo lombardo. Uno studio che racconta di una Lombardia seconda in Italia per presenza e pervasività della ’ndrangheta. Ciò lo si deve anche alla vicinanza al Canton Ticino, che si traduce in una vasta area economicamente florida, in grado di favorire il riciclaggio di soldi sporchi. A certificarlo ci sono i numeri e le operazioni contro la criminalità organizzata che pur conservando le sue radici in Calabria, nella terra d'origine, ha deciso di fare gli affari migliori, quelli più redditizi, in Lombardia, come emerge dal Rapporto Cross 2022 illustrato dal figlio del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia a Palermo dove pochi mesi prima era arrivato come prefetto del capoluogo siciliano.

Dallo studio si viene a sapere da dove arrivano i soldi alla ’ndrangheta. Innanzitutto dalla droga con il 24,2% dei profitti realizzati lo scorso anno. Segue il settore dei rifiuti con il 19,9%. Un settore in cui le ecomafie dimostrano di aver concentrato molta attenzione. Resistono estorsione e usura con il 12,9%: un settore che sempre più spesso si lega alle difficoltà che le imprese incontrano nel momento in cui banche e finanziarie chiudono i rubinetti del credito, per cui fanno ricorso agli strozzini che a lungo andare si appropriano delle aziende che avevano promesso di aiutare. Una attività di strozzinaggio portata avanti dai colletti bianchi delle cosche che grazie al traffico di droga riescono a disporre di ingenti capitali che come spesso confermato dalle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Milano, guidata da Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta, tornano in Lombardia dopo un passaggio in Svizzera per essere stati candeggiati.

Fatturati oltre 25 miliardi di euro, quasi la metà del totale nazionale

Stando a stime che si avvicinano al reale, la ’ndrangheta in Lombardia lo scorso anno dovrebbe aver fatturato oltre 25 miliardi di euro, quasi la metà del totale a livello nazionale. Somme ingentissime, tanto da far dire che se la ’ndrangheta, con un fatturato stimato di 53 miliardi di euro, fosse uno Stato, sarebbe il 70esimo più ricco al mondo. Altra considerazione contenuta nel Rapporto Cross 2022 è il fatto che non si parla più di “infiltrazione” della ’ndrangheta in Lombardia, bensì di “radicamento”, inteso come presenza stabile, consolidata, costante e integrata nel tessuto politico, sociale ed economico. Questo grazie alla presenza “inequivocabile” – stando all'Antimafia che presenta punti in comune con il Rapporto Cross 2022 – di ’ndrine, alcune apparentemente “in sonno”, altre più attive come quella di Fino Mornasco, della quale si è tornato a parlare diffusamente in occasione della “operazione cavalli di razza”, che ha portato all'arresto di una sessantina di persone, di cui una trentina nel Comasco e una decina in Svizzera, di cui due a Lugano.

Poco meno di 2 lombardi su 50 farebbero uso di cocaina

Meritevole di attenzione il passaggio in cui l'Antimafia sostiene che “tra le condizioni di contesto che hanno consentito il radicamento della ’ndrangheta in Lombardia vi è la disponibilità del mondo imprenditoriale, politico e delle professioni (cioè il cosiddetto capitale sociale della ’ndrangheta) a entrare in rapporti di reciproca convenienza con il sodalizio mafioso”. Un ultimo importante dato che emerge dal rapporto illustrato da Nando Dalla Chiesa e che è alla base del commercio dello spaccio di stupefacenti è quello riferito ai consumatori in Lombardia. Dato per scontato che l'uso di droga, in quanto attività illegale, è molto difficile da stimare, tuttavia incrociando i dati provenienti dal pianeta droga (che comprende il mondo sanitario, delle comunità, dell'autorità giudiziaria e delle forze dell'ordine) si arriva alla conclusione che, almeno saltuariamente, i lombardi che fanno uso di droghe sono il 13% degli abitanti. Ciò consente agli spacciatori di contare su una platea di quasi un milione e mezzo di consumatori, la metà dei quali sono giovani tra i 16 e i 24 anni, mentre i restanti hanno quasi tutti meno di 55 anni. Infine, sul versante del consumo di droga si avverte che la Lombardia sembra avere un problema di cocaina. Sarebbero quasi 200mila i lombardi che ne fanno uso (poco meno di 2 su 50) e in particolare tra i giovani la diffusione di cocaina ha superato quella dell'eroina. Una realtà trasferibile un po’ dovunque. Appare difficile escludere il Canton Ticino.

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