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Mi-Ti-Ci Against Abuse, bikers a difesa di chi subisce violenze

Manga, Pisola, Blondie i loro nomi: sono motociclisti e insieme hanno creato un’associazione per accompagnare fisicamente donne e bambini

In sintesi:
  • Per contrastare abusi e stalking, bullismo e pestaggi
  • Rovesciando l'immagine un po' rude del motociclista
21 marzo 2023
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Violenza sulle donne, abusi, stalking, bullismo e pestaggi fra giovani e giovanissimi: temi che ormai appaiono con frequenza tristemente regolare nelle pagine di cronaca, anche nel nostro Ticino. Storie di vittime, spesso anche donne, confrontate con minacce concrete alla loro incolumità e sicurezza. C’è però chi, di fronte al moltiplicarsi di episodi di violenza e alla reazione non sempre rapida delle autorità preposte, decide di agire in prima persona ed ergersi, anche fisicamente, a baluardo per le vittime. È nata così, quattro anni fa, l’idea alla base di Mi-Ti-Ci Against Abuse, associazione ticinese formata da un gruppo di motociclisti di lungo corso e principianti che, insieme a un gruppo di volontari, svolge un servizio di accompagnamento per donne e bambini che subiscono violenze e abusi di qualsiasi genere. Rovesciando, in un certo senso, l’immagine del biker rude tutto birra, tatuaggi e rombo di motori a cui ci hanno spesso abituati le produzioni cinematografiche a stelle e strisce, i bikers di Mi-Ti-Ci Against Abuse si pongono come una presenza forte accanto alle vittime, una barriera anche fisica fra esse e un partner minaccioso o un bullo a scuola. “All the Mi-Ti-Ci for a life, a life saved for us” (“Tutti i Mi-Ti-Ci per una vita, una vita salvata per noi”) è lo slogan che campeggia sul loro logo a richiamare il motto “Unus pro omnibus, omnes pro uno”, “Tutti per uno, uno per tutti” della cupola di Palazzo federale. Un progetto importante a livello sociale, ma anche impegnativo, come racconta a ‘laRegione’ il presidente dell’associazione, ‘Manga’, un nickname utilizzato per proteggersi da eventuali ritorsioni.

«L’idea è nata quattro anni fa, constatando con mia moglie il fatto che in Ticino ci sono tanti casi e situazioni di violenze e abusi ma nessuno sembra far niente: quindi, dato che siamo un gruppo di bikers, di motociclisti, con gli amici abbiamo iniziato a fare i nostri giri “ludici” della domenica per cercare di formare quello che poteva essere lo zoccolo duro dell’associazione, scegliendo poi inizialmente “dal mazzo” quelle cinque-sei persone che hanno creato la struttura dell’associazione. Da lì in poi è stato un susseguirsi di persone volenterose che sono entrate e che avevano voglia di mettersi a disposizione per affrontare questo progetto», spiega Manga. «In questi tre anni ci siamo anche fatti conoscere dalle istituzioni, abbiamo fatto già delle presentazioni con l’onorevole Raffaele De Rosa e l’onorevole Norman Gobbi (direttori rispettivamente del Dipartimento della sanità e socialità e di quello delle istituzioni, ndr), due conferenze nelle scuole, alla Spai Trevano e al Cpt di Bellinzona nell’ambito di un progetto cantonale e quest’anno inizieremo a fare le presentazioni nelle scuole tramite le giornate autogestite. Ad oggi la nostra associazione conta su 15 persone operative, e da dicembre 2021 siamo partner ufficiali della Polizia cantonale, sezione violenza domestica».

Dal punto di vista operativo e pratico, come funziona il vostro accompagnamento?

Noi riceviamo segnalazioni dalla Polizia cantonale stessa, dai servizi sociali, dai Comuni e dai privati cittadini di casi in cui c’è ad esempio una donna o un bimbo che ha la necessità del nostro sostegno e del nostro aiuto. Quindi interveniamo e prendiamo contatto con la vittima; nella maggior parte dei casi si tratta di accompagnamento ai diritti di visita, ovvero il momento in cui una mamma deve portare il bimbo o la bimba al padre o compagno, e dove ci sono spesso situazioni delicate. È bene precisare che siamo un servizio di accompagnamento e non un’agenzia di sicurezza, anche se veniamo formati da un sergente di polizia con un addestramento di difesa personale e accompagnamento. Nel concreto, ad esempio, abbiamo svolto tre servizi in diverse scuole del Ticino dove si erano verificati dei casi di bullismo: in questo caso, arriviamo a prendere il bambino che ci aspetta in automobile con il genitore e lo accompagniamo fisicamente in classe. O ancora, nei casi in cui la vittima è una donna, che si tratti di violenza sessuale o psicologica, di stalking o di abusi in generale, la accompagniamo, per esempio, all’udienza in tribunale per il divorzio perché magari ha paura della controparte, o agli incontri con gli avvocati o col medico se deve andare a fare delle terapie: se ci viene richiesto, anche a fare la spesa o dalla parrucchiera. Cerchiamo insomma di metterci, nei limiti del possibile, a disposizione.

Accennavi alla “controparte” da cui proteggete le vittime: siete mai stati confrontati con reazioni aggressive da parte, ad esempio, di un partner?

Sì, è già capitato di trovare una controparte aggressiva sul nostro cammino. Noi di primo acchito chiaramente cerchiamo sempre la via del dialogo anche perché mettersi le mani addosso non porta niente a nessuno. In due occasioni abbiamo trovato noi la soluzione per quanto concerne i diritti di visita perché né l’Autorità regionale di protezione, né tanto meno gli avvocati riuscivano a far mettere d’accordo le due parti, quindi noi abbiamo trovato l’accordo su dove e come fare lo scambio. Nei limiti del possibile cerchiamo di evitare lo scontro; finora è capitata solo un’occasione in cui siamo arrivati a uno scontro verbale forte, con la controparte che si è messa a urlare in mezzo alla strada insultando: è comprensibile, in fondo, nel momento in cui vedono arrivare la moglie col bambino accompagnata da cinque persone, il numero in cui interveniamo di solito quando c’è di mezzo una donna con bambini, per la loro e la nostra tutela. Diciamo che siamo... un ottimo deterrente, come ci hanno definito il comandante Cocchi e lo stesso onorevole Norman Gobbi. Per la nostra privacy e sicurezza, usiamo tutti un nickname: come io sono Manga, ci sono anche Pisola, Orion, Anima e altri.

Se qualcuno avesse bisogno di voi, avete una vostra sede, e dove?

In verità in questo momento non abbiamo una sede vera e propria, cosa che abbiamo anche fatto notare alle autorità. Anche se siamo tutti volontari, ci rendiamo conto che il servizio viene richiesto sempre più spesso e sempre più di frequente, quindi chiaramente saremmo anche disponibili a valutare l’ipotesi di prendere due o tre dei nostri volontari e farli diventare operativi al 100%. Chiaramente dobbiamo capire fin dove possono arrivare Comuni o istituzioni, anche perché noi viviamo di donazioni di privati cittadini: siamo alla ricerca di una sede perché la nostra intenzione sarebbe quella di avere quantomeno uno sportello dove le vittime possano venire in tutta serenità a parlare, sfogarsi e raccontare, anche perché noi ci appoggiamo a psicologi e avvocati che mettono a disposizione delle ore pro bono per l’associazione.

Come fare dunque per contattarvi, sia per richieste di aiuto sia per offrirsi come volontari?

Abbiamo un numero di telefono sempre operativo, lo 079 699 91 98 e l’indirizzo e-mail miticiticino@gmail.com.

Un’ultima curiosità: Mi-Ti-Ci Against Abuse, un aggettivo ma anche una sigla. Cosa vuol dire?

Sta per “Mi ritroverete - Ti ritroveremo - Ci ritroverai sempre”.

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