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‘La Lega del Nano Bignasca oggi si fa fatica a vederla’

Dieci anni fa moriva il fondatore e leader del movimento. Il politologo Mazzoleni: ‘Accompagnò e frenò l’istituzionalizzazione del partito’

Il politologo: ‘Le discussioni con l’Udc possono essere un vantaggio’
(Ti-Press)
7 marzo 2023
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«Il processo che ha portato la Lega da movimento d’opposizione a partito di governo è stato lungo e graduale», spiega alla ‘Regione’ Oscar Mazzoleni, direttore dell’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna. Dieci anni fa la scomparsa di Giuliano Bignasca, morto la mattina del 7 marzo 2013. Fondò nel 1991 la Lega dei Ticinesi. «In questo cambiamento Bignasca ha avuto un doppio ruolo: ha in parte accompagnato e in parte frenato ‘l’istituzionalizzazione’ del movimento. Da un lato è stato un grande sostenitore della sua entrata in governo. Dall’altro ha però messo un ‘contraltare’ per mantenere quell’anima di protesta che ne ha segnato la storia». ‘Il Nano’ è stato infatti il massimo rappresentante dell’anima ‘barricadera’ della Lega. «Un’anima che ora, a distanza di dieci anni, si fa più fatica a vedere – afferma Mazzoleni –. Anche perché gran parte dei fondatori del movimento è nel frattempo venuta a mancare». Anche il domenicale ‘ll Mattino’ ha avuto nell’affermarsi del movimento un ruolo importante: «Senza il ‘Mattino’ non ci sarebbe probabilmente mai stata la Lega, mentre oggi non è escluso che senza il ‘Mattino’ la Lega, ossia un movimento-partito più strutturato, possa continuare a svolgere un ruolo significativo».

‘Il momento della svolta leghista tra il 2011 e il 2013’

Il momento cruciale del consolidamento istituzionale del movimento, prosegue il politologo, si colloca a cavallo fra il 2011 e il 2013. «L’elezione di due consiglieri di Stato e la morte di Giuliano Bignasca hanno insieme incarnato una svolta, che ha lanciato la Lega in una nuova fase». E a subirne i cambiamenti, ancora una volta, sono state anche le altre forze politiche: «Se guardiamo agli ultimi tre decenni, il movimento fondato da Bignasca ha contributo a plasmare profondamente la politica cantonale, la competizione elettorale, l’agenda politica, le alleanze, i rapporti con la Berna federale. Sarebbe sbagliato ovviamente affermare che i partiti ticinesi siano evoluti solo in funzione della Lega. È un fatto però che i successi del movimento hanno scardinato la centralità per decenni indiscussa dei partiti di centrodestra nel sistema politico cantonale: infatti, fino al 2011, il Plr e il Ppd detenevano, insieme, una maggioranza relativa sia in Consiglio di Stato che in parlamento. La cesura storica è netta – sostiene il direttore dell’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna –. La maggioranza relativa della Lega in governo nelle tre ultime legislature ha infatti coinciso con una frammentazione accresciuta del parlamento. Ma già prima del 2011, l’ascesa della Lega ha spinto gli altri partiti a riposizionamenti». Ad esempio, prosegue Mazzoleni, «in tutta una prima fase la strategia e il successo della Lega hanno spinto il Partito socialista a distanziarsi dall’inclinazione populista sulle questioni sociali e ad accentuare la sua valenza istituzionale». Il Partito liberale radicale si è invece «avvalso delle relazioni privilegiate con la Lega sui temi dell’imposizione fiscale e del meno Stato, visto che il movimento si era da subito collocato a destra su questi temi».

‘Dalla concorrenza interna i due partiti traggono visibilità’

A destra si trova anche un’Udc, alleata della Lega, che sgomita per entrare in Consiglio di Stato. «Gli accordi tra i due partiti vengono regolarmente discussi e gli obiettivi rinnovati man mano. Ma alla fine arrivano sempre, più o meno pragmaticamente, a un accordo. Se poi tale accordo appare non pubblicamente solido non è di per sé uno svantaggio, poiché Lega e Udc ne traggono visibilità e spingono magari elettori degli altri partiti a farsi coinvolgere nella contesa ‘interna’, come nel caso della competizione fra Zali e Marchesi».

Gobbi: ‘Le sue idee e follia politica sono sempre con noi’

«Ci sono tanti giovani leghisti in corsa per il Gran Consiglio e questa è una delle eredità lasciateci da Nano Bignasca», ha detto domenica a Quartino, intervenendo alla festa della Lega del Locarnese, Norman Gobbi. «Nano ha sempre creduto nei giovani e io ne sono l’esempio: chi avrebbe immaginato che un giovane leventinese potesse un giorno diventare un esponente di spicco della Lega dei Ticinesi», ha continuato il consigliere di Stato. Una Lega dei Ticinesi «da sempre considerata ‘luganocentrica’: ebbene, la differenza la fece il Nano, dandomi fiducia ventotto anni fa quando mi sono politicamente messo in gioco per la prima volta. Allora avevo diciotto anni». Dalla scomparsa di Giuliano Bignasca, ha sottolineato il direttore del Dipartimento istituzioni, «sono passati dieci anni, ma il suo spirito, le sue idee e ogni tanto la sua follia politica sono sempre con noi».

Zali: ‘Grazie alle sue visioni e intuizioni il Ticino è cambiato’

Al raduno di Quartino anche l’altro consigliere di Stato leghista, Claudio Zali, si è soffermato sulla figura dell’artefice del movimento di via Monte Boglia. «Grazie a Giuliano Bignasca, alle sue visioni, alle sue intuizioni e alla volontà di trasformarle in realtà, il Ticino è cambiato. E se è cambiato è merito suo». Per il direttore del Dipartimento del territorio, «ci sono un Ticino prima della Lega e un Ticino dopo l’entrata in scena della Lega e questo ‘dopo’ ci vede in maggioranza relativa in Consiglio di Stato». «Noi non molleremo», ha assicurato Zali ribadendo lo slogan che campeggiava sullo striscione con la foto del volto di Giuliano Bignasca.

De Lauretis: ‘Oggi le carovane della libertà verrebbero fermate dal capo del Di’

«Tra la Lega di allora e quella di oggi non c’è quasi niente in comune. Bignasca era fondamentalmente un anarcoide mentre il partito di oggi è spostato a destra, con il tema ordine al primo posto dell’agenda politica», rileva Michele De Lauretis, già giornalista e notista politico, ex vicedirettore della ‘Regione’ e autore con Bruno Giussani del libro ‘La Lega dei Ticinesi, indagine sul fenomeno che ha sconvolto il Ticino politico’, pubblicato nel 1992 (Armando Dadò Editore). «Bignasca era colui che metteva le taglie sui radar. E che organizzava le carovane della libertà. Un’iniziativa che, oggi, verrebbe fermata proprio dal consigliere di Stato leghista Gobbi, a capo del Dipartimento istituzioni». Secondo De Lauretis il movimento non riuscirà a recuperare le caratteristiche del passato e ripetere i successi. «Ai tempi la Lega sconvolse il cantone. Ma tolti i primi anni di vero cambiamento, dove gli altri partiti tremavano, la situazione si è normalizzata. Ci sono stati personaggi unici e penso che una volta ritiratisi Gobbi e Zali i due seggi in Consiglio di Stato non verranno mantenuti e la Lega verrà fagocitata dall’Udc». Una serie di difficoltà che sarebbero frutto «di una certa stanchezza interna alla Lega e dello spostamento verso destra del Plr, che ha perso la sua ala radicale e rubato terreno» al movimento. Quanto al ruolo del ‘Mattino’, «ritengo che anche questo ‘strumento’ abbia perso la sua forza. Una volta c’era la corsa alle cassette. Ora non poche sono ancora piene la domenica sera».

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