Ticino

‘Tassa sui posteggi inefficace, ecco perché così tante firme’

Gli iniziativisti Padlina, Maderni e Marchesi molto soddisfatti per le circa 15mila sottoscrizioni. Zali replica: unico modo per far pagare i frontalieri

Parola agli elettori, ancora
(Ti-Press)
17 gennaio 2023
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«Non siamo in tempi nei quali si può accettare che lo Stato introduca un tributo di una ventina di milioni che non si sa nemmeno a cosa dovrebbe servire e per il quale il Consiglio di Stato ancora non ha fissato degli obiettivi». Per l’avvocato, consigliere comunale di Mendrisio e iniziativista Gianluca Padlina (Il Centro/Ppd) si spiega anche, ma non solo, per questa ragione «il grande successo» della raccolta firme per l’iniziativa popolare che chiede di abolire la tassa di collegamento. Era il 26 ottobre scorso quando venne presentata alla stampa, è notizia di oggi che le firme raccolte sono "oltre il doppio", come si legge nella nota diffusa dal comitato. Si tratta, ufficiosamente, di circa 15mila firme.

La dimostrazione, riprende Padlina a ‘laRegione’, «di come una larga fetta della popolazione abbia capito l’inefficacia della misura che non è entrata formalmente in vigore, ma che è stata prelevata e ha toccato molte e molti ticinesi». Da qui, per Padlina, «la scelta di sostenere la nostra iniziativa in maniera oltremodo massiccia, cosa che ci ha in parte sorpreso molto favorevolmente. E ci fa guardare fiduciosi verso il prosieguo di questa battaglia».

Padlina (Centro): ‘Il governo non ha nemmeno presentato gli obiettivi del tributo’

L’esponente del Centro rivendica «che dopo i passaggi istituzionali sia giusto che la popolazione ticinese si esprima nuovamente su questo tema», ricordando come il balzello sui posteggi sia stato voluto dal Consiglio di Stato con un messaggio del 2014 e avallato, di misura, dal popolo nel 2016 con la finalità di ridurre il traffico sulle strade ticinesi. E proprio a questo riguardo, Padlina afferma di «essere convinto che quando la cittadinanza è stata chiamata a votare il governo è stato abile a veicolare informazioni molto fuorvianti, e il passaggio al Tribunale federale con i nostri ricorsi (con sentenze nel 2020) è servito a chiarire che un simile tributo poteva essere ammissibile soltanto con la fissazione e il raggiungimento di chiari obiettivi».

Ebbene, per Padlina «il Consiglio di Stato non è stato ancora nemmeno in grado di presentarli questi obiettivi, e questa è la cosa più scioccante di tutte. A oggi, e siamo nel 2023, i ticinesi non sanno ancora effettivamente a cosa dovrebbe servire questa tassa di collegamento. A mancare – rincara l’avvocato – è proprio il paletto posto dal Tribunale federale con una sentenza che, ricordo, non diede affatto luce verde ma espose un bel semaforo giallo scuro».

Maderni (Plr): ‘Tassa inefficace che colpisce tutti i cittadini’

A interpretare «molto positivamente» queste circa 15mila firme raccolte è l’iniziativista e deputata liberale radicale Cristina Maderni: «Fa molto piacere che la popolazione con questa raccolta firme abbia condiviso quando da noi portato avanti e compreso, di fatto, le nostre motivazioni». Che sono principalmente due, sostiene Maderni: «La prima è che questa tassa colpisce tutti i cittadini, cosa che non era stata ben chiarita e compresa al momento della prima votazione, quando era stata ‘venduta’ un po’ come un’imposta per i frontalieri e così non è. La seconda motivazione – continua Maderni – è che non è una misura per contenere il traffico, è inefficace».

Però sono milioni, una ventina, che mancherebbero alle casse cantonali in un momento di crisi. Come la mette un partito attento a questo tema come il Plr? «Col fatto che non sono questi i milioni che devono servire a risanare le finanze – risponde Maderni –. La situazione è difficile per tutti, e tutti i cittadini stanno facendo degli sforzi. Anche lo Stato deve farne al suo interno, a livello di gestione e soprattutto di ottimizzazione delle uscite».

Marchesi (Udc): ‘Non si risana aumentando tasse e imposte’

Sulla falsariga è la risposta dell’iniziativista e presidente cantonale dell’Udc Piero Marchesi, che da noi interpellato replica come «le finanze cantonali non vanno risanate aumentando tasse e imposte, e non secondo noi, ma secondo la maggioranza dei ticinesi che il 15 maggio scorso ha sostenuto il ‘Decreto Morisoli’, e prima ancora il freno ai disavanzi e il referendum finanziario obbligatorio: questa iniziativa è coerente e segue il solco tracciato».

Ciò detto, Marchesi annota che «abbiamo fatto poca fatica a raccogliere queste firme, e in poco tempo. I cittadini si sono mostrati sensibili al tema di non aggiungere nuove tasse e costi in una situazione già complicata». Una rispondenza «che ci fa sperare che anche quando si andrà al voto si avrà la stessa sensibilità per abolire quella che per noi è una tassa che non risolve i problemi del traffico e che serve unicamente a fare cassetta».

LA REAZIONE/1

Durisch (Ps): ‘Alcuni dei promotori negano addirittura i cambiamenti climatici...’

«Il problema del traffico e la riduzione dei veicoli in circolazione è una delle sfide del futuro, e chi ha promosso questa iniziativa spesso mette addirittura in discussione che ci siano i cambiamenti climatici…» commenta il capogruppo del Ps Ivo Durisch. Che aggiunge come «per noi se si vuole ridurre questo traffico pendolare o si riducono i parcheggi nei posti di lavoro, e non lo si vuole fare, o li si rende meno attrattivi con la tassa di collegamento». Questo per Durisch «può portare ad avere comportamenti più virtuosi come il car-sharing». E allargando il compasso, «contrastiamo la logica di non guardare all’emergenza climatica e allo stesso tempo ridurre ancora le entrate dello Stato. Giusto oggi abbiamo saputo dal Consiglio di Stato che stiamo andando incontro a tagli su personale, beni e servizi. Siamo molto preoccupati».

LA REAZIONE/2

Zali: ‘Era ed è l’unico modo per far contribuire i frontalieri’

«Innanzitutto mi preme ricordare che questa misura molto più che di natura fiscale ha una natura orientativa e dissuasiva nei confronti di una certa mobilità, quella individuale automobilistica e dei frontalieri», premette serafico il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali da noi contattato per una replica. Questa tassa «non si rivolgeva ai cittadini, ma ai grandi generatori di traffico, che avrebbero ribaltato l’onere sui propri lavoratori: primo inducendoli a cambiare abitudini, e poi a ridurre la quantità di veicoli». Zali rivendica anche come «questo provvedimento, approvato dal popolo e validato dal Tribunale federale, era e rimane ancora oggi l’unico modo per far contribuire i frontalieri ai costi della mobilità».

‘Il potenziamento del trasporto pubblico chi lo paga ora?’

Ma non solo. Il direttore del Dt ricorda pure che «i proventi di questa tassa, di cui eccezionalmente si chiede l’abolizione nel periodo di prova, prima che entri in vigore, sono vincolati alle spese del trasporto pubblico, per coprirne parzialmente i costi. Ebbene – continua Zali – il potenziamento del trasporto pubblico l’abbiamo fatto, con maggiori costi per il Cantone di 30 milioni l’anno, che in parte pagherebbero anche i frontalieri. Ora, la domanda che faccio è: il potenziamento ce lo teniamo, chi lo pagherà?».

Anche sul numero di firme raccolte Zali si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Non voglio guastare la festa a nessuno né essere polemico, ma mi sembra chiaro che raccogliere le firme al calduccio nei centri commerciali prima di Natale non sia poi così difficile. In più mi aspettavo che avrebbero raggiunto l’obiettivo, perché nel 2016 quasi la metà di chi votò era contrario… Mobilitare le persone con un bacino di 49% di scontenti non è impossibile. Però la volta scorsa di firme ne raccolsero 24mila, e persero».

‘Ovvio che gli obiettivi non ci sono, il monitoraggio si fa a posteriori’

Un’altra critica rivolta dagli iniziativisti è quella di non aver fissato gli obiettivi, come peraltro richiesto dal Tribunale federale. E anche qui Zali è secco: «Ma certo che non l’abbiamo fatto! – esclama –. Era previsto un complesso lavoro per stabilire una metodologia affidabile per verificare a posteriori l’effettivo impatto, è chiaro che in vista di una legge mai entrata in vigore, e che dovrebbe farlo nel 2025, questo lavoro di circa un anno ce lo siamo risparmiati». Anche perché, riprende Zali, «comporterebbe assegnare mandati esterni con un certo costo, al fine di avere garanzie di imparzialità. Così come mentono quando dicono che abbiamo incassato dei soldi, dovrebbero sapere che era impossibile avere questo lavoro già pronto».

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