Ticino

Cantonali 23, l’Udc lancia la volata: ‘Il cambiamento siamo noi’

Il congresso democentrista ratifica il programma: finanze sane, scuola e meno statalismo. Marchesi: ‘Il coraggio di dire, e fare quello che diciamo’

A Pregassona applausi e una linea tracciata
(Ti-Press/Francesca Agosta)
14 gennaio 2023
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«Il nostro impegno è entrare in Consiglio di Stato e aumentare il nostro gruppo in Gran Consiglio, con uno spirito proattivo che ci porti a trovare soluzioni e cercare di rompere le dinamiche da famiglia Mulino Bianco che non producono più alcun progetto strategico. Vogliamo un cantone che corre, viaggia e che ha idee. Un cantone che ha una strategia». Il presidente cantonale Udc e candidato al governo (nella lista unica insieme alla Lega) Piero Marchesi lancia così, davanti al congresso straordinario del suo partito convocato stamattina a Pregassona, la campagna elettorale democentrista in vista delle elezioni cantonali del 2 aprile.

‘Con questi dati un’azienda privata sarebbe già fallita’

Una campagna che avrà due slogan, in casa Udc. "Cambiamo ora!" e "Il coraggio di dire e fare". «Nelle ultime sette votazioni popolari il popolo ha sempre dato ragione all’Udc, da Prima i nostri alla sussidiarietà, dal referendum contro la Scuola che verrà al referendum finanziario obbligatorio e passando dal paletto fondamentale per la salute delle casse cantonali che è il ’Decreto Morisoli’», esordisce Marchesi. Che rivendica come «ci battiamo da tempo per finanze sane. Tutti i partiti dicono di volerlo fare, ma quando si tratta di votare certe misure rimaniamo spesso da soli. Il Ticino ha una situazione preoccupante – sottolinea il presidente dell’Udc –. 2,5 miliardi di debito pubblico, un capitale proprio negativo di 250 milioni, dal 2015 al 2026 tra consuntivi e piani finanziari si chiuderà in positivo solo tre esercizi».

Ebbene: «Quale azienda privata potrebbe permettersi dati così disastrati? Un’azienda normale sarebbe fallita – sentenzia il candidato al Consiglio di Stato democentrista –. Quello che cerchiamo di far capire alla politica è che non possiamo vivere sopra le nostre possibilità, mettendo mano alla spesa con misure puntuali senza far male ai cittadini».

‘Oggi formiamo disoccupati’

Un’altra preoccupazione per Marchesi è rappresentata da una scuola «la cui qualità non migliora, oggi formiamo disoccupati perché non orientiamo correttamente, i percorsi di studio in molti settori non danno opportunità di lavoro. La gestione socialista del Decs è stata fallimentare, è ora di arrivare a una riforma seria e condivisa».

Per fare questo «e molto altro» però «serve un governo che faccia il governo. Nessuno di noi auspica un Consiglio di Stato che litighi e si tiri le penne in faccia, ma che discuta davvero dei temi smettendo di essere quel mero organo di ratifica dei singoli dipartimenti che è diventato». Stop, quindi, «a una visione a compartimenti stagni e sì a un governo che dia risposte, soprattutto a quegli 800 giovani che ogni anno lasciano il Ticino per la Svizzera interna».

Pamini: ‘Abbiamo il mandato popolare di risollevare le finanze’

Con il consueto ringraziamento «ai socialisti e al deputato e sindacalista Raoul Ghisletta, sono i nostri migliori agenti di pubbliche relazioni», il deputato e candidato al governo Paolo Pamini attacca: «Grazie al ‘Decreto Morisoli’ e al referendum chiamato dalla sinistra che abbiamo vinto abbiamo un mandato popolare sulle finanze cantonali, e i nostri motti non sono slogan: sono vestiti su misura che vanno bene solo a noi dell’Udc». Un partito che, dice Pamini con delicatezza, «ha due cogli*** grandi così». E se lui e Marchesi fossero in governo, sempre delicatamente, «non saremmo due coglionazzi».

Servirà però, va da sé, «lavorare di concerto con le altre forze borghesi, che ultimamente in aula ci vengono dietro abbastanza spesso. Certificando il nostro ruolo di opposizione costruttiva che dice di no, ma proponendo sempre altro: solo parlando di atti parlamentari sostanziosi, potrei citarne un’ottantina in questa legislatura. Noi facciamo sempre la nostra parte».

Morisoli e il programma: ‘Quattro punti per tante proposte’

E la situazione è quella che è, sostiene il capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli, chiave inglese in mano: «Non ci sono più cerotti o pastiglie per risolvere la situazione, e noi siamo la forza politica giusta per migliorare le cose perché siamo liberi e non ricattabili, non abbiamo appalti da assegnare o assunzioni da garantire, abbiamo la forza creativa di un’opposizione che non deve rendere conto a nessuno».

Rispetto a dieci anni fa «stiamo peggio, molto peggio». E quindi il programma di legislatura 2023-2027 per Morisoli «è chiaro e coerente, riassumibile in pochi punti». Partendo «dall’importanza di salvare il potere d’acquisto dei cittadini, lasciandogli più soldi in tasca e controllando maggiormente la spesa diminuendo imposte, tasse e balzelli». Poi, illustra il capogruppo Udc, «dobbiamo generare nuovi redditi, salari e utili da lavoro, con più crescita vera e meno declino ‘felice’ come vorrebbero i socialisti».

Bisogna «togliere i bastoni dalle ruote di chi vuole fare, e smettere di disincentivare e tartassare persone e aziende: meno burocrazia, meno divieti, meno impedimenti». Infine, «va modernizzato lo stato con una riforma scolastica seria e una vera riforma della socialità, un tema che la sinistra si è appaltato ma che prima di essere di sinistra riguarda tutti i cittadini. E la miglior socialità – riprende Morisoli – è non più sussidi, ma più lavoro, salari adeguati e aiutare chi ha davvero bisogno e non a pioggia».

Chiesa: ‘Allineare i consensi delle cantonali a quelli delle federali’

Presente a Pregassona anche il presidente nazionale dell’Udc Marco Chiesa, che a margine del congresso interpellato dalla ‘Regione’ sulla necessità per il suo partito di crescere anche in Ticino sostiene che «dobbiamo riuscire ad allineare i consensi che riceviamo alle federali con quelli delle elezioni cantonali. Questo è il primo obiettivo».

Che, dice ancora Chiesa, «possiamo raggiungere solo con la volontà di rendere migliore la vita dei nostri cittadini e dare un futuro sicuro ai nostri figli. Il Canton Ticino non deve ‘italianizzarsi’, e mi riferisco alla precarizzazione del mercato del lavoro e al non promuovere a sufficienza il sostegno alle piccole e medie imprese, che producono ricchezza e posti di lavoro». In tutto questo, «l’Udc deve essere pragmatica e concreta. Le ideologie ci porteranno solo a un impoverimento del territorio e del tessuto economico».

Prima, sul palco davanti ai delegati, Chiesa l’ha buttata sull’ironia ma fino a un certo punto: «L’Udc è colpevole... di dire sempre la verità». A partire dalla questione energetica, «dove dal 2017 diciamo che la strategia 2050 era un errore». Adesso, «con il nuovo consigliere federale Albert Rösti al Datec a occuparsi di energia speriamo riesca a garantirci l’approvvigionamento a medio lungo termine, senza dire menzogne alla popolazione come fatto in passato».

Il presidente nazionale dell’Udc si concentra pure sull’immigrazione ribadendo che «nel 2022 in Svizzera sono arrivate 200mila persone in più, quest’anno infrangeremo la barriera dei 9 milioni di abitanti, gli scenari parlano di 10 milioni... Con un peso maggiore su infrastrutture, scuole e l’ambiente, cosa che verdi e rossi non dicono mai». Infine, per Chiesa «è fondamentale ribadire l’importanza di una Svizzera davvero neutrale: se prendiamo parte a un conflitto, non potremo mai più essere parte di una soluzione e non potremo più in futuro svolgere il nostro ruolo di mediatori che facciamo con responsabilità arrivando da 200 anni di neutralità integrale».

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