Ticino

Cantone ‘bacchettato’ per la Pianificazione. ‘Cosa succede ora?’

Due interpellanze (Verdi e Più Donne) chiedono al governo come affronterà le conseguenze delle modifiche apportate dalla Confederazione al Piano direttore

(Ti-Press)
3 novembre 2022
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Qual è la posizione del Consiglio di Stato rispetto alle ricadute che avranno le modifiche apportate dal Consiglio federale alle schede R1, R6 e R10 del Piano direttore cantonale? Lo chiede in un’interpellanza il gruppo dei Verdi, primo firmatario Marco Noi, motivando ‘l’interesse pubblico’ con il fatto che tali modifiche avranno un impatto su tutti gli enti comunali, e ‘l’urgenza’ con la necessità di "comprendere rapidamente" quali conseguenze queste avranno sul lavoro pianificatorio dei singoli comuni "affinché possano correggere o avviare in maniera corretta il loro lavoro sul calcolo della contenibilità".

Verdi: stima delle riserve edificatorie che dovranno essere ridotte?

L’atto parlamentare trae origine dalla comunicazione risalente al 19 ottobre in cui si rendeva noto che per l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (Are) in Ticino le zone edificabili previste nella revisione del Piano direttore cantonale approvata dal Gran Consiglio nel giugno 2021 sono più estese di quanto presumibilmente necessario. Stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica (Ust), infatti, la crescita demografica attesa tra il 2020 e il 2040 non sarebbe di 46mila – come calcolato dal Cantone senza tener conto dei nuovi scenari demografici presentati dall’Ust nel corso del lungo iter di revisione – ma di 30mila abitanti, e tra il 2020 e il 2050 non di 66mila ma di 39mila abitanti. Alla luce di questo mancato adeguamento, l’approvazione del Piano direttore cantonale da parte del Consiglio federale è stata condizionata ad alcune modifiche delle sopracitate schede con sostanziali riorientamenti di concetti fondamentali che reggono la Pianificazione territoriale cantonale. I Comuni sono ad esempio ora tenuti a valutare di nuovo l’estensione delle proprie zone edificabili entro due anni e, se del caso, a ridimensionarle in sede di revisione della pianificazione locale. Se, in casi eccezionali, dovessero venire delimitati nuovi terreni edificabili, occorrerà compensarli con un dezonamento in un’altra area.

L’atto parlamentare dei Verdi intitolato ‘L’Are bacchetta il Cantone sulla pianificazione. Cosa succede ora?’ chiede quindi al governo ticinese, oltre a quali ricadute ipotizza sulla Pianificazione cantonale e comunale, tra le altre cose se l’Are potrebbe cassare la scelta del Gran Consiglio di allentare i criteri di contenibilità e il calcolo del fabbisogno considerando il tentativo un’elusione della Legge federale sulla Pianificazione del territorio (Lpt). Se è possibile fare una stima dell’ampiezza delle riserve edificatorie che dovranno essere ridotte attraverso dezonamenti e/o riduzione di indici edificatori. Se non sia il caso di fornire ai Comuni regole sicure condivise dall’Are per il calcolo di fabbisogno e contenibilità. Se non ritenga si debba dotare il fondo di compensazione per i dezonamenti di mezzi finanziari maggiori. Se ci siano risorse sufficienti, in termini di unità lavorative e mezzi finanziari, per far fronte al lavoro che attende Cantone e Comuni.

Più Donne: aumentare il fondo di compensazione a 50 milioni?

Sul tema anche Più Donne ha presentato un’interpellanza dal titolo ‘I ticinesi devono temere per i loro terreni?’. Firmata da Tamara Merlo, parte dalla considerazione che i Comuni ticinesi hanno ricevuto l’arduo compito di indicare a quali terreni va tolta l’edificabilità, ciò che per i proprietari comporterà dei grandi danni che dovrebbero essere risarciti. Portando l’esempio del Canton Grigioni che ha messo a disposizione dei Comuni confrontati con questo compito "ben 80 milioni di franchi", le interpellanti chiedono al Consiglio di Stato quanto pensa che durerà il menzionato fondo previsto dal Canton Ticino "che oggi è di soli 5 milioni" e se non crede che questo andrebbe da subito aumentato "ad almeno 50 milioni". Le due deputate sollecitano inoltre il governo a esprimere un giudizio sulla prospettiva per il Ticino sotto il duplice aspetto dell’invecchiamento della popolazione e della diminuzione della crescita dei posti di lavoro, oltreché sullo spopolamento delle valli che potrebbe essere aggravato dallo "sviluppo centripeto".

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