Ticino

Gennaro Pulice chiede perdono

Lettera dell’ex ’ndranghetista oggi collaboratore di giustizia, con un passato anche in Ticino, al ‘Corriere della Calabria’

Il pentito scrive (Ti-Press)
1 novembre 2022
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‘‘Lamezia, perdonami per il male che ho fatto’’. A chiedere perdono alla città in cui è nato e cresciuto è Gennaro Pulice, il ’killer con la toga’ per conto della ’ndrangheta, conosciuto anche in Ticino: per un paio d‘anni ha vissuto a Lugano, dove era arrivato per riciclare una cinquantina di milioni di euro della criminalità organizzata. È stato arrestato nel 2015 nella maxi retata ‘Andromedra’, per poi diventare collaboratore di giustizia. La richiesta di perdono è contenuta in una lettera che Pulice ha inviato nelle scorse settimane al quotidiano il ’Corriere della Calabria’, nella quale parla di ’’vita polarizzata all’odio, alla vendetta, alla ’ndrangheta’’. Dalla missiva emerge l’eloquio fluente e forbito di Gennaro Pulice, lo stesso sentito nelle aule di giustizia in cui è comparso come imputato e testimone, in maxi processi, legati a filo doppio anche con il Ticino, quali ‘Rinascita-Scott’ e ‘Imponimento’.

Di seguito la lettera di Pulice. ’’Alla città di Lamezia Terme. Sovente poggio la penna su questo foglio, abbracciando la Città, un perorato richiamo alla necessità di riparare al male fatto, ma nei momenti di lucidità, e quando la mestizia mi congeda, il dramma viene fuori e la pavida percezione d’essere inopportuno paluda ogni iniziativa. Ciò che sono stato è noto, la laidezza che mi ha caratterizzato è minuziosamente descritta in una pletora di sentenze e non solo, una scelta di vita polarizzata all’odio, alla vendetta, alla ‘ndrangheta. In questi anni trascorsi in questo luogo di pena, ho capito che le vittime, tutte, non possono riabilitare il carnefice, pertanto non possono perdonare per il male ricevuto, ma auspico e spero che vogliano almeno leggere queste parole. Lamezia Terme e i suoi abitanti fanno parte degli affetti cari della mia mente e del mio cuore, tutto ciò che mi circonda me li ricorda; l’infanzia tra le vie della città, l’adolescenza tra i banchi del liceo, il paesaggio, l’odore del mare. Le circostanze che mi hanno portato alla collaborazione sono molteplici, eterogenee ma non convergenti; tra queste v’è senza dubbio l’aver vissuto proprio la mia adolescenza, anche con ragazzi diversi da me, che, inconsapevoli, hanno piantato nel mio io più profondo il seme della civile convivenza democratica. Il terreno era ostico, ma quel seme non è morto anzi a distanza di tanti anni è germogliato infondendomi il desiderio di cambiamento e abnegazione. Oggigiorno ho contezza che il mio io deviato non ha distrutto solo delle famiglie, ma un’intera popolazione, persone ree solo d’aver in comune i natali, con un essere come me; ciò mi annichilisce e l’angustia di non fare abbastanza, per riparare al male fatto, quotidianamente m’accompagna. Sommessamente e accorato mi permetto di rivolgermi a Voi, in toto, con il fine deliberato ed incondizionato di ringraziarVi per tutto quello che avete fatto per me. Perdonatemi per non avere ascoltato le Vostre parole, per non avere accettato la Vostra mano, il Vostro incoraggiamento, il Vostro amore, perdonatemi per tutto il male che ho riversato sulla Città".

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