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Permessi, va tutto bene? Per i sindacati ci sono ancora abusi

Sul sito del Cantone si parla di ‘centro di interessi’ per i permessi B, quando il Tf lo aveva ritenuto non decisivo. Gada (Di): giurisprudenza rispettata

6 settembre 2022
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In merito al dossier permessi di soggiorno e dimora, che tanto aveva fatto discutere in passato in Ticino, oggi in Commissione parlamentare della gestione c’è stata l’audizione di due sindacalisti Ocst e Unia secondo cui non tutto andrebbe per il verso giusto. Le acque sembravano essersi calmate in seguito al cambio di rotta annunciato un anno fa dal Dipartimento delle istituzioni, bacchettato dal Tribunale federale che aveva accolto numerosi ricorsi in materia. L’Alta Corte aveva ridimensionato in particolare la possibilità di condizionare il rilascio o il rinnovo di un permesso B alla verifica del "centro di interessi" che il Ticino applicava con solerzia.

Stando però ai due sindacalisti, nel Cantone questo criterio continuerebbe indebitamente a essere preso in considerazione. E a sostegno della tesi c’è il fatto che sul sito dell’Amministrazione cantonale, sotto la Sezione della popolazione, alla voce "Permesso B (Permesso di dimora)" è indicato: "Per il cittadino straniero che intende stabilirsi in Ticino, facendone il centro dei propri interessi, con attività lavorativa o senza attività".

Puglia (Ocst): ‘Un abuso che contravviene alla legislazione federale’

Secondo Andrea Puglia, sindacalista Ocst, quello dei permessi «è un argomento ancora attuale in quanto la nostra organizzazione gestisce tuttora pratiche di dimoranti che chiedono il rinnovo del permesso B ma avendo il centro di interessi al di fuori della Svizzera viene loro rifiutato e d’ufficio la richiesta è convertita in un permesso G da frontaliere». In questi casi, spiega Puglia, «chi si oppone alla decisione è costretto a fare ricorso al Consiglio di Stato, spesso dovendo mettere in mezzo anche il datore di lavoro con una dichiarazione che attesti il fatto che soggiorna più settimane consecutive in Svizzera. Solo in questo modo poi riesce a ottenere il permesso B, il che è una gran fatica». Oltreché, «ben più grave – dice Puglia – un abuso. Questo perché ci sono delle sentenze a livello federale che hanno chiarito molto bene che per il rilascio del permesso B non bisogna prendere in considerazione il centro di interessi». Rispetto al passato, considera Puglia, «è vero che queste pratiche sono nettamente diminuite, però come abbiamo sottolineato in Commissione della gestione ciò si deve al fatto che tante persone rinunciano al ricorso sapendo che ormai la prassi adottata dal Cantone è questa». Per il sindacalista Ocst «anche il fatto che sul sito del Cantone venga ancora indicato questo criterio è un errore da rivedere».

Landi (Unia): ‘Meno ricorsi, effetto però della politica e delle prassi ricattatorie’

«I casi di ricorsi che stiamo seguendo sono effettivamente molto diminuiti», concede Chiara Landi, sindacalista Unia, che ritiene però sia «più che altro un effetto della politica e delle prassi ricattatorie nei confronti dei lavoratori, i quali nel corso del tempo hanno preferito non fare ricorso e adeguarsi, seppur malvolentieri, alle decisioni del Cantone, accettando un permesso G da frontaliere piuttosto che ingaggiarsi in una lunga ed estenuante procedura giuridica e mettere in discussione il loro lavoro, la loro stabilità economica e la loro intera vita». Secondo Landi «la questione dei permessi non è risolta, per questo abbiamo chiesto in Commissione che la faccenda non venga archiviata. Ciò significherebbe ignorare che ci sono state decisioni ingiuste e illegittime per anni a danno di lavoratori trattati come criminali, e che tanti di loro non hanno osato fare ricorso. A nostro parere bisogna fare luce anche sul funzionamento dei meccanismi di controllo che dovrebbero tutelare i diritti di ciascun individuo e intervenire laddove non funzionano, per evitare che casi di discriminazione e di disparità di trattamento continuino a ripetersi».

Gada (Sezione della popolazione): ‘Dopo il 2020 decisioni tutte adeguate ai criteri del Tf’

Da noi interpellata Silvia Gada, capo Sezione della popolazione, afferma che «la giurisprudenza è assolutamente rispettata. Per quanto riguarda la valutazione dei dossier, tassativamente i collaboratori che hanno la competenza di valutare i permessi applicano in modo sistematico la giurisprudenza del 2020 e quindi tutte le decisioni dopo tale data sono adeguate a quelli che il Tribunale federale ha indicato come criteri di applicazione. Potrebbero quindi esserci dei ricorsi su questo aspetto riferiti a decisioni prese prima del 2020».

Rispetto alla dicitura sul sito del Cantone, per Gada «è vero che si potrebbe modificare la frase in base alla giurisprudenza del Tf che indica che chi richiede un permesso in tale senso deve avere la volontà di stabilirsi sul territorio per esercitavi un’attività lavorativa reale ed effettiva, facendo riferimento a una "permanenza durevole". Tuttavia va ricordato che il Tribunale federale non ha detto che il centro di interessi non è un elemento da considerare, bensì che non è l’unico».

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