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Corsa a stufe e caminetti, ‘ma mancano i controlli’

I prezzi dell’energia spingono verso soluzioni alternative. Gli spazzacamini avvertono: ‘La manutenzione è importante e i Comuni devono verificare’.

(Ti-Press)
12 agosto 2022
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La crisi energetica e la paura di un razionamento preoccupano sempre di più la popolazione svizzera. In vista dell’inverno sono in molti a vedere nei riscaldamenti a legna una soluzione per garantirsi una fonte di calore ed energia a costi contenuti. Nella prima parte del 2022, fa sapere l’associazione Energia Legno Svizzera, è stato installato l’80% in più di sistemi di riscaldamento a legna rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una crescita della quale si stanno accorgendo anche gli spazzacamini ticinesi, che però avvertono su rischi e (ignorate) responsabilità. «Stiamo osservando anche nel nostro cantone un aumento della richiesta. Se la situazione legata ai prezzi dell’energia andrà avanti così la gente si sposterà tendenzialmente sempre di più sulla legna, magari per risparmiare qualche litro di nafta» afferma Paolo Cadenazzi, presidente della Società spazzacamini ticinesi. «Bisogna però fare i passi giusti se si vuole installare un caminetto o una stufa. Capita a volte di fare un intervento e trovare una situazione non a norma. A volte le persone costruiscono senza fare notifiche o domande alle autorità competenti, oppure non si affidano a professionisti per i lavori». Non sono quindi rari i casi di cittadini costretti a mettere a norma un caminetto. Esistono infatti norme e requisiti antincendio per i sistemi di riscaldamento a legna. L’installazione di un caminetto, spiega la società spazzacamini, richiede una licenza edilizia da parte dell’autorità di polizia antincendio del rispettivo comune, per cui si devono anche pagare delle tasse.

‘Le autorità si dimenticano che devono fare i controlli’

Ma chi si occupa di effettuare i controlli? «Questo è un punto dolente. Per Legge la manutenzione andrebbe fatta una volta l’anno. Non solo per i camini, ma anche per i sistemi di riscaldamento centralizzati, come caldaie a olio o stufe a pellet», sostiene Cadenazzi. «Il compito di assicurarsi che ciò avvenga è dei Comuni, che però non sempre controllano». Le conseguenze sono maggiori rischi d’incidenti e di costi. Questo nonostante la società spazzacamini ticinesi si sia attivata per fornire loro un supporto. «Abbiamo fatto dei sistemi di organo di controllo, che però la maggior parte dei Comuni non tengono in considerazione». Un ulteriore problema è legato al numero d’impianti presenti in Ticino. «I caminetti sono circa 200mila, ai quali si aggiungono altri sistemi di riscaldamento che hanno bisogno di una manutenzione annua», dichiara il presidente dell’associazione spazzacamini. Numeri importanti sui quali però «manca un vero accertamento. È stato fatto un censimento, partito 5 anni fa ma che ormai è già vecchio. Soprattutto se si considera che alcuni interventi vengono purtroppo fatti senza domanda di costruzione».

‘Usare legna secca, per l’ambiente e il portafoglio’

Un maggiore utilizzo di legname, attraverso camini o sistemi di riscaldamento centralizzati, ha anche un impatto ambientale «al quale bisogna prestare attenzione, visto che nella nostra regione i limiti delle polveri fini vengono spesso superati. Per questo è importante che i caminetti siano a norma». Oltre al rispetto delle direttive, e alla conoscenza del corretto funzionamento, è importante utilizzare il legname giusto. «Dev’essere bruciata solo legna secca con un tasso di umidità inferiore al 20%. Questo riduce l’inquinamento e giova anche al portafoglio. Se è secca infatti costa meno, visto che è poco pesante» dice Cadenazzi, che aggiunge: «inoltre rende di più quando brucia».

‘Chi vuole ordinare una stufa ora è già in ritardo’

Chi però intende attivarsi ora per installare una stufa potrebbe già essere in ritardo. La pandemia prima e la guerra in Ucraina ora hanno infatti allungato incredibilmente i tempi di consegna. «Siamo passati da 4 settimane a 6 mesi di attesa – dice Cadenazzi –. Ho delle ordinazioni fatte a giugno che arriveranno solo nel mese di febbraio, praticamente quando l’inverno sta per finire».

Non è però tutto oro ciò che... brucia. L’aumento di prezzi si fa sentire anche per quanto riguarda le stufe a pellet. Una tonnellata di questo materiale, fa sapere Energia Legno Svizzera, costava ancora 280 franchi lo scorso ottobre, in gennaio era già a 360 franchi e attualmente il prezzo si aggira intorno ai 500 franchi. E non è escluso che possa aumentare ancora.

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