Ticino

‘Parto in cella, caso gestito in maniera professionale’

La commissione parlamentare dopo le verifiche: ‘L’intervento del personale di custodia e sanitario è stato immediato. La donna mai lasciata sola’

La presidente della commissione Lara Filippini
(Ti-Press)
5 luglio 2022
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Il tutto si è svolto "in maniera ottimale e professionale": l’intervento "degli agenti di custodia e del personale sanitario presente in sede è stato immediato" e "la prevenuta non è mai stata lasciata sola, ma è stata assistita nel parto, avvenuto, come riportato dalla stampa, in maniera molto rapida e naturale". Così, nero su bianco, afferma la commissione speciale del Gran Consiglio chiamata a sorvegliare sulle condizioni di detenzione nelle strutture carcerarie cantonali a proposito del parto svoltosi giovedì scorso in una cella del carcere giudiziario luganese della Farera, dove una detenuta, una trentenne cittadina bulgara, ha dato alla luce, con qualche settimana di anticipo rispetto al termine previsto, il suo terzo figlio.

Presieduta dalla deputata dell’Udc Lara Filippini, la commissione non ha perso tempo e all’indomani della notizia dell’evento diffusa dalla Rsi si è recata – come anticipato nella prima serata di ieri dal sito della ‘Regione’ – in carcere per ricostruire i fatti, capire il o i motivi per cui il parto non ha potuto aver luogo in una struttura ospedaliera appositamente attrezzata, e fare quindi le proprie valutazioni. Stamattina alla trasferta alla Farera ha preso parte una delegazione della commissione parlamentare. Con Filippini erano la leghista Maruska Ortelli, seconda vicepresidente, e il liberale radicale Giorgio Galusero.

Sentiti il personale e la detenuta

La delegazione, riferisce una nota diffusa nel pomeriggio dalla commissione, "ha potuto sentire sia la prevenuta che il personale carcerario e medico intervenuto" e "ritiene che tutto si sia svolto in maniera ottimale e professionale". Il protocollo "attivato nell’evento stesso è commisurato all’eccezionalità dell’evento". Aggiunge la commissione: "La stessa puerpera ha potuto confermarci i fatti occorsi e che sia gli agenti sia gli infermieri sono intervenuti immediatamente nel prestarle soccorso e l’hanno assistita dall’inizio alla fine".

Accusata in Svizzera di furto, la trentenne è detenuta da circa un mese e mezzo alla Farera in attesa della conclusione dell’istruttoria a suo carico: è stata arrestata nel quadro di un’inchiesta per reati patrimoniali, coordinata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier. Il giorno prima del parto la cittadina bulgara era stata portata al Pronto soccorso del Civico, avendo dei disturbi. I ginecologi che l’hanno visitata non avevano però reputato necessario il suo ricovero, "in quanto non sembrava imminente il parto", come spiegatoci ieri dalla dottoressa Teresa Salamone, responsabile in seno all’Ente ospedaliero cantonale del Servizio medicina penitenziaria. La donna è così stata riaccompagnata in carcere. Dove il giorno seguente ha dato alla luce un bimbo. "Riteniamo di aver agito correttamente e di aver fatto tutto il possibile date le circostanze", aveva dichiarato, sempre ieri, il direttore delle Strutture carcerarie Stefano Laffranchini, da noi interpellato. E così è stato, come ha appurato la commissione parlamentare. «La collaborazione consolidatasi in questi anni fra le Strutture carcerarie e l’Ente ospedaliero cantonale in materia di medicina penitenziaria ha dimostrato tutta la sua validità ed efficacia in particolare in occasione della pandemia e di questo recente evento», osserva, contattata dalla ‘Regione’, Frida Andreotti, alla guida della Divisione giustizia al Dipartimento istituzioni.

‘Approfondiremo il tema’

Il comunicato stampa della commissione speciale del Gran Consiglio si chiude con uno sguardo al futuro. "Anche se l’imprevisto è sempre dietro l’angolo per qualsiasi situazione, come commissione – considerato l’aumentare del numero di donne (in detenzione, ndr) e in vista della nuova sezione femminile – approfondiremo la tematica con la Direzione delle Strutture carcerarie, il Dipartimento istituzioni, il Ministero pubblico e l’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi: l’obiettivo di una gestione ottimale in caso di donne a fine gravidanza è un punto che riteniamo importante per la salvaguardia delle puerpere, ma anche al fine di migliorare la gestione di eventi simili che potrebbero ripresentarsi". Detto per inciso, c’è un’altra detenuta in stato di gravidanza. Ciò, ovviamente, non significa che il decorso sia analogo a quello della gravidanza della cittadina bulgara. Dichiara Filippini: «Una riflessione per migliorare ulteriormente la presa a carico delle detenute a fine gravidanza, circostanza che in Svizzera non impedisce la carcerazione, si impone comunque. Una riflessione nella quale intendiamo coinvolgere i vari attori istituzionali».

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