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Imposte di circolazione, il Plr svela le carte e il suo rapporto

Speziali: ‘Abbassiamole, ma come dice il governo nella sua risposta a 96 milioni e con una formula diversa’. E su riforma fiscale e settimana a 32 ore...

A tutto campo su economia, riforma fiscale e innovazione
(Ti-Press)
28 maggio 2022
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Assieme al rapporto di Fiorenzo Dadò e Daniele Caverzasio, già sottoscritto da Ppd, Lega e Udc, probabilmente già martedì nella riunione della Commissione parlamentare della gestione verrà presentato un secondo rapporto sull’iniziativa Ppd che chiede di abbassare le imposte di circolazione: quello del Plr, che dalla critica e dai dubbi passa all’azione. «Il Consiglio di Stato ha risposto ai nostri quesiti - spiega il presidente cantonale del Plr Alessandro Speziali a colloquio con ‘laRegione’ - e sono risposte che confermano quello che noi ci permettevamo, in tutta onestà, di dire su questo tema. Il nostro deputato e commissario in Gestione Bixio Caprara è già al lavoro per il nostro rapporto».

La bocciatura del governo

"A giudizio dello scrivente Consiglio un’ultima riduzione degli introiti legati alle imposte di circolazione, per essere coerente con gli obiettivi finanziari definiti, dovrebbe permettere di arrivare a un gettito di 96 milioni di franchi", mette infatti nero su bianco il governo nella risposta inoltrata alla Gestione. Lontani, molto lontani quindi rispetto al plafonamento a 80 milioni di franchi chiesto dall’iniziativa popolare del Ppd e che il rapporto Dadò/Caverzasio riprende in toto. Compresa la richiesta di istituire una tassa base uguale per tutti. E anche qui il Consiglio di Stato mette un semaforo giallo, quasi arancione. Perché se "in generale salutiamo favorevolmente il principio di prendere, quale fattore principale per determinare l’imposta di circolazione, le emissioni di Co2 espresse in grammi per chilometro", l’Esecutivo si mostra "maggiormente critico" proprio sulla questione tassa base: "Non possiamo rilevare che all’atto pratico vi sia ben più di una criticità". Criticità espresse a più riprese sia dal Plr sia dal Ps, e ora pure dal governo: "Risulta difficile giustificare che, anche nell’ottica del principio ’chi più inquina, più spende’, una piccola automobile elettrica paghi lo stesso importo di un grosso e potente Suv con motorizzazione ibrida plug-in, ma anche solo rispetto a una vettura elettrica di grandi dimensioni e quindi dalla massa considerevole". E ancora: "Limitandoci infatti a un solo confronto tra vetture elettriche, è evidente che più è elevata la massa di un’automobile, maggiore sarà l’energia (in questo caso elettrica) che la stessa consuma, a parità di percorso; maggiore massa che impatta pure sull’usura del patrimonio stradale". Il quale richiede oneri annuali di gestione corrente che "superano largamente i 110 milioni di franchi annui".

Insomma, cosa resta dell’iniziativa Ppd dopo il - chiamiamolo così - caldo consiglio da parte del governo a ripensarci? «La nostra proposta», replica Speziali. Una proposta «che conferma la volontà di abbassare le imposte di circolazione, visto che è dal 2015 che diciamo come siano tra le più alte in Svizzera. Ma vogliamo farlo in maniera più coerente rispetto a quanto votato a schiacciante maggioranza dai ticinesi, ovvero mantenendo delle finanze sane. Il parlamento avrà così davanti un’altra possibilità di scelta, che consideri il costo reale delle strade, ma tenga presente anche altri costi per la mobilità, ad esempio con il recente grande sviluppo dell’offerta di trasporto pubblico». 96 milioni, quindi: contro gli 80 chiesti dal Ppd e i circa 110 che costa oggi la gestione ordinaria delle strade. Un compromesso? «Non parlerei di semplice compromesso, ma di una soluzione più fedele al principio di sostenibilità, sia ambientale sia finanziaria. Noi chiediamo anche una modifica alla formula rispetto a quanto chiede l’iniziativa. Il criterio di causalità non è solo sull’ambiente, ma anche sull’usura delle strade: un’utilitaria deve pagare come un Suv?», chiede retoricamente Speziali.

Poi, è chiaro, si parla anche di soldi. Tanti soldi. L’impatto della proposta «non è tale da permetterci di chiudere gli occhi e dire che non importa. Il 15 maggio il popolo ha chiesto di fare attenzione alle finanze e alla spesa, e noi vogliamo essere coerenti ripeto. Dobbiamo cercare di trovare un abbassamento d’imposta che sia sostenibile - rileva Speziali -, perché noi in campagna abbiamo detto che vogliamo evitare tagli. Ma se fuori dal Piano finanziario cominciano a sommarsi proposte su proposte che continuano a tagliare le entrate e aumentare le uscite, a un certo punto non si può più contenere la spesa ma la si deve tagliare: va detto, con onestà intellettuale. No?».

Speziali, un’accusa che vi viene rivolta è di esservi messi di traverso alla proposta Ppd è che così mancherebbero i soldi per gli sgravi fiscali che avete recentemente proposto per i grandi contribuenti. Come replica?

Replico che non è assolutamente così, e che vedo come qualcuno cominci a mescolare i piani. Questa riforma fiscale è stata chiesta dal parlamento – con un budget già previsto – e dal fatto che se guardiamo le statistiche intercantonali ci accorgiamo che qualcosa bisogna fare. Abbiamo fatto quattro proposte, trasversali e interclassiste. Apprezzate anche fuori dai perimetri Plr. E dal momento che chi pecca di onestà intellettuale pecca anche di memoria, ricordo che c‘è quella vista da alcuni come fumo negli occhi per attirare grandi contribuenti o non farli scappare, quella per facilitare il trapasso delle aziende di famiglia che si trovano in città ma anche in cima alle valli, quella di legare il massimo della deducibilità dei costi della cassa malati all‘andamento del prezzo medio e un aiuto fiscale per chi investe in edilizia ’green’. Siamo consapevoli che queste proposte entreranno in gioco quando si discuterà della riforma, ma è il nostro contributo: non picchieremo i pugni dicendo ’o così o niente’, non faremo come altri in Gestione. Sono sicuro che il Dipartimento finanze ed economia arriverà a proporre una riforma fiscale che prenda in considerazione varie fasce di popolazione.

Accuse rispedite al mittente quindi.

In Ticino spesso c’è il ragionamento che la politica sociale si fa attraverso la fiscalità, invece bisogna essere fiscalmente attrattivi per chi paga le imposte. Se altri partiti hanno delle fisime che noi vogliamo rivolgerci solo ai ceti alti non so che dire, noi abbiamo fatto queste proposte che sono, ribadisco, interclassiste e concrete. Lavoreremo per una riforma fiscale che faccia bene al Ticino, che attiri aziende e persone che pagano imposte. La battaglia del ceto medio non appartiene solo a chi continua a riempirsi la bocca con questi termini: noi non vogliamo mettere in contrapposizione le classi sociali, anzi. Mi sembra, piuttosto, che il linguaggio neomarxista si stia diffondendo un po’ troppo facilmente. Il ceto medio vuole poter lavorare, intraprendere, fare: per quello ci muoviamo, per esempio, su temi come il commercio o la riduzione dei costi creati dalla burocrazia.

Ecco, lei parla di proposte concrete. Del progetto di settimana lavorativa a 32 ore cosa ne pensa? I primi firmatari sono Sirica e Noi, un socialista e un verde. Ma in calce ci sono anche le firme di due liberali radicali, Quadranti e Ferrara.

Questa è una proposta che evidentemente il Plr non può condividere. Ancora una volta si cerca di scardinare o di ribaltare il funzionamento del nostro sistema economico che, è vero, ha bisogno di correttivi; ma qui si arriva mensilmente con proposte che rischiano ogni volta di crearci problemi. A forza di dire ‘chi se non la Svizzera’ e che ‘la Svizzera è abbastanza ricca per...’ si attaccano costi, oneri, problemi di competitività e il sistema rischia di incepparsi. Più concretamente: nel nostro Cantone in vari settori manca manodopera, una settimana a 32 ore chiede ancora più manodopera. E questo è un problema molto pratico. In più, ci lamentiamo della fortissima pressione, che esiste, da parte del frontalierato. Una simile proposta triplica la pressione, e allora i modelli economici alternativi devono essere contestualizzati al territorio. Perché qui si rischia un boomerang sui denti, e non so nemmeno quanti denti potrebbero rimanere attaccati dopo il colpo.

C’è chi dice che in altre realtà funziona, però.

Appunto, in altre realtà. Winterthur non mi sembra che confini col Varesotto. Le altre realtà non vanno gonfiate o interpretate a proprio uso e consumo.

La proposta di approfondire il tema del ‘gaming’ ha provocato qualche battutaccia. Può spiegare, una volta per tutte, cosa intende per ’gaming’?

Guardi, chi sghignazza lo inviterei agli incontri come quelli che ho fatto dopo aver inoltrato questa proposta, perché ci sono stati davvero molti under40 a dire che finalmente ci si accorge di un mondo nuovo, un mondo nuovo che ha a che fare con Usi, Supsi, Politecnico di Zurigo e Accademia di Mendrisio. Settori che non sono Super Mario Bros, ma che hanno a che fare con simulatori, realtà aumentata, tecnologia, innovazione, informatica, scuola, startup. Chi sghignazza guardi gli istogrammi dei fatturati, e consideri che sono posti di lavoro ad alto valore aggiunto, che si tratta di competenze e aziende che se arrivano o nascono in Ticino contribuiscono all’indotto, alle casse pubbliche e non poco. Se si guarda solo all’economia del Ventesimo secolo non si va da nessuna parte.

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