Ticino

Il virus rallenta, il ‘furbetto’ no

Crediti Covid e raggiri: avviati dalla Procura ticinese più di novanta procedimenti. Particolare attenzione degli inquirenti ai crac fraudolenti

Stato danneggiato (Ti-Press)
12 maggio 2022
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La pandemia rallenta, non rallenta invece in Ticino l’azione di contrasto di magistratura e polizia nei confronti di chi ha approfittato – intascando indebitamente somme anche rilevanti di denaro pubblico – degli aiuti statali all’economia: una lotta agli abusi che si concretizza con l’apertura di procedimenti penali, l’emanazione di decreti d’accusa e la celebrazione di processi. Per quanto riguarda i raggiri commessi nel settore dei crediti Covid, garantiti da fideiussione solidale della Confederazione e concessi in maniera agevolata, in un anno – dall’aprile 2021 all’aprile 2022 – i procedimenti avviati dalla Procura sono passati da una cinquantina a oltre novanta. Il volume dei crediti finiti sotto la lente degli inquirenti è aumentato di 8 milioni di franchi: da 10 a 18 milioni. Il numero degli indagati è salito da novanta a oltre centoquaranta. Quasi raddoppiato il numero delle persone per cui è stata disposta la carcerazione preventiva: da tredici a ventiquattro. Gli importi "sequestrati o già restituiti agli istituti di credito ammontano a circa il 20 per cento del totale". Sono le cifre fornite dal sostituto procuratore generale Andrea Maria Balerna, alla testa della sezione di pp dediti al perseguimento dei reati finanziari, e dal maggiore della Cantonale Thomas Ferrari, responsabile della Polizia giudiziaria.

Lavoro ridotto sospetto: più di settanta segnalazioni

Incontrando oggi la stampa, Balerna e Ferrari hanno fatto il punto sulla lotta nel cantone alla criminalità economico-finanziaria, che vede protagonisti anche coloro che hanno cercato di trarre illegalmente profitto dai sostegni finanziari che lo Stato ha messo a disposizione degli imprenditori per arginare i contraccolpi economici – blocco totale o parziale delle attività – derivanti dalla diffusione del coronavirus. Tra questi sostegni figurano appunto i crediti Covid-19, in relazione ai quali il Ministero pubblico ha aperto finora più di novanta procedimenti. Ma non ci sono solo i ‘furbetti’ del credito. Ci sono anche quelli del lavoro ridotto e relative indennità. Siamo così al secondo importante tipo di aiuto accordato dallo Stato per contenere gli effetti della pandemia sull’occupazione, evitando licenziamenti. «Questa misura è ancora in vigore e al momento – ha evidenziato Balerna – si è tradotta nell’erogazione di 14 miliardi di franchi sul piano nazionale, di 900 milioni a livello ticinese». Gli abusi consistono «nell’indicazione non corretta, da parte della ditta all’autorità, del numero di ore perse». Come in uno dei casi di cui si è occupato di recente lo stesso sost pg: un’azienda del Bellinzonese, con una cinquantina di dipendenti, che aveva dichiarato di impiegare al cinquanta per cento i propri collaboratori, quando in realtà, come emerso dai controlli, lavoravano al cento. La ditta aveva così incassato senza averne diritto circa 830mila franchi, nel frattempo restituiti. E anche su questo fronte, quello degli abusi in materia di lavoro ridotto, l’attività di Ministero pubblico e Polizia cantonale è cresciuta: il numero delle segnalazioni di vere o presunte irregolarità pervenuto alla Procura dall’aprile 2021 all’aprile di quest’anno è passato da trenta a più di settanta.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per parlare della criminalità finanziaria in generale. Una criminalità che «approfitta anche delle situazioni di crisi per commettere reati», ha osservato Ferrari. Una criminalità, quella economico-finanziaria, che ha «un elevato grado di preparazione, con una buona conoscenza del sistema giudiziario e dell’apparato amministrativo e con una capacità di adattamento rapido ai cambiamenti sociali e tecnologici». Eppure, ha aggiunto il capo della Polizia giudiziaria ticinese, «il suo pericolo sociale è ancora sottovalutato». A essere danneggiato, hanno sottolineato Ferrari e Balerna, è però lo Stato. A causa per esempio del mancato versamento di imposte e oneri sociali o degli abusi sul fronte della disoccupazione. Sullo sfondo spesso «società di comodo», tutt’altro che solide. Che offrono prestazioni «sottocosto», a prezzi «impossibili per un’impresa che agisce nel rispetto delle regole». Società di comodo che entrano nel circuito economico innescando concorrenza sleale e non di rado danneggiando il patrimonio dei loro clienti. Particolare attenzione viene prestata dagli inquirenti ai fallimenti fraudolenti o ‘pilotati’. Dall’agosto 2019 è operativo un Perito contabile (Peter Ranzoni, economista) sui crac sospetti, figura voluta dal Dipartimento istituzioni, con l’ok del Consiglio di Stato, per rendere maggiormente incisiva, in collaborazione con la magistratura, la lotta agli illeciti fallimentari in Ticino. Al perito il compito di analizzare i dossier sui crac in odor di reato trattati dall’Ufficio dei fallimenti e di segnalare al Ministero pubblico gli illeciti che dovessero emergere dall’esame dei dissesti societari.

La collaborazione fra autorità penali e amministrative

L’azione di contrasto alla criminalità economico-finanziaria passa pure dalla cooperazione fra autorità penali e autorità amministrative. Di quest’ultime, hanno spiegato il sost pg e il responsabile della Polizia giudiziaria, fanno parte il Registro di commercio, l’Ufficio della migrazione, l’Istituto delle assicurazioni sociali, l’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro, l’Ufficio esecuzioni, l’Uffico fallimenti e il citato perito, nonché l’Autorità di vigilanza sui fiduciari. Una cooperazione che funziona, secondo Balerna e Ferrari. Ma «fondamentale» in ottica preventiva è anche la collaborazione dei cittadini, invitati a segnalare situazioni anomale. Balerna: «Quando scatta il procedimento penale, reato e danno sono già stati commessi».

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