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Accordo frontalieri, Farinelli: ‘Per il Ticino solo vantaggi’

Il presidente dell’Associazione comuni italiani di frontiera Mastromarino: è la migliore intesa possibile. Il senatore Alfieri: ratifica entro breve

Il consigliere nazionale liberale radicale
(Ti-Press)
1 marzo 2022
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Anche il Consiglio nazionale dà luce verde al nuovo accordo sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri. Dopo quello del Consiglio degli Stati, c’è quindi pure il sì della Camera del popolo. Il trattato da parte svizzera è così ratificato, si attende ora il parlamento italiano. Alex Farinelli, intanto, non ha dubbi: «Questo nuovo accordo fiscale comporta solo dei vantaggi per il nostro cantone. Di svantaggi non ne vedo. II Ticino incamererà più soldi e la pressione sul nostro mercato del lavoro si attenuerà: si conseguiranno così due obiettivi che abbiamo sempre detto di voler raggiungere».

Spiega il deputato ticinese del Plr al Nazionale: «Il trattato che abbiamo appena ratificato, cosa che l’Italia dovrebbe fare a breve, permette di ottenere in prospettiva due importanti miglioramenti per il cantone». Il primo, aggiunge Farinelli, «è che il Ticino incasserà più soldi, a regime parliamo infatti di decine di milioni di franchi all’anno di maggiori entrate fiscali, soldi che saranno a disposizione dell’ente pubblico per i suoi compiti». Il secondo «è che l’aumento del carico fiscale sui lavoratori frontalieri farà sì che questi siano meno concorrenziali rispetto ai residenti, cosa che contribuirà, e non poco, a ridurre la pressione sul nostro mercato del lavoro. E sarà una riduzione progressiva, perché una volta in vigore l’accordo, chi vive oltre confine e intende lavorare da noi deve sapere che sarà assoggettato al nuovo regime fiscale. Ora, dato che pagherà più imposte questa persona non si accontenterà di salari bassi o troppo bassi. Il mercato del lavoro ticinese potrebbe quindi rivelarsi assai meno attrattivo di oggi per i frontalieri e offrire opportunità occupazionali per i residenti». Dall’entrata in vigore del nuovo accordo i frontalieri già attivi beneficeranno del regime fiscale vigente al massimo per dieci anni: c’è chi lamenta la durata eccessiva di questo periodo transitorio... «Non c’era un’alternativa praticabile per condurre in porto il trattato - afferma il consigliere nazionale liberale radicale -. È stato il compromesso perché l’Italia accettasse l’accordo. Dobbiamo comunque essere consapevoli del fatto che entro dieci anni, e in maniera progressiva, dall’entrata in vigore del trattato tutti i lavoratori frontalieri saranno a esso assoggettati».

La Road map parla chiaro

In Consiglio nazionale il democentrista Piero Marchesi ha proposto, invano, di sospendere la ratifica in attesa che venga risolto il problema dell’accesso al mercato italiano degli operatori finanziari elvetici. «Come ticinesi, tutti - premette Farinelli - auspichiamo una soluzione in tempi brevi ed è per questo che abbiamo insistito e insisteremo col Consiglio federale affinché continui a lavorare sul tema dell’accesso al mercato italiano, pur sapendo che il momento è difficile, alla luce dei paletti messi dall’Unione europea riguardo a questo tipo di argomento. Affermare però - evidenzia Farinelli - che nella Road map era inserito un punto che prevedeva un’intesa per l’accesso ai mercati finanziari è semplicemente falso. C’era solo una nota finale che indicava quello dell’accesso al mercato italiano da parte dei nostri operatori finanziari tra i temi da considerare in discussioni future tra Svizzera e Italia per cercare eventuali misure volte a facilitare questo accesso. Non c’era nulla di vincolante. Riguardo a tale aspetto non si può dunque rimproverare alcunché all’Italia». Infatti a pagina 7 della Road map su come procedere nelle questioni fiscali e finanziarie tra Italia e Svizzera, nell’ultimo capitolo, chiamato ‘Dialogo continuo’, si legge testuale: "Le autorità svizzere e italiane continueranno a studiare possibili soluzioni per migliorare la fornitura reciproca di servizi finanziari transfrontalieri".

La ratifica italiana ‘entro breve’

Quali possono essere ora i tempi in Italia del dossier? «Compatibilmente con la trattazione di questioni legate alla crisi ucraina, dovremmo poterlo approvare entro la fine di questo mese in commissione e andare in aprile in aula (il Senato ndr.), dopodiché si andrà alla Camera dei deputati: si spera che entro l’estate l’iter si concluda», dichiara alla ‘Regione’ il senatore del Pd Alessandro Alfieri, relatore del Ddl italiano -. Il disegno di legge ha tutta una serie di misure che abbiamo concordato con il territorio di confine perché si potesse accettare complessivamente il nuovo accordo fiscale tra l’Italia e la Svizzera». Quanto all’accesso degli operatori finanziari svizzeri al mercato italiano? «Facciamo un passo alla volta», si limita a rispondere Alfieri.

«Dal mio punto di vista è il miglior accordo che potevamo portare a casa, perché tiene in piedi il sistema di economia transfrontaliera che rende questo territorio diverso dagli altri e che, mi permetto di dire, ha fatto la sua fortuna da un lato e dall’altro del confine», commenta da noi raggiunto Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Associazione comuni di frontiera. Ed è soddisfatto soprattutto «per le risposte date alla nostra comunità». Nel senso che, specifica Mastromarino, «a Lavena Ponte Tresa ho 2’700 famiglie, con 1’350 frontalieri. Per queste persone rimangono garantiti i diritti acquisiti quando hanno deciso di fare i frontalieri, e viene migliorata la loro situazione per quanto riguarda la previdenza in Italia in caso di disoccupazione». Per quanto concerne i Comuni di frontiera «viene mantenuto il regime di compensazione finanziaria e cioè dei ristorni, un tema fondamentale perché significa dare a persone che lavorano in un altro Stato, e lì producono ricchezza, servizi che a loro e alle rispettive famiglie servono: scuole, infrastrutture, illuminazione…».

Poi, per i nuovi assunti a partire dal 2023, «è stata mantenuta una fascia di ‘no tax area’ di 10mila euro, che non è proprio poco - commenta Mastromarino -. Questa permetterà per i salari medi di mantenere l’interesse economico nel fatto di poter andare a lavorare in Svizzera. Ma non solo: probabilmente, anche se ci vorrà del tempo per verificarlo, potrebbe abbattere le forme più fastidiose di dumping salariale». Per i salari medio alti, invece, «si andrà a una ridefinizione dei contratti in vista del fatto che la tassazione potrebbe essere migliore. Ci son le condizioni per governare nel modo migliore i possibili cambiamenti del mercato - sottolinea il sindaco di Lavena Ponte Tresa -, senza però andare a stravolgere l’impianto socioeconomico dei territori di frontiera».

Sulle tempistiche condivide l’ottimismo che spera in una ratifica definitiva da parte italiana entro breve? «Sono stato convocato in audizione al Senato a Roma l’8 marzo, per spiegare il punto di vista dei Comuni di frontiera, e lì potrò avere il polso della situazione», premette Mastromarino. Ma «l’impressione è che, proprio perché questo accordo nasce dal basso, con una serie di sollecitazioni raccolte sul territorio con confronti e l’apertura di tanti tavoli di discussione, questa volta rispetto al 2015 si è costruito il consenso necessario a far sì che tutte le parti politiche sostengano questo accordo che, ribadisco e senza paura di essere smentito, rimane il miglior accordo possibile».

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