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Condanne più aspre per i pedofili, stop all’iniziativa cantonale

Dopo il no delle commissioni di Stati e Nazionale, la decisione ufficiale: no all’aumento delle pene minime e massime chiesto da Dadò: ‘Delusione totale’

(Ti-Press)
27 ottobre 2021
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La decisione porta la data del 20 ottobre ed è definitiva: il percorso dell’iniziativa cantonale ticinese che chiedeva un inasprimento delle pene nei confronti di pedofili e criminali sessuali in genere, presentata all’Assemblea federale il 29 gennaio 2019, finisce qui: “Entrambe le Camere hanno deciso di non darvi seguito (Consiglio degli Stati, 8 settembre 2020; Consiglio nazionale, 23 settembre 2021)”. Stop quindi alla richiesta di aumentare la pena minima a un anno e quella massima ad almeno dieci anni formulata da Fiorenzo Dadò (Ppd), approvata dal Gran Consiglio con 80 favorevoli e 5 astensioni al rapporto commissionale della popolare democratica Sabrina Gendotti. La risposta della Commissione degli affari giuridici della Camera dei Cantoni è stata laconica: è già in attesa che l’Amministrazione elabori un progetto preliminare sul tema, che poi sarà sottoposto a una procedura di consultazione, ed è del parere che “con l’aumento non differenziato delle pene minime e massime per tutti i reati contro l’integrità sessuale non si raggiungerebbe l’obiettivo”. Stessa tesi sostenuta dall’ampia maggioranza dell’omologa commissione del Nazionale.

Una decisione, questa, che lo stesso Dadò spiega alla ‘Regione’ di aver ricevuto con «totale e completa delusione, significa che per l’Autorità federale è già tutto a posto e la legislazione penale è sufficiente per quanto riguarda questi reati gravissimi. L’anno scorso con i colleghi Gendotti, Stephani e Tonini siamo andati a Berna in audizione ed eravamo piuttosto fiduciosi, invece niente. A questo punto c’è da sperare che qualcuno lanci un’iniziativa popolare, è l’unica alternativa che resta. Se del caso noi ci saremo».

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