Ticino

‘Salario minimo, Ccl e storture: tocca a noi dare la risposta’

Nella discussione generale in Gran Consiglio emerge un asse Ps-Lega. Fonio e Jelmini (Ppd) sulle barricate. Speziali (Plr): ‘Ombre, ma ci sono tante luci’

Ti-Press
21 settembre 2021
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«È difficile difendere l’indifendibile e mi distacco in modo chiaro dal sindacato TiSin». È a circa tre quarti dell’annunciata discussione generale sul caso delle ditte del Mendrisiotto e dei Contratti collettivi di lavoro firmati con salari ben al di sotto del salario minimo che entrerà in vigore il 1° dicembre che in Gran Consiglio prende la parola il granconsigliere leghista Daniele Caverzasio. Il drappello di deputati di via Monte Boglia è sparuto: circa una decina. Il capogruppo Boris Bignasca, addirittura, è uscito dall’aula per conflitto d’interesse essendo tra i dirigenti del sindacato TiSin. Le parole di Caverzasio sono pesanti: «TiSin non è la Lega, anche se non nego che due nostri esponenti di peso sono in quel sindacato. Ma non difenderò mai salari a 15 franchi l’ora, perché mi guardo allo specchio e penso che già il salario che abbiamo votato non permette una vita dignitosa a un ticinese». Ciò detto, il deputato leghista si chiede se oggetto della discussione sia «il quanto, cioè il salario, o il metodo, cioè come è stata condotta la trattativa. Perché davvero non lo sto capendo».

Sirica: ‘Un terremoto politico’

La risposta arriva netta dal copresidente socialista Fabrizio Sirica: «Il problema sono entrambi, ci mancherebbe altro!» E rincara: «Quando quella mattina ho visto la prima pagina della ‘Regione’ ho subito pensato che fosse un terremoto politico. È evidente che TiSin non è un sindacato e che il Ccl stipulato non è un Ccl», prosegue il socialista che spiega anche il perché: «Il sedicente partner sociale non rappresenta le lavoratrici e i lavoratori, in quanto sembrerebbe che sono andati a sottoscrivere il contratto con zero affiliati. E ancora: «Indipendenza economica? Come può dire di averla un’organizzazione che si fa pagare dal datore di lavoro 5 franchi per ogni dipendente che sottostà al contratto?». Infine, per Sirica «il partenariato sociale è in gravissima crisi, ciò che è avvenuto con TiSin spalanca le porte agli abusi. Per questo abbiamo già annunciato di voler lanciare un’iniziativa popolare per un salario minimo a 21.50 franchi».

Durisch: ‘Neuchâtel strada da seguire’

«I residenti vengono pagati 200 franchi in più, viene scritto nel documento – ovvero il famoso Ccl –. Questo non fa altro che affermare che i frontalieri sono più vantaggiosi», denuncia il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch che ricorda lo spirito dell’iniziativa popolare sul salario minimo: «L’introduzione dei salari dignitosi è uno dei pochi strumenti che abbiamo per rendere meno conveniente per un datore di lavoro assumere dei frontalieri». Ma dunque, quale sarebbe un salario minimo dignitoso? La risposta potrebbe averla data indirettamente una sentenza del Tribunale federale rispondendo a un ricorso nel canton Neuchâtel: «Corrisponde alle prestazioni sociali più alte devolute dal Cantone». Il socialista fa presto il calcolo: «Se aggiorniamo i dati a oggi, potremmo arrivare vicino ai 21,50 franchi all’ora». Il Tf «dice chiaramente che a prevalere sul salario del Ccl è il principio del salario dignitoso. Si può dunque aggiungere una clausola alla nostra legge senza essere in conflitto col codice delle obbligazioni». E, partendo da questo assunto, sottolinea che «ora in Gestione dobbiamo prendere seriamente la questione e valutare se ci sono margini di manovra per evitare queste distorsioni. Spero che ci sia la volontà politica e che quanto detto oggi su questa situazione non siano solo parole al vento».

Guerra: ‘Pronti a un atto congiunto’

Davanti alle reiterate critiche di Matteo Pronzini (Mps), autore dell’emendamento che chiedeva di stralciare la clausola di non applicazione del salario minimo laddove è già in vigore un Ccl, il leghista Michele Guerra, tra i correlatori del rapporto poi votato dal Gran Consiglio, afferma che «ci metto la faccia, nel bene e nel male. Tutti i partiti presenti nella Commissione della gestione avevano preavvisato negativamente l’emendamento non solo perché la clausola era presente nel testo di iniziativa votato dal popolo, ma perché avevamo ricevuto rassicurazioni serie da tutte le parti coinvolte sul suo funzionamento». Oggi, continua Guerra, «emergono anche i rischi e i limiti pesanti di questa clausola. L’unica soluzione, a titolo personale, è toglierla di mezzo, come proponeva l’Mps che aveva ragione nel farlo a posteriori, o di regolare un minimo le contrattazioni». E Guerra lancia un assist a Durisch: «L’augurio è che si intervenga presto, anche con un atto o un’iniziativa congiunta affinché non si possa più scendere sotto la soglia minima da noi votata». In futuro si vedrà, ma sul recente passato il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni è serafico: «Questa deroga prevista dove è in vigore un Ccl l’hanno scritta gli iniziativisti, non la Spectre...».

Jelmini e Fonio: ‘A pagare sono i lavoratori’

E a proposito di Ppd, l’anima sociale (ma anche quella economica con Marco Passalia: «Mi distacco da questo modo di fare impresa») è ovviamente sulle barricate. «A Caverzasio rispondo che il metodo è fondamentale, perché il coinvolgimento del personale è imprescindibile - rileva Lorenzo Jelmini -, ma pure il contenuto: quando difendo la formula del Contratto collettivo non lo faccio per rendita di posizione ma perché (come affermato anche da Nadia Ghisolfi, ndr.) un Ccl non prevede solo il salario, ma pure condizioni lavorative degne, protezioni contro il licenziamento, un salario al 100% anche se si è in malattia… Il problema è il dato di partenza: in Ticino ci sono ancora salari da fame, e spesso ci si dimentica di chi è stato colpito: lavoratrici e lavoratori». Un altro sindacalista Ocst, il deputato popolare democratico Giorgio Fonio, annota che «il nostro è un Cantone che non perde mai occasione di mostrare il suo lato peggiore, e cavilla in un modo che non può essere tollerato. Non stiamo giocando, sono coinvolte centinaia di persone che sono state umiliate, la cui dignità è stata calpestata. Parlamento e Consiglio di Stato devono esprimere il proprio dissenso davanti a questo modo di procedere discriminatorio e vessatorio».

Quello di Natalia Ferrara (Plr) è invece un vero e proprio affondo verso la Lega: «Il fatto che capogruppo e vicecapogruppo (Sabrina Aldi, ndr.) votano una soluzione come il salario minimo e poi mettono in piedi un’associazione per aggirarla per me è un tema. Non giriamoci dall’altra parte, sennò la parola della politica non varrà più niente se si va avanti così».

E se Samantha Bourgoin per i Verdi chiede «di mettersi d’accordo per un’iniziativa legislativa» il presidente del Plr Alessandro Speziali frena gli entusiasmi: «Il Ticino vive delle ombre, ma non è neanche il Burkina Faso, abbiamo tante luci. Se qualcosa di fondamentale come il partenariato sociale entra in crisi in maniera episodica, non possiamo rimettere tutto in discussione medicando una legge minando l’elasticità, evocando nuove iniziative e corse a legiferare poco utili».

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