Ticino

‘Gli eventi meteo estremi diventeranno la regola’

Claudio Zali: ‘Bisognerà adeguare le opere di premunizioni alle mutate condizioni climatiche, anche aumentando le risorse finanziarie’

Prevenire è la parola d’ordine per il futuro
(Ti-Press)

I temporali e le forti piogge di luglio sono state eccezionali da tutti i punti di vista. «Non si è trattato di eventi banali. Normalmente si verificano ogni 30-40 anni e in alcune zone del Ticino anche con cadenza maggiore, se non addirittura secolare». Il Consigliere di Stato Claudio Zali, responsabile del Dipartimento del territorio, non nasconde la sua preoccupazione per gli eventi meteo estremi delle ultime settimane che probabilmente diventeranno la regola nel prossimo futuro. «Ogni cinque anni e non ogni 100», ha affermato ricordando che comunque gli enti di intervento preposti non si sono fatti cogliere impreparati. «Questo non ha purtroppo impedito i danni alle persone». Il riferimento è al gruppo di turisti rimasti feriti in un campeggio del Locarnese perché colpiti dalla caduta di un albero. «Il rischio zero non esiste. Non possiamo ancorare ogni singolo sasso alle montagne e nemmeno evitare che degli alberi vengano sradicati da trombe d’aria imprevedibili», continua Zali. Questo non vuol dire lasciarsi andare al fatalismo e all’immobilismo. L’emergenza climatica c’è ed è percepibile anche in Ticino. Ed è proprio l’aumento della temperatura a livello globale che fa crescere l’energia degli eventi temporaleschi locali e con essi fa aumentare anche i danni alle cose e alle persone. «Ricostruiremo le opere di premunizione distrutte e dove sarà necessario le faremo ancora meglio e più resistenti», ha continuato consigliere di Stato anticipando che nell’ambito dei crediti ricorrenti per la tutela del territorio, questi dovranno essere aumentati proprio per rispondere meglio alle mutate condizioni climatiche. «È difficile quantificare ora di quanto dovranno essere aumentati. È però certo che questi importi dovranno essere incrementati», ha infine precisato Claudio Zali confidando nella sensibilità della politica su questi temi e che in passato «non ha mai negato le risorse finanziarie necessarie». I danni causati nel solo mese di luglio ammontano a circa 10-15 milioni di franchi.

Sulla eccezionalità degli eventi meteorologici si sofferma Luca Nisi, meteorologo di MeteoSvizzera. Tra l’otto luglio e il 16 agosto il Ticino è stato attraversato da linee temporalesche stazionarie caratterizzati da forti piogge, grandine e violente raffiche di vento in prossimità dei temporali. Non è stata colpita una sola regione. «È stato prima il Ticino settentrionale a essere colpito con maggiore vigore (8 e 13 luglio) e poi il Sottoceneri, in particolare Mendrisiotto e Luganese (24-28 luglio). Infine il Locarnese con pioggia e venti molto forti», ha spiegato Nisi ricordando che a differenza del passato, non c’è stato un singolo evento – come le alluvioni del 7 agosto 1978 – concentrato su tutto il territorio, ma più eventi e su più regioni. «Non abbiamo ancora dati a sufficienza per identificare un eventuale aumento di frequenza per gli eventi più estremi, ma il trend per quelli di media-forte intensità è confermato all’aumento», spiega Nisi. Anni neri, dal punto di vista meteo, non mancano. Nisi ha ricordato i seguenti anni: 1834; 1839; 1868; 1907; 1927; 1951; 1978; 1987; 2002. «Non siamo sorpresi dell’ultima estate che è in linea con quanto mostrato dagli scenari climatici e che pone la sfida della futura gestione dei fenomeni meteorologici intensi e irregolari».

Le parole d’ordine che caratterizzeranno il futuro sono quindi gestione e prevenzione. Andrea Pedrazzini, geologo cantonale ha spiegato come funziona l’organizzazione cantonale in caso di emergenza. «C’è per prima cosa il picchetto geologico attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 a supporto degli enti di primo soccorso. In caso di allerta meteo, il picchetto è rafforzato con gli specialisti (15-20 persone) dell’Ufficio dei corsi d’acqua e dei circondari forestali. Durante l’evento il compito prevalente è la verifica sul territorio delle situazioni più sensibili e garantire le informazioni agli enti di primo intervento». Nelle cinque settimane in questione sono stati più di 100 gli eventi maggiori recensiti dai servizi del Dipartimento del territorio. Una sorta di stress test geologico che ha permesso anche di capire cosa non ha funzionato e come migliorare le opere di premunizioni esistenti. Laurent Filippini, capo dell’Ufficio dei corsi d’acqua ha sottolineato come, per esempio, nel caso dell’evento meteo che ha colpito Lumini a inizio agosto, «l’intervento rapido dei servizi di emergenza ha premesso di ridurre al minimo i disagi». Anche a Melano le opere di premunizione realizzate nel 2018-2019 «non hanno subito danni e svolto in maniera efficace la loro funzione». Stessa cosa per i ripari sull’Ove di Capolago che hanno impedito che i detriti finissero sull’autostrada A2. Anche a Giubiasco, la camera di ritenzione sul riale Vallascia realizzata nel 2013 ha impedito ulteriori danni. Qualche pensiero lo ha dato, sempre a Giubiasco, dove la rottura di un muro di argine in zona Al Palasio ha causato l’esondazione il riale Fossato con l’inagibilità della locale scuola dell’infanzia. «Qui bisognerà intervenire per ripristinare i ripari facendo esperienza di quanto avvenuto», aggiunge Filippini

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