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Covid, una trentina per ora i docenti cantonali vulnerabili

Gli insegnanti annunciatisi sino a venerdì scorso al Dipartimento educazione cultura e sport. La procedura e il lavoro in sede (con la mascherina FFP2/3) o da casa

26 gennaio 2021
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Il dato al momento disponibile risale al 22 gennaio. Fino a venerdì scorso erano «trentatré» i docenti di scuole cantonali (medie, medie superiori e professionali) annunciatisi come soggetti vulnerabili - persone che soffrono di determinate patologie o donne incinte - e quindi particolarmente a rischio se contagiati dal coronavirus. È quanto indica il Decs, il Dipartimento educazione cultura e sport, al quale la 'Regione' ha chiesto un primo bilancio sulla 'gestione' di questa categoria di insegnanti alla luce anche delle recenti disposizioni emanate da Berna per arginare la diffusione della pandemia.

Formulario, certificato
e medico del personale

Spiega il Decs: «Il o la docente che si è annunciato/a quale insegnante vulnerabile alla Direzione dell'istituto scolastico riceve da quest'ultima un formulario che, una volta compilato, viene trasmesso, unitamente al certificato medico, alle autorità competenti dell'Amministrazione cantonale». I docenti riconosciuti come vulnerabili dal medico del personale, prosegue il Dipartimento, «sono di principio tenuti ad adempiere da casa gli obblighi lavorativi abituali. Chi lo desidera può continuare la propria attività di insegnamento in sede utilizzando la mascherina FFP2/3, fornita gratuitamente dal datore di lavoro e con un grado di protezione accresciuto rispetto a quella chirurgica». Chi non accetta questa soluzione «deve lavorare da casa o, se questo non è possibile, effettuare un lavoro alternativo equivalente che può essere svolto da casa». Sette, sempre fino a venerdì 22, gli insegnanti ritenuti vulnerabili dal medico del personale dell’Amministrazione cantonale che, fa sapere il Decs, hanno chiesto di poter rinunciare all’uso della mascherina FFP2/3 e dunque all'attività in sede. 

Le patologie: cosa dice
l'Ordinanza federale

Ma quali sono le patologie per cui un docente o una docente è da considerarsi particolarmente a rischio? Il Dipartimento educazione cultura e sport rimanda all'Ordinanza 3 Covid-19 del Consiglio federale. E in particolare a due capoversi, il 10 e l'11, dell'articolo 27a. Secondo la normativa, "sono considerate particolarmente a rischio le donne incinte e le persone non vaccinate contro il Covid e che soffrono in particolare delle seguenti patologie: ipertensione arteriosa, diabete, malattie cardiovascolari, malattie croniche delle vie respiratorie, malattie o terapie che indeboliscono il sistema immunitario, cancro, obesità".  Patologie che "sono precisate nell’allegato 7 in base a criteri medici". L’elenco di tali criteri "non è esaustivo. È fatta salva la valutazione clinica del rischio nel singolo caso". Sino a venerdì scorso, come detto, i formulari di docenti annunciatisi come persone vulnerabili pervenuti alla Sezione amministrativa del Decs erano trentatré, la maggior parte inoltrati da docenti donne.

Restando in ambito scolastico, il 4 gennaio il Consiglio di Stato rendeva noto di aver prorogato l’obbligo generalizzato dell’uso della mascherina per allievi, docenti e personale delle scuole medie: questo "nel sedime e all’interno degli istituti scolastici, nonché all’esterno della scuola per attività che necessitano del suddetto ausilio". Il provvedimento, spiegava ancora il governo, "ha effetto fino alle vacanze di Carnevale (12 febbraio)". Il prolungamento della misura, sottolineava l'Esecutivo, "è tra i provvedimenti che permettono di evitare il passaggio allo scenario 2 (scuola ibrida: in presenza e a distanza) o allo scenario 3 (didattica solo a distanza)".

Il governo, si affermava ancora nel comunicato stampa, "intende perseguire con tutti i mezzi disponibili l’obiettivo di garantire a tutti gli allievi un’adeguata formazione, a prescindere dalle specifiche condizioni di ognuno, e per farlo continua a sostenere tutte le misure atte a mantenere il più a lungo possibile la scuola in presenza, anche nel quadro dell’attuale difficile situazione epidemiologica".

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