Ticino

Lavoro, il Covid ha accelerato dinamiche già in atto

Sono i settori come l’e-commerce o i servizi finanziari e assicurativi quelli 'vincenti'. Intervista a Monica Dell'Anna, Ceo di Adecco Svizzera

21 novembre 2020
|

Monica Dell’Anna ha assunto la guida del Gruppo Adecco Svizzera e Austria lo scorso 1° giugno nel momento in cui la crisi sanitaria determinata dal coronavirus stava mollando la presa. O così ci auguravamo. Il trimestre terribile dal punto di vista del crollo storico del Pil (-8,2% sul trimestre e -9,4% sull’anno) sembrava archiviato. Dopo un’estate probabilmente un po’ troppo rilassata, l’inizio dell’autunno ci ha fatti ripiombare nell’incertezza. Le autorità non parlano più di lockdown, di chiusura più o meno forzata dei settori dell’economia ritenuti non essenziali, ma di ‘slowdown”. Un rallentamento della mobilità sociale per cercare di tenere bassa la curva dei contagi. A pagare il prezzo più alto è in questo momento la cosiddetta industria dell’intrattenimento (discoteche, locali notturni, teatri, spettacoli e sport in generale).

Ma è tutta l’economia e la società che sta vivendo nell’incertezza. «In poche settimane lo scenario è cambiato radicalmente», afferma Monica Dell’Anna. «La seconda ondata di coronavirus ormai è realtà e bisogna fare i conti per il prosieguo. Ciò che si nota è che le aziende reagiscono con più calma rispetto alla prima ondata e continuano a reclutare», precisa la neo Ceo del Gruppo Adecco Svizzera.

Il settore interinale ha risentito molto del primo lockdown?

La scorsa primavera secondo un sondaggio dell’associazione settoriale Swisstaffing, il numero di lavoratori temporanei è calato dell’80-90% nella Svizzera francese e italiana, in modo quasi repentino. La nostra preoccupazione principale rimane la salute dei collaboratori e come azienda lavoriamo su vari scenari per continuare a operare al meglio. Certamente a luglio tutti gli indicatori puntavano nella giusta direzione, ovvero in una rapida ripresa dell’economia in grado di assorbire chi era rimasto senza lavoro. Come industria, al pari di altre in Svizzera, abbiamo chiesto le indennità per lavoro ridotto e circa 20mila lavoratori interinali in tutto ne hanno beneficiato. Lo dimostra lo Swiss Staffingindex quale barometro settoriale. Ora è diverso, perché le attività produttive non sono state bloccate. Comunque vediamo una ripresa che è proseguita nel mese di ottobre.

E quali sono le prospettive per i prossimi mesi?

È un quadro in rapida evoluzione e per questo dobbiamo adeguare l’attività alla situazione contingente. Lo scorso maggio, al termine del primo blocco, si andava verso l’estate e c’era un atteggiamento positivo da parte di tutti. Ora invece si va verso l’inverno e con le notizie quotidiane sull’evoluzione dell’epidemia le persone sono molto più preoccupate oltre che stanche psicologicamente da mesi complicati. Questa volta c’è il vantaggio dell’esperienza sanitaria, ma anche di competenze in più. Dal punto di vista economico, tutti noi siamo molto più allenati sullo smart working o all’insegnamento a distanza. Nella prima fase, soprattutto con la scuola in remoto, si è fatto fatica a ingranare. A questo punto le istituzioni pubbliche dovrebbero aver preso coscienza che anche in Svizzera servono importanti investimenti in questo settore. L’emergenza Covid ha spinto in avanti il processo di digitalizzazione in modo deciso che probabilmente il telelavoro, nei settori dove è possibile, diventerà una forma permanente di impiego, almeno per un periodo della settimana. Questo aiuterebbe anche la conciliabilità tra vita familiare e lavorativa.

Per quanto riguarda la posizione delle donne nel mercato del lavoro, uno dei dati che è emerso in Ticino la scorsa primavera è la perdita di circa 7 mila impieghi (quasi tutte donne) rispetto a un anno prima. È la prima fattura presentata dalla crisi Covid?

Il dato mi ha colpito molto. Purtroppo le donne sono più esposte a questa crisi e sono in una posizione di maggiore debolezza: lavoro a tempo parziale e divario salariale più ampio rispetto agli uomini. Anche per quanto riguarda le donne imprenditrici o professioniste, l’accesso al credito è più difficile. Un altro fattore che incide su questa situazione è il doppio ruolo - lavoro e famiglia - che pesa troppo spesso sulle sole donne. Ancora nel 21.mo secolo si tende purtroppo a volte a ripetere ruoli stereotipati per donne e uomini. Anche in questo caso mi appello alle istituzioni pubbliche e alla politica affinché la parità di genere a tutti i livelli e in tutti gli ambiti della società civile non sia solo uno slogan. Quindi più asili nido, più sostegno nella transizione verso la parità e anche più donne in posizione di vertice. In caso contrario si rischiano dei passi indietro e non possiamo permetterci di perdere le potenzialità e la creatività del 50% e oltre del genere umano.

Il processo di digitalizzazione sta cambiando interi settori economici. La crisi Covid ha accelerato questo processo ma ha anche, indipendentemente dalla digitalizzazione, messo in ginocchio diversi settori, quali sono quelli più colpiti?

La crisi sta accelerando alcune dinamiche che erano già in atto e ci saranno dei vincitori e degli sconfitti. In questa fase si sono già intravisti i vincitori: l’e-commerce, per esempio a danno del commercio tradizionale. Anche i servizi bancari e assicurativi hanno dimostrato di poter essere svolti in modalità remoto con soddisfazione dei clienti. La fisicità rimarrà importante ma solo in contesti dove non è possibile fare altrimenti: nel settore dell’edilizia, per esempio che anche in questi mesi, con eccezioni regionali, ha lavorato bene. I settori difficili sono il turismo tutto, non solo ristoranti e alberghi. Pensiamo agli aeroporti attorno ai quali ruotavano molti lavoratori dell’indotto (taxi, negozi, pulizie, eccetera) e che stanno attraversando una crisi fortissima. Il mondo della comunicazione e del giornalismo è un altro settore in rapida evoluzione verso il digitale. Uno degli effetti positivi durante questa fase ‘Covid’ è che i media seri hanno aumentato autorevolezza nei confronti del pubblico alla ricerca di qualità anche digitale. Per il resto l’eredità dello smart working sarà duratura e privilegerà il lavoro intellettuale. Anche la cosiddetta ‘gig-economy’, potrà crescere e diventare interessante per il settore interinale.

Nota biografica
Entrata in azienda alla fine dello scorso aprile, Monica Dell’Anna ha assunto la carica di Ceo del Gruppo Adecco Svizzera e Austria dal 1° giugno. Ha una vasta esperienza nel settore delle telecomunicazioni (Swisscom), dell’energia (Bkw) e dei media (Nzz-Mediengruppe). Ha conseguito la laurea in ingegneria delle telecomunicazioni all’Università di Pisa e in seguito un dottorato di ricerca al King’s College di Londra. È madre di due figli e vive in Svizzera da 20 anni.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE