Ticino

Arriva la prima Casa famiglia professionale in Ticino

Il progetto è coordinato dall'Associazione ticinese famiglie affidatarie. A distinguerla dalle altre 'formazione nel sociale ed esperienza nell'affido'

Ti-Press
10 settembre 2020
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È ufficiale, in Ticino è stata aperta la prima Casa Famiglia professionale del cantone: "Questa famiglia, appositamente formata per la gestione di affidamento, da oggi potrà accogliere fino a quattro minori". Ne dà notizia l'Assocazione ticinese famiglie affidatarie (Atfa), ricordando come "l'affidamento famigliare è l'accoglienza di un minore, quindi da 0 a 18 anni, nella propria famiglia a seguito delle difficoltà incontrate dai suoi genitori". Non si tratta quindi di un'adozione rileva l'Atfa, "e non interrompe i rapporti tra il bambino e la sua famiglia d'origine". Si tratta, invece, "di un'opportunità di crescita preziosa per il minore che, inserito in un ambiente famigliare stabile, può trovare punti di riferimento affettivi ed educativi che lo aiutino a ricostruire una personalità serena ed equilibrata".

Il minore, si legge nella nota stampa, "viene così accolto in un luogo di cambiamento, che possa rafforzare la fiducia tra i soggetti coinvolti, facendosi motore dell'evoluzione positiva della vita del minore, della famiglia di origine e della famiglia affidataria. L'affidamento famigliare è dunque un'occasione di apertura verso una nuova rete di rapporti".

Questa novità si inserisce in un contesto dove il Ticino "è confrontato con due tipi di affidamento: quello 'Family', caratterizzato da una graduale conoscenza del minore e da un periodo di tempo a medio-lungo termine, e quello 'Sos', caratterizzato invece dall'accoglienza di minori in situazioni di emergenza ed urgenza, per un periodo di tempo pari a tre mesi, prolungabili a sei".

Le differenze con le famiglie affidatarie normali

Ma cosa è una famiglia affidataria professionale? "Negli anni siamo stati confrontati con situazioni particolarmente delicate che necessitano di una presa a carico più intenzionale, ragionata e consapevole: si tratta di minori per i quali il progetto è ancora in costruzione, minori che negli anni hanno sviluppato delle fragilità alle quali non tutte le famiglie potrebbero riuscire a far fronte", scrive l'Atfa. Che quindi aggiunge come "per questo motivo era imperativo riuscire a rispondere anche a questi bisogni della società". Con queste premesse "è nata la figura della Famiglia affidataria professionale (Fap) ed il suo luogo di vita, chiamato 'Casa famiglia'. La figura della Fap non è mai esistita finora sul nostro territorio. Si tratta, tuttavia, di una figura necessaria alle nuove tipologie di affidamento famigliare". Con una "piccola ma professionale dimensione", la Fap "permette un intervento individuale, più centrato, che può toccare temi importanti come l'accompagnamento alla vita autonoma e l'inserimento sociale e/o professionale. Verrebbe così offerto al minore un luogo intimo e famigliare, in cui possa essere seguito da vicino".

A partire dal luogo di vita, perché "i minori saranno accolti in una casa accogliente che diventa posto di ricordi, affetto e legami". Un'accoglienza "che permette di dare ai ragazzi continuità e stabilità nel tempo, consentendo loro di sviluppare un sentimento di appartenenza e di attaccamento alle persone e al luogo, grazie alla persistenza nel tempo delle persone significative di riferimento". La Famiglia affidataria professionale si distingue dalle normali famiglie "grazie alla formazione nell'ambito sociale e all'esperienza nell'ambito dell'affido".

Risorse che la portano "ad assumersi maggiori compiti e responsabilità nei confronti di un normale affido, seguendo maggiormente il minore anche in compiti ben definiti con la rete professionale, la quale supervisionerà il progetto. La Fap vede quindi intrecciarsi il suo statuto di famiglia con quello di un professionista", annota l'Atfa. Rilevando che "quando possibile, e in accordo con la rete, la Fap potrà essere integrata in progetti che prevedono la collaborazione con la famiglia naturale".

A occuparsi della vigilanza della famiglia sarà il Cantone, il cui Ufficio dell'aiuto e della protezione è "preposto alla valutazione e alla vigilanza delle famiglie affidatarie".

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