Ticino

Al museo Vela con Cassis, Di Maio e la signora delle camelie

Poche novità e molte frasi di circostanza alla conferenza stampa che il direttore del Dipartimento affari esteri e il suo omologo italiano hanno tenuto a Ligornetto

Un incontro un po' ingessato (Ti-Press)
16 giugno 2020
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«La frontiera ci ha separato, oggi ci riunisce». Il direttore del Dipartimento degli affari esteri Ignazio Cassis è in piedi accanto al suo omologo italiano, Luigi di Maio. Lo ha accolto alla dogana di Brogeda, e dopo i consueti colloqui a porte chiuse entrambi si presentano alla stampa per quello che sarà poco più d’uno scambio di gentilezze. «Legame indissolubile», ribadisce Cassis nel salone del museo Vincenzo Vela di Ligornetto. Di fronte ai due è il calco del monumento alle vittime del lavoro di Airolo – davanti a quel San Gottardo "piccola necropoli" d'operai italiani – e d’altronde la scelta del luogo non è casuale: Vela fu impegnato a lungo a Torino e a Milano, e del Risorgimento italiano scolpì anche i volti meno noti. Come quell’Agostino Bertani medico milanese e garibaldino, che ora, coi suoi due metri e mezzo di gesso e da sopra ai suoi baffoni nietzscheani, pare fissare Di Maio con sguardo severo. Il ministro cinquestelle inizia un breve discorso ringraziando la Svizzera per l’aiuto: mascherine, tute e disinfettante «ricevuti nei giorni più bui della pandemia, quando questo materiale era oro: non lo dimenticheremo mai». Cassis ricambia, ricordando come l’Italia abbia sempre garantito l’accesso in Svizzera dei suoi medici e infermieri.

Sui lavoratori italiani tutto fermo

Diversi i temi discussi nella mattinata di ieri: l’accordo sui frontalieri, l’apertura dei confini, la situazione di Campione d’Italia, l’accordo quadro tra Svizzera e Unione europea. Poche però le novità, almeno quelle comunicate pubblicamente (anche perché ai giornalisti sono state concesse solo quattro domande, su temi da comunicare in anticipo). Tutto fermo per quanto riguarda l’annosa questione dell’accordo fiscale per i frontalieri, che da quasi 5 anni attende una firma: prevederebbe per questi lavoratori una tassazione separata in Italia e in Svizzera, tale da superare il macchinoso sistema dei ristorni. La decisione «compete ai responsabili delle Finanze», ricorda Cassis, che mette un freno a eventuali interferenze regionali: «L’approccio rimane quello del negoziato tra Stati» anche se i bisogni locali, giura, saranno ascoltati. Di Maio chiede tempo: «Lasciateci lavorare». Anche la questione di Campione e delle sue fatture ‘scoperte’ scivola via rapidamente: il capo del Dfae si dice tranquillo, ritenendo passato il momento della crisi politica, tanto che ormai resterebbero da risolvere solo alcune «questioni tecniche».

Il triangolo Berna-Roma-Bruxelles

Chiusa senza strascichi anche la polemica sull’apertura anticipata al 3 giugno del confine italiano, che aveva destato qualche preoccupazione in Ticino. Di Maio spiega che «non c’era nessuna intenzione di forzare la mano ad altri paesi», ma solo quella di dimostrarsi «accoglienti» dopo aver superato la fase critica della pandemia. E di far ripartire il turismo, naturalmente, dato che la Svizzera «è al quinto posto per numero di pernottamenti» in Italia. Ai turisti è promessa la «massima trasparenza sui dati epidemologici» e la garanzia di vacanze sicure, anche attraverso la possibilità di utilizzare la app di tracciamento ‘Immuni’.

Gioco di sponda

Sul tema dell’accordo quadro con l’Unione europea Di Maio conferma che l’Italia «è a disposizione per agevolare e facilitare qualsiasi tipo di negoziato», che d’altronde dovrà passare da Bruxelles e non da Roma. Per il ministro cinquestelle «è fondamentale riannodare al più presto le fila» tra Svizzera e Ue. Cassis fa gioco di sponda sul tema dei migranti: «Sosteniamo la riforma della Convenzione di Dublino», che oggi impone a chi arriva in Europa di presentare domanda d’asilo nel primo paese di sbarco, ponendo così una pressione sproporzionata sull’Italia. Il capo del Dfae spinge anche su un tema che domina da anni la politica e i media italiani: «Abbiamo bisogno di regole chiare per evitare l’immigrazione irregolare».

Gobbi: ’Fare chiarezza’

Alla fine dell’incontro sentiamo l’opinione di Norman Gobbi sull’ennesimo nulla di fatto. Il direttore del Dipartimento istituzioni ribadisce che prima o poi bisognerà finirla, con questo temporeggiare sul destino fiscale dei frontalieri: «Chiediamo all’autorità federale di fare chiarezza, di dirci se esiste ancora un’agenda per poter risolvere il dossier su un accordo parafato da oltre quattro anni, ma mai firmato dal governo italiano. Se non c’è volontà politica, allora l’Italia deve dirci come ridiscuterlo. Altrimenti l’unica chance è quella di disdire l’accordo vigente: per questo abbiamo dato mandato all’Università di Lucerna per approfondire questa eventualità». Fantasie da Davide contro Golia, che rischiano di generare una ritorsione italiana? «I frontalieri che entrano sono 65mila. La bilancia economica è quindi comunque a favore dell’Italia: in un momento di difficoltà, mettere a rischio 65mila salari – con importi elvetici, non italiani – non sarebbe cosa da poco». Un altro tema che sta a cuore a Gobbi è quello della criminalità e degli abusi nel settore dell’artigianato, giocoforza azzerati durante il lockdown e la chiusura delle frontiere: «Con la riapertura bisogna tornare a lavorare sul terreno, perché la libera circolazione ci impone maggiori oneri sui controlli. Bisogna essere coscienti che se si controlla la porta di casa si possono evitare maggiori danni al suo interno». Uscendo, sulla sinistra, vediamo una Dama delle camelie dipinta nel 1852 da Eleuterio Pagliano: piange nel suo fazzoletto di seta. Ma non rilascia dichiarazioni.

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