Ticino

I ticinesi intendono continuare ad acquistare online

Secondo un sondaggio di NetComm Suisse, in seguito al lockdown il 50% ha comprato più prodotti in rete e in futuro intende farlo anche dai commerci locali

12 giugno 2020
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Il commercio online sta vivendo un vero e proprio boom. Chiaramente ciò è dovuto al lockdown imposto dalle autorità per frenare la diffusione del coronavirus: dovendo rimanere a casa, molte persone hanno per forza dovuto avvicinarsi al mondo degli acquisti in rete. Stando a un sondaggio pubblicato recentemente da NetComm Suisse, l’associazione dei commercianti online, circa la metà dei ticinesi interpellati ha affermato di aver fatto più acquisti su internet. E due terzi hanno dichiarato che continueranno a comprare prodotti online anche in futuro. Una tendenza che potrebbe rivelarsi un’opportunità anche per i piccoli negozi locali che devono però «rimboccarsi le maniche» per avere successo, dice a ’laRegione’ Carlo Terreni, presidente di NetComm Suisse.

Secondo le previsioni di Credit Suisse di fine aprile, quest’anno il commercio elettronico in Svizzera dovrebbe crescere del 30%. Le vendite complessive dovrebbero quindi aumentare di circa tre miliardi di franchi rispetto al 2019. Cifre che varieranno «da settore a settore: ad esempio in quello alimentare, si parla di crescite nell’ordine del 300/400%», sottolinea Terreni. Tenendo poi conto che diverse aziende hanno avuto problemi nell’ambito della consegna della merce (visto la domanda molto elevata) «l’e-commerce in questi casi sarebbe potuto crescere ancora di più».

Ad avere difficoltà sono stati anche giganti del settore come Digitec Galaxus, una delle aziende leader in Svizzera nella vendita di prodotti online: dopo il lockdown deciso dal Consiglio federale a metà marzo l’impresa ha registrato un’impennata degli ordini che ha provocato ritardi in media di tre giorni nelle consegne. L’azienda ha quindi assunto oltre 200 nuovi collaboratori per rafforzare la logistica, riuscendo così a ridurre gradualmente i ritardi. Insomma, è possibile che diversi clienti che si sono avvicinate all’e-commerce in questo periodo abbiano anche vissuto esperienze negative. Non vi è quindi il rischio che al termine della pandemia le persone torneranno alle loro abitudini di acquisto precedenti, lasciando perdere l’online? «Innanzitutto, La Posta (che in aprile ha trattato 17,3 milioni di pacchi, una cifra mai raggiunta, ndr) è stata in grado di rispondere molto bene a questo picco. E questo non era per niente scontato», rileva Terreni. «Credo comunque che chi già comprava online continuerà a farlo. E la maggior parte di coloro che si sono avvicinati all’e-commerce, anche se hanno subito disservizi, continueranno a farne uso. Infatti, il commercio online è attrattivo: permette, ad esempio, di effettuare ordinazioni a qualsiasi ora e garantisce un servizio clienti efficiente. Sono dunque certo che ci sarà una crescita esponenziale dell’e-commerce nei prossimi mesi, sia in Svizzera, sia in Ticino».

'Solo poche Pmi hanno un sito web dedicato all'e-commerce'

Dall’indagine di NetComm pubblicata alcune settimane fa, emerge che il 92% degli svizzeri effettua acquisti su internet e che il 48% dei ticinesi, in seguito alla diffusione del Covid-19, ha fatto più ordini online in termini di valore, volume, frequenza e ampiezza. Inoltre, il 66% dei ticinesi ha dichiarato che pure in futuro continuerà a comprare più spesso prodotti su internet. Dal sondaggio risulta pure che l’86% vorrebbe poter acquistare prodotti in rete anche presso i piccoli commercianti locali. Tuttavia, «solo il 4-5% delle piccole e medie imprese in Svizzera hanno un sito web di e-commerce», precisa Terreni. Se da un lato vi l’intenzione diffusa di comprare online, dall’altra «manca l’offerta locale». E infatti, il 55% dei ticinesi ritiene che acquisterebbe maggiormente dai piccoli commercianti e produttori locali se avessero una presenza online più marcata.

Ma in fin dei conti, questo boom del commercio online può essere visto più come un’opportunità o come un rischio dai piccoli commercianti? «Innanzitutto, è evidente che i piccoli commerci sono anche quelli meno digitalizzati – sostiene il presidente di NetComm Suisse–. Da un lato non è scontato che i commercianti vogliano intraprendere un progetto di e-commerce», che vedono solitamente solo come un agente di concorrenza. «Dall’altro non è detto che abbiano le competenze e le risorse economiche per poterlo fare da soli. E questo è un po’ un problema: ad esempio, non basta investire solo sul sito internet, ma bisogna anche fare marketing online». Tra l’altro sempre dal sondaggio di NetComm emerge pure che l’86% dei ticinesi pensa che lo Stato dovrebbero sostenere e finanziare i commercianti locali nel loro processo di digitalizzazione.

A questa indagine hanno dunque partecipato i consumatori. Ora Netcomm Suisse, in collaborazione con la Federcommercio, sta invece svolgendo lo stesso sondaggio presso i commercianti: «Sono curioso di sapere se anche loro si sono posti il problema della digitalizzazione»

In generale, durante il periodo caratterizzato dalla diffusione del coronavirus, i prodotti o servizi più venduti online a livello nazionale, oltre chiaramente a disinfettanti per le mani e mascherine, sono ad esempio stati «stampanti e scrivanie, articoli per lo sport individuale (come le biciclette), per l’hobbistica, per il giardinaggio o per l’arredo per esterno. Questo anche grazie al fatto che vi sono state diverse settimane di bel tempo. C’è anche stata una forte crescita dei servizi di intrattenimento a casa: parliamo di media digitali come Netflix. Infine vi è anche stato un fortissimo aumento delle vendite online di utensili per cucinare», conclude Terreni.

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