Ticino

'Arriva la crisi? Allora anticipo la pensione'

È un ragionamento che tanti in questo periodo stanno facendo. Lasciare volontariamente il mercato del lavoro

Dal lockdown alla paura del dopo Covid-19 (Ti-Press)

L’epidemia di coronavirus sta fortunatamente arretrando, almeno in Ticino e nel resto della Svizzera. Le attività economiche stanno ritornando a una nuova normalità che è comunque carica di preoccupazioni che vanno dall’incertezza in generale sul futuro, al timore di perdere il posto di lavoro. In poche parole si sta passando dalla paura di ammalarsi a quella di rimanere disoccupati già all’inizio del prossimo autunno che si preannuncia caldo da questo punto di vista. «È una tendenza che stiamo vedendo dall’aumento delle richieste di consulenza sia telefoniche, sia di persona presso i nostri uffici», ci spiega Michael Imbach, responsabile della filiale VermögensZentrum (VZ) di Lugano. VZ è un’azienda attiva nella consulenza previdenziale indipendente. «Dalle domande dei nostri clienti ci stiamo rendendo conto che c’è molta preoccupazione», continua Imbach.

Qual è la domanda principale che pongono?

Capire cosa fare con la previdenza in caso di perdita del lavoro nei prossimi mesi. Si tratta spesso di persone tra i 56 e i 62 anni che sono ancora attivi professionalmente e che hanno teoricamente davanti a sé tra i cinque e i dieci anni di carriera lavorativa. In questo momento si stanno rendendo conto che con i venti economici all’orizzonte non sarà probabilmente possibile portare a termine il versamento dei contributi previsti.

Valutano quindi di uscire volontariamente dal mercato del lavoro? 

Il pensionamento anticipato è un’opzione da prendere in considerazione se si pensa di andare incontro a un licenziamento in questa fascia di età e in questo momento storico particolare. La maggior parte delle casse pensioni consente un pensionamento anticipato a 58 o 60 anni. Non tutte però. Per quanto riguarda il primo pilastro (l’Avs) l’anticipo è possibile solo per uno o due anni prima dell’età ordinaria che di 64 anni per le donne e 65 per gli uomini.

Anticipare la rendita Avs, ma anche quella del secondo pilastro, fa perdere comunque del denaro. È una scelta da ponderare bene?

Dipende molto anche dalla situazione personale. Se non si hanno figli a carico o l’ipoteca sulla casa è ridotta ai minimi termini perché il debito è stato ridotto negli anni, si può anche pensare di finanziare la parte di rendita che viene a mancare con le minori spese del bilancio.

A quanto ammonta il ‘taglio’ delle rendite?

Anticipando la rendita Avs di uno o due anni, questa si riduce rispettivamente del 6,8% e del 13,6%. Lo stesso meccanismo si applica alle rendite di cassa pensione sulle quali si applica una riduzione che si situa in genere tra il 3 e il 5% per anno di anticipo. Una persona che va in pensione a 60 anni anziché a 65 riceverà dalla cassa pensioni una rendita ridimensionata del 15-25% almeno. Bisogna quindi pensarci bene e affidarsi a consulenti esperti prima di prendere una decisione”.

Chi si trova in un’età critica (tra i 55-60 anni) e perde il posto di lavoro deve quindi prendere decisioni ben ponderate tra il ritiro dell’avere del secondo pilastro e la rendita?

Generalmente ci si trova una sola volta nella vita davanti a questa opzione. Chi resta senza lavoro poco prima dell’età pensionabile prevista dal suo istituto di previdenza e non trova subito un’altra occupazione, è obbligato a trasferire l’avere di vecchiaia su un conto: un deposito o una polizza di libero passaggio. Chi invece ha raggiunto l’età minima di pensionamento prevista dalla sua cassa pensioni può scegliere se percepire la rendita anticipatamente (con i ‘tagli’, ndr) o trasferire il capitale a una fondazione di libero passaggio. In questo caso deve notificare alla sua cassa che intende continuare a essere attivo professionalmente o iscriversi all’ufficio di collocamento. Scegliendo la seconda opzione si rinuncia definitivamente alla rendita, ma può percepire unicamente il capitale.

I chiaroscuri economici scatenati dall’epidemia di coronavirus stanno costringendo quindi tante persone a fare questi calcoli?

Secondo il nostro punto di vista sì. Soprattutto gli over 50, più sensibili al tema del pensionamento, stanno facendo questi ragionamenti

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