Ticino

Ogni settimana un'auto prende fuoco

L'anno scorso sono state 47 le vetture bruciate per cause apparentemente ignote. Più gli interventi dei pompieri in caso di auto elettriche

Uno degli interventi dei pompieri (foto Ti-Press)
7 febbraio 2020
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Automobili che prendono fuoco. L’ultimo caso in Ticino è avvenuto lo scorso 31 gennaio sull’A2 a Camorino. La conducente è riuscita a uscire dall’abitacolo in tempo. Secondo il comandante del Corpo civici pompieri di Locarno, Alain Zamboni, non si tratta di un caso isolato: «Durante l’anno ne bruciano molte. Può succedere a tutte le macchine, anche a quelle nuove». Riguardo all’anno scorso il portavoce della Polizia cantonale Stefano Gianettoni riferisce che i casi simili sono stati 47. Secondo la statistica tenuta dalla Polizia cantonale, negli ultimi dieci anni i dati variano dalle 25 automobili nel 2015 alle 56 nel 2010, per una media di più di un incendio di questo tipo ogni due settimane. In alcuni casi però non sono note l’esatta dinamica e le cause precise. Per quanto riguarda tutti i casi di incendi in cui sono state coinvolte autovetture «gli eventi sono in costante diminuzione» rassicura Nelson Ortelli, specialista tecnico della Federazione cantonale ticinese dei Corpi pompieri (Fctcp).

«Le auto prendono fuoco per varie ragioni», dice il portavoce del Tcs Laurent Pignot, «però la grande maggioranza degli incendi dei veicoli può essere ricondotta a perdite nel sistema di conduzione del carburante o agli incendi dei cavi, imputabili molto spesso a dei cortocircuiti. Le perdite invece possono verificarsi dopo un incidente oppure dopo riparazioni e modifiche eseguite non a regola d’arte. Anche l’età del veicolo è un fattore importante, poiché le guarnizioni usurate rischiano di creare delle perdite di carburante».

In passato

A destare scalpore negli anni Settanta era stato lo scandalo della Ford Pinto. La Nhtsa (National Highway Traffic Safety Administration) dimostrò che il modello presentava una propensione a incendiarsi dopo aver subito un tamponamento. La causa era data dalla posizione del serbatoio che in caso d’impatto veniva spinto verso l’asse posteriore, il quale con i suoi bulloni sporgenti lo perforava provocando la fuoriuscita della benzina. E da qui le fiamme.

Nonostante siano passati alcuni decenni il problema delle macchine che prendono fuoco rimane, ma prevenire è comunque possibile secondo Pignot: «Si possono evitare incendi e problemi alle automobili in generale effettuando regolari controlli e revisioni, secondo le scadenze raccomandate dai rispettivi costruttori. Inoltre consigliamo – per buona prassi – di verificare abitualmente i livelli dei liquidi nel motore, la pressione degli pneumatici e il buon funzionamento di tutti gli apparecchi elettrici periferici».

i rischi
Ogni motore è diverso

Secondo l’Upsa (Unione professionale svizzera dell’automobile) ogni vettura, indipendentemente dal tipo di motore, corre il rischio di prendere fuoco. Per le auto elettriche l’Upsa parla di problematiche ulteriori: al loro interno vi sono delle tensioni elettriche più elevate rispetto alle altre auto e le batterie sono più complesse e grandi. Inoltre una combustione può avvenire anche dopo diversi giorni o settimane dal momento in cui si è verificato il problema. Se vi è il sospetto di un danno alle batterie, le vetture elettriche vanno isolate.

Per le automobili a gas il pensiero comune è che siano più pericolose delle auto a benzina o diesel, ma in una macchina a gasolio – in caso d’incidente – il liquido finisce per terra, con un alto rischio di incendio; mentre in un’auto a gas, la sostanza tende a disperdersi nell’aria, ricorda ancora l’Upsa. Per le ibride dipende dalla tipologia, ma i rischi rimangono gli stessi. Ad esempio un’automobile che ha sia un motore elettrico, sia uno a benzina, unisce due problematiche: la fuoriuscita di carburante e allo stesso tempo il surriscaldamento delle batterie, oltre alla possibilità di un cortocircuito. Al riguardo Nelson Ortelli, specialista tecnico della Federazione cantonale ticinese dei Corpi pompieri (Fctcp), ricorda che «non ci sono veicoli più a rischio di altri e non esiste ancora una statistica ufficiale che differenzi gli incendi in base al veicolo coinvolto».

Destò scalpore la Tesla che prese fuoco nel maggio del 2018 sull’A2 del Monte Ceneri. Il conducente, un 48enne tedesco, rimase intrappolato nell’abitacolo e per lui non ci fu nulla da fare. Il caso era stato chiuso dal procuratore pubblico che aveva attribuito le cause della disgrazia unicamente al guidatore, che aveva perso il controllo del mezzo. Lo scorso novembre però il Tribunale federale di Losanna ha deciso di riaprire il caso accogliendo il ricorso della moglie. Secondo lei l’inchiesta condotta in Ticino avrebbe trascurato i difetti del veicolo e l’insufficienza della segnaletica adottata sul cantiere stradale.

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