Ticino

'Virus cinese, zero allarmismi'

Carlo Balmelli (Eoc): ospedali e autorità sanitarie pronti a gestire l’emergenza, ma per ora non è il caso

22 gennaio 2020
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«L’apparizione di un virus non deve significare automaticamente panico globale, si può intervenire con successo». Insomma, per ora il nuovo coronavirus   sviluppatosi in Cina centrale e nella sua città più popolata, Wuhan, non deve destare preoccupazioni, nemmeno in Ticino. Lo spiega raggiunto dalla ‘Regione’ il dottor Carlo Balmelli, responsabile del servizio prevenzioni e infezioni dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), ricordando come «attualmente la situazione epidemiologica è monitorata non solo dagli organismi nazionali cinesi, ma anche da quelli internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)». In tutto il mondo, continua, «ospedali e autorità sanitarie sono tenute a prepararsi all’eventualità che possano arrivare casi di questo tipo. Facendo diagnosi precoci, trattando correttamente i pazienti e impedendo che il virus si trasmetta ad altre persone». Chi deve farlo per lavoro è giusto che si preoccupi quindi – «devono prepararsi, essere pronti a ogni eventualità» –, ma per le persone in generale è assolutamente presto per fare allarmismo, ci mancherebbe.

Dopo Sars e Mers

Questo nuovo tipo di coronavirus, battezzato ‘2019-nCoV’, ha già portato alla morte di diciassette persone in Cina, stando ai media del paese asiatico. Ed è notizia di ieri il primo contagio a Hong Kong. Si tratta di «un nuovo tipo di coronavirus, probabilmente di provenienza animale – riprende il dottor Balmelli –. Come ce ne sono stati almeno due negli ultimi anni: uno è la Sars, l’altro il Mers».

Entrambe, come quello appena apparso in Cina, tipologie di virus che «generalmente, essendo nuovi e quindi non conosciuti all’uomo, quando si trasmettono hanno un potenziale epidemico molto più importante rispetto ai classici coronavirus come quello del raffreddore». Sono diversi, «portano a un quadro clinico decisamente più severo in una percentuale più ampia di casi, ma nei due esempi citati si è riusciti con misure epidemiologiche stringenti addirittura a eliminare il virus. La Sars non esiste più come tale, la Mers comparsa nel 2012 esiste ancora ma confinata nella regione del Medioriente, principalmente all’Arabia Saudita».
Sono testimonianze, queste, «del fatto che si può riuscire a circoscrivere tali infezioni anche quando sono diffuse con parecchi casi: la Sars aveva procurato migliaia di infetti e circa 800 decessi»
Nel proprio piccolo, in attesa che l’Oms e l’Ufficio federale di sanità publica accertino a che livello sia, o tenda, l’emergenza cosa possiamo fare per prevenire il contagio? Le raccomandazioni sono «simili a quelle consigliate per prevenire l’influenza: limitare il più possibile contatti ravvicinati, lavarsi regolarmente le mani, toccare meno cose  possibile dove ci sono molte persone. In Asia girano con la mascherina, al momento non c’è una raccomandazione specifica di usarla, portarla può essere una misura preventiva ma a oggi non è il caso».

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