Ticino

Giovani impegnati in politica e molto polarizzati

I ventenni riflettono le posizioni del panorama attuale con un occhio più a destra. Un saggio ne analizza valori, idee e aspettative

14 gennaio 2020
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Che faccia hanno i ventenni svizzeri e ticinesi d’oggi, dal punto di vista politico? In breve: più divisi d’un tempo fra destra e sinistra, con una prevalenza della prima sulla seconda, determinata soprattutto da chi ha seguito una formazione professionale. Sorprendentemente interessati alla politica, più i ragazzi delle ragazze. Più attenti dei loro predecessori a quei valori materiali che se un tempo parevano scontati, oggi sono minacciati dal contesto economico (anche se gli ideali post-materialistici restano vivi, lo abbiamo visto per il clima). Infine, significativamente divisi a seconda del loro profilo educativo e socioeconomico.

È quanto emerge dal volume ‘Giovani adulti allo specchio’ (Armando Dadò editore), le cui conclusioni saranno dibattute stasera alle 18 all’Auditorium di BancaStato a Bellinzona, in viale Guisan 5, in presenza di alcuni autori e di rappresentanti del mondo studentesco. Una discussione che andrà a toccare anche temi quali i valori, la formazione, il rapporto con la lettura. Ne parliamo con Oscar Mazzoleni, professore titolare di scienza politica e direttore dell’Osservatorio della vita politica regionale presso l’Università di Losanna, che insieme al collega Andrea Pilotti ha curato il capitolo ‘Interesse politico e orientamento sull’asse sinistra-destra’. I due hanno analizzato i dati raccolti nell’ambito del programma federale Ch-X, che dal 1960 svolge rilevamenti scientifici indipendenti su tutti i diciannovenni sottoposti alla visita di reclutamento militare, aggiungendovi sondaggi a campione su ragazze coetanee, per poi trarne analisi anche a livello regionale.

Professor Mazzoleni, al di là del dato anagrafico, i giovani esistono davvero? Oppure si tratta di una categoria inventata dai media, e a livello di partecipazione politica sarebbe meglio categorizzare la popolazione secondo altri criteri d’appartenenza?
La realtà sta nel mezzo. Da una parte c’è una componente anagrafica che li accomuna, determinata dall’acquisizione dei diritti politici. Ma non si tratta di un universo sociologicamente e politicamente omogeneo. I giovani sono molto differenziati fra loro.

Un luogo comune vuole che i giovani d’oggi – signora mia! – non s’interes­sino alla politica, almeno rispetto al periodo post-Sessantotto. È vero?
In realtà l’interesse per la politica – inteso in senso ampio come partecipazione alla vita della comunità – registra una sensibile crescita. Crescita che non sempre si riflette direttamente nei dati sul voto e sulla partecipazione partitica, ma che è ben visibile osservando uno spettro più ampio di segnali, dall’associazionismo alle manifestazioni di piazza, come quelle più recenti a difesa del clima.

L’impressione però, leggendo il vostro studio, è che ci siano alcune variabili che determinano in modo piuttosto netto chi se ne interessa e chi no.
C’è un divario fra i giovani con una formazione liceale o avviati a un percorso universitario, che tendono a partecipare di più, e chi dispone di una formazione professionale. Un divario che un tempo era lenito dalla presenza di partiti capaci di mobilitare in modo più forte la popolazione. Inoltre, soprattutto in Ticino, i ragazzi si dichiarano tendenzialmente più interessati delle ragazze, segno probabilmente di alcuni retaggi tradizionali nel definire il ruolo sociale di ciascuno.

Un altro cliché: per chi è nato dopo la caduta del muro di Berlino, le distinzioni fra ‘destra’ e ‘sinistra’ non avrebbero alcun senso.
Sbagliato, anzi: anche per via di una crescente polarizzazione della politica, sempre più giovani utilizzano un sistema di riferimento destra-sinistra per orientarsi. E tendono a spostarsi verso i due estremi dell’asse. Questo si vede soprattutto in Ticino.

Perché?
Un tempo, la forza dei partiti borghesi assorbiva e risolveva al suo interno le pulsioni verso la polarizzazione. Così, la collocazione destra-sinistra nel primo anno che abbiamo preso in considerazione – il 1972 – risultava per diversi intervistati poco rilevante. Oggi – gli ultimi dati sono del 2018 – non è più così, quindi lo schema destra-sinistra risulta un punto di riferimento, uno schema per orientarsi, più importante.

Resta da capire cosa significhino, destra e sinistra.
Certo, persone con profili diversi possono attribuire allo schema ideali e valori diversi, per cui il posizionamento vale in astratto, ma a livello contenutistico ci possono essere differenze di rilievo.

Questo ci porta a riflettere su come siano cambiati in generale gli ideali politici giovanili, dopo la fase ‘post-materialista’ seguita al boom economico, nella quale i giovani sembra­vano attribuire più importanza ad aspetti quali l’autorealizzazione e la tolleranza, e meno a una sicurezza economica data per acquisita.
Anche se permangono alcuni valori post-materialisti, la fase economica difficile spinge a rivalutare valori materiali quali la sicurezza del posto di lavoro. Questo vale soprattutto fra chi si sente più minacciato dalla globalizzazione nelle sue diverse forme.

Bisogno di sicurezza, invece che di apertura e cosmopolitismo. Una prospettiva che sembra dare un ampio margine di vantaggio ai partiti di destra.
In effetti se è vero che i giovani, non solo in Ticino, si posizionano sempre più agli estremi dell’asse destra-sinistra, risulta evidente che lo spostamento verso destra è più massiccio di quello verso sinistra.

Qual è l’identikit del giovane ticinese tendente a destra e di quello tendente a sinistra?
Anche la direzione dello spostamento dipende molto dalle prospettive di istruzione e lavoro, sebbene non si possa generalizzare. Tendenzialmente, chi ha davanti a sé un percorso universitario vede ancora, nonostante la crisi, più opportunità offerte da una dimensione aperta e cosmopolita: una prospettiva che tenderà a spingerlo più a sinistra. Viceversa, chi ha una formazione professionale percepisce questa apertura – e un contesto che richiede competenze sempre più sofisticate – come una minaccia per la sua posizione: tenderà a chiedere maggiore protezione, un bisogno che oggi è intercettato meglio dai partiti di destra. I quali, spesso, riescono anche a mobilitare quella fascia di giovani altrimenti più propensa a disinteressarsi della politica.