Ticino

Scuola, il futuro di DiMat è a rischio

Dopo 25 anni l’approccio ‘Differenziare in matematica’ potrebbe estinguersi a causa del mancato sostegno del Decs che ribatte: ‘Il metodo non è più attuale’

Circa la metà degli allievi di scuola elementare imparano la matematica con questo metodo (Ti-Press)
1 ottobre 2019
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In matematica gli allievi delle scuole ticinesi che seguono l’approccio ‘Differenziare in matematica’ (DiMat), alla fine della quinta elementare ottengono migliori risultati rispetto agli allievi che non hanno seguito questo metodo. A rendere noto questo dato è stato il rapporto della Supsi pubblicato la scorsa primavera ‘Scuola a tutto campo’. Ciò nonostante, dopo aver formato intere generazioni di studenti, il metodo DiMat, che quest’anno scolastico compie cinque lustri di attività, è oggi a rischio di estinzione. Per quale motivo? Qualche anno fa il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) ha deciso di sospendere i corsi di formazione DiMat per i docenti. «È stato completamente scoraggiato un gruppo di formatori – affermano Ivo Dellagana e Franco Losa, promotori di DiMat venticinque anni fa –. Tutte persone impegnate sul campo». Le ragioni che hanno spinto il Decs a non più finanziare i corsi DiMat, stando a Dellagana-Losa, non sarebbero riconducibili a un «superamento del modello». Prova della validità dell’approccio, osservano i promotori, «è che ancora oggi circa la metà degli allievi di terza, quarta e quinta elementare del Cantone attua DiMat anche se, malgrado le richieste di molti docenti, non ci sono più i corsi». Dellagana, Losa e il loro gruppo sostengono di aver provato in più modi a dialogare con il Decs per evitare che questa risorsa del sistema educativo ticinese cada nel dimenticatoio, ma si sono trovati «di fronte a un muro». O meglio, alla posizione del Decs «che ha sempre attribuito l’impasse alla poca disponibilità dei formatori a seguire le proposte dipartimentali». Addirittura nella primavera dell’anno scorso la Conferenza dei direttori degli Istituti scolastici comunali aveva scritto una lettera al direttore dell’Ufficio delle scuole comunali Rezio Sisini, manifestando la propria preoccupazione in merito allo stallo venutosi a creare attorno allo statuto di DiMat e ai rischi di una sua attuazione scorretta dopo la sospensione dei corsi.

 


«Il Decs ha parlato anche di alcune criticità di DiMat ma non le ha mai esplicitate sul piano didattico – riprendono i promotori –. Da più anni noi segnalavamo la necessità di aggiornare i materiali, indubbiamente da rivedere e adattare. Ma l’impianto pedagogico in quanto tale non può essere ritenuto superato. DiMat è un format, un sistema di organizzazione dell’apprendimento: va bene con la matematica, ma è stato anche applicato alla lingua, alla geografia e in altri ambiti d’insegnamento. Si tratta soprattutto di mettere l’allievo al centro del suo stesso apprendimento, affidandogli degli strumenti precisi che gli possano permettere di sviluppare, oltre a quelle socio-affettive, anche delle competenze autovalutative». Ma allora perché il Decs non ha più voluto sostenere DiMat? «L’attuale Decs – sostengono Dellagana-Losa – non ha riconosciuto, nei fatti, una specificità pedagogica a DiMat. Ha soppresso i corsi di formazione con motivi d’ordine finanziario. Alle varie iniziative del nostro gruppo ha sempre risposto che non accettava alcun alleingang, senza permettere che DiMat, nato da docenti del territorio, potesse svilupparsi e rinnovarsi come comunità di pratica e apprendimento in pieno accordo, tra l’altro, con i principi della differenziazione pedagogica tanto promossi dal Dipartimento».

‘Se un metodo è ritenuto non attuale è ovvio che le risorse s’investono altrove’

«DiMat ha dei meriti storici molto grandi. Quando pochi pensavano alla differenziazione loro hanno creato un metodo all’avanguardia – ci spiega Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola –. Per questo motivo il Decs anni fa lo aveva sostenuto fino a istituzionalizzarlo, finanziando i corsi di formazione. Nel frattempo però la didattica della matematica e le teorie pedagogiche sono evolute. E con il nuovo Piano di studio il Decs ha molto spinto il concetto della differenziazione, anche con degli approcci innovativi. Ma soprattutto dal momento che stiamo già formando i docenti alla differenziazione, non è più opportuno che esistano dei corsi specifici DiMat». Stando a Berger nello studio Supsi più recente il risultato di DiMat è leggermente migliore, mentre nell’edizione precedente era leggermente inferiore rispetto ad altri metodi, «ma trattandosi di differenze molto contenute non è corretto utilizzare questi dati né per sostenere né per contestare l’approccio». E se è vero che DiMat può essere considerato un formato pionieristico, con dei principi pedagogici concordi con i valori promossi dal Dipartimento, «ciò che è successo è che il gruppo DiMat non si è implicato nel processo di elaborazione del nuovo Piano di studio». Di recente il Decs, aggiunge Berger, ha chiesto al gruppo di lavorare su due piste: la prima per revisionare il loro materiale, soprattutto per quanto concerne i contenuti matematici e sull’aggancio esplicito al nuovo Piano di studio. Così poi i materiali DiMat potrebbero essere messi a disposizione come complemento a quelli esistenti. L’altra via riguarda l’integrazione di un rappresentante di DiMat nel gruppo Decs che si sta occupando di creare nuovi materiali per la matematica, «ma a queste nostre proposte, per il momento non abbiamo ricevuto nessuna risposta da parte loro». Questa sarebbe la motivazione di perché i corsi DiMat sono stati sospesi? «Se un approccio viene ritenuto non attuale è ovvio che le risorse vanno investite da un’altra parte. Oggi i contenuti di DiMat sarebbero da rivedere perché, così come vengono proposti, non sono esplicitamente collegati al Piano di studio. È la metodologia che va rivista, non il concetto della differenziazione. Tuttavia questo non vuol dire che non si possa utilizzare DiMat: vige in ogni caso la libertà didattica di ogni docente, nel quadro dato dal Piano di studio». 

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