Ticino

Architetti e ingegneri ticinesi: 'Serve una normativa federale'

Intanto sono stati avviati incontri a livello di Regio Insubrica per favorire reciprocità e concorrenza leale

Il Ccl è ancora all’esame della Segreteria di Stato dell’economia (Ti-Press)
20 giugno 2019
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«Dovremo trovare il modo di attivarci sui tavoli della politica. Politica che ci chiede pareri su questioni che ci riguardano direttamente, ma non ci coinvolge nella modifica delle leggi». Andando a peggiorare – è il parere del presidente dell’Ordine ticinese (Otia) Marco Del Fedele – le condizioni in cui architetti e ingegneri hanno potuto operare negli ultimi decenni, in un mercato oggi messo alla prova dalla libera circolazione. «Non per limitare il flusso di movimenti a cavallo del confine, ma per garantire la reciprocità di accesso ad architetti e ingegneri svizzere e italiani abbiamo bisogno di vincoli e requisiti che devono essere regolamentati».

Le associazioni di categoria sul piano locale si sono dunque attivate tramite la Regio Insubrica, avviando una collaborazione fra Ordini ticinesi, lombardi e piemontesi affinché si incentivi, soprattutto, lo scambio di informazioni. «È necessario essere a conoscenza delle sentenze delle nostre rispettive Commissioni di vigilanza», esemplifica Del Fedele presentando alla stampa l’esito dei primi incontri. Per fare in modo che se un architetto è radiato dall’Ordine comasco, non possa venire in Ticino e operare iscrivendosi all’Otia come se nulla fosse. Del resto il codice deontologico è simile e «la scorrettezza professionale viene sanzionata in maniera molto forte dagli Ordini sia italiani che svizzeri», evidenzia Pietro Vassalli, presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Varese. È quindi «nell’interesse della collettività» che occorre far valere queste regole a livello di regione. Una sorta di test, quanto meno auspica l’Otia, utile a dimostrare la necessità di “parlarsi”, possibilmente al più alto livello istituzionale.

Ecco perché l’Ordine ticinese si è attivato per sollecitare una legge federale che disciplini le professioni di ingegnere e architetto sul piano nazionale. «In questo modo la Svizzera potrebbe avere un solo interlocutore che si occupi di trattare con i Paesi vicini», con tutt’altro peso rispetto agli ordini cantonali. E avrebbe uno strumento giudicato «forte» dai diretti interessati per poter combattere la concorrenza sleale, il tutto inquadrato comunque in un contesto di Accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea e, sul fronte interno, già regolamento dalla Legge federale sul mercato interno. Altro tassello a tutela dei professionisti è pure il Contratto collettivo di lavoro, ancora in attesa di entrare in vigore perché a oggi all’esame della Segreteria di Stato dell’economia (le firme sono già state raccolte).

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