Intanto sono stati avviati incontri a livello di Regio Insubrica per favorire reciprocità e concorrenza leale
«Dovremo trovare il modo di attivarci sui tavoli della politica. Politica che ci chiede pareri su questioni che ci riguardano direttamente, ma non ci coinvolge nella modifica delle leggi». Andando a peggiorare – è il parere del presidente dell’Ordine ticinese (Otia) Marco Del Fedele – le condizioni in cui architetti e ingegneri hanno potuto operare negli ultimi decenni, in un mercato oggi messo alla prova dalla libera circolazione. «Non per limitare il flusso di movimenti a cavallo del confine, ma per garantire la reciprocità di accesso ad architetti e ingegneri svizzere e italiani abbiamo bisogno di vincoli e requisiti che devono essere regolamentati».
Le associazioni di categoria sul piano locale si sono dunque attivate tramite la Regio Insubrica, avviando una collaborazione fra Ordini ticinesi, lombardi e piemontesi affinché si incentivi, soprattutto, lo scambio di informazioni. «È necessario essere a conoscenza delle sentenze delle nostre rispettive Commissioni di vigilanza», esemplifica Del Fedele presentando alla stampa l’esito dei primi incontri. Per fare in modo che se un architetto è radiato dall’Ordine comasco, non possa venire in Ticino e operare iscrivendosi all’Otia come se nulla fosse. Del resto il codice deontologico è simile e «la scorrettezza professionale viene sanzionata in maniera molto forte dagli Ordini sia italiani che svizzeri», evidenzia Pietro Vassalli, presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Varese. È quindi «nell’interesse della collettività» che occorre far valere queste regole a livello di regione. Una sorta di test, quanto meno auspica l’Otia, utile a dimostrare la necessità di “parlarsi”, possibilmente al più alto livello istituzionale.
Ecco perché l’Ordine ticinese si è attivato per sollecitare una legge federale che disciplini le professioni di ingegnere e architetto sul piano nazionale. «In questo modo la Svizzera potrebbe avere un solo interlocutore che si occupi di trattare con i Paesi vicini», con tutt’altro peso rispetto agli ordini cantonali. E avrebbe uno strumento giudicato «forte» dai diretti interessati per poter combattere la concorrenza sleale, il tutto inquadrato comunque in un contesto di Accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea e, sul fronte interno, già regolamento dalla Legge federale sul mercato interno. Altro tassello a tutela dei professionisti è pure il Contratto collettivo di lavoro, ancora in attesa di entrare in vigore perché a oggi all’esame della Segreteria di Stato dell’economia (le firme sono già state raccolte).