Ticino

Scuola dell'infanzia: con o senza mensa obbligatoria?

Uno studio rileva che la metà dei bambini di tre anni segue una frequenza parziale. E c'è chi vorrebbe poter fare pranzo con i figli anche l'anno dopo

A tre anni il tempo pieno all'asilo è facoltativo, ai quattro obbligatorio
(Ti-Press)
11 marzo 2019
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Poco più della metà dei bambini di tre anni segue una frequenza parziale o ridotta all'asilo. Il dato emerge da uno studio svolto dalla Conferenza dei direttori degli Istituti scolastici comunali (Cdd) su un totale di 2'411 allievi dell'anno facoltativo della scuola dell'infanzia. "La puntuale indagine su tutto il territorio cantonale –comunicano i direttori – è stata realizzata per verificare con precisione il grado di frequenza degli allievi nati tra ottobre 2014 e settembre 2015". Il rapporto, stando alla Cdd, è in relazione a due atti parlamentari sul tema presentati della deputata Ppd Nadia Ghisolfi in cui richiedeva da un lato delucidazioni in merito all'imposizione della frequenza a tempo pieno, dall'altro garanzie sull'accessibilità  al servizio di refazione per le famiglie che lo necessitano: si tratta della mozione del 12 marzo 2018 "Modifica delle direttive sulla frequenza nella scuola dell'infanzia: per un vero accesso dei bambini di 3 anni alla scuola dell'infanzia" e dell'interpellanza dello scorso 12 febbraio "Scuola dell'infanzia frequentazione parziale o a tempo pieno - anno facoltativo e obbligatorio. Necessaria un po' di chiarezza e di autonomia a favore delle famiglie"

I dati dello studio

L'indagine della Cdd rileva che a fine febbraio:

  • il 40% dei bambini segue una frequenza parziale (maggiore di 4 mattine con refazione, ma minore di 2 giornate intere + 2 mattine con refazione)
  • L'11% segue una frequenza ridotta e/o particolare (frequenze ad hoc studiate dalla scuola con l'accordo della famiglia)
  • il 49% dei bambini segue una frequenza intensa (maggiore di 2 giornate intere + 2 mattine con refazione) o completa (4 giornate intere più mercoledì mattina)

Le conclusioni dei direttori degli Istituti comunali 

Tre sarebbero i bisogni che la scuola dell'infanzia cerca di conciliare anche se, affermano i direttori della Cdd, "risulta difficile, a volte impossibile": le disposizioni cantonali che sollecitano il passaggio alla frequenza a tempo pieno entro la fine dell'anno scolastico; i bisogni delle famiglie che spesso si trovano confrontate con esigenze lavorative che implicano la necessità di collocare i figli a tempo pieno; il rispetto dei bisogni e delle difficoltà dei bambini così come stabilito dall'articolo 1 della Legge sulla Scuola dell'infanzia e sulla Scuola elementare.

"La scuola favorisce la frequenza, ma lo fa in considerazione delle singole situazioni, cercando di coniugare necessità individuali e disposizioni generali con il rispetto dei bisogni del bambino" sostiene lo studio della Cdd, sottolineando quanto siano di difficile applicazione le disposizioni che indicano il principio del tempo pieno al più presto per tutti gli allievi, ma che al contempo ne definiscono la frequenza come facoltativa durante il primo anno. 

Ma i genitori cosa vogliono?

Mentre i direttori delle scuole comunali garantiscono di "non ostacolare il principio delle frequenza a tempo pieno degli allievi dell'anno facoltativo né di impedire la legittima aspirazione delle famiglie (legittima, appunto, solo durante il primo anno di frequenza) di tenere a casa questi bambini quando possibile", un fronte di genitori nato sui social, dopo aver raccolto più di 1'200 adesioni, si è autoconvocato mercoledì prossimo per la costituzione di un associazione denominata "Aripe" (Associazione per il rispetto di un'infanzia pedagogicamente equa). L'obiettivo dichiarato di questo gruppo è giungere al più presto all’abrogazione dell’imposizione di frequenza pomeridiana nella scuola dell’infanzia ticinese durante il primo anno obbligatorio (definita nelle “Direttive sulla scuola dell’infanzia” emanate dal Decs il 10 marzo 2017) e della concezione di "refezione scolastica ritenuta parte integrante dell’attività educativa nella scuola dell’infanzia".

«Per colpa di questa imposizione, durante 256 giorni all'anno non posso mangiare con mio figlio – osserva Enrico Ferrari, promotore dell'associazione –. Non esiste in nessun altro Cantone un obbligo di questo tipo». 

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