Ticino

La tassa sul sacco cantonale fa calare il pattume

Lo scorso anno i rifiuti solidi urbani diminuiti del 3,4%. Secondo l'Ustat la riduzione sarà ancora più marcata nel 2018/19

Uniformati a livello cantonale (Archivio Ti-Press)
3 novembre 2018
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Meno pattume in Ticino grazie alla tassa sul sacco. Nel 2017 la spazzatura prodotta a Sud delle Alpi è diminuita di più di 3’200 tonnellate rispetto all’anno precedente, mostrando così una flessione del 3,7%. Fattore determinante per il calo, sostiene l’Ufficio cantonale di statistica (Ustat) che ha curato lo studio, è stata l’introduzione in alcuni comuni della tassa causale dopo la modifica della legge cantonale in materia. Modifica votata a maggio del 2017 dai ticinesi ed entrata in vigore il 1° luglio dello scorso anno.

Sei mesi sono bastati ad avere un effetto, dunque. Effetto, prevede l’Ustat, che sarà ancora più accentuato nel 2018 e nel 2019, quando cioè tutti i comuni si saranno adeguati alle nuove disposizioni di legge. In totale lo scorso anno i ticinesi hanno prodotto 235 chili di rifiuti per abitante (equivalenti a 83’012 tonnellate) finiti all’impianto di termovalorizzazione di Giubiasco assieme ad altre categorie di pattume, per un totale di 179’500 tonnellate.

In aumento le raccolte separate, che superano così i rifiuti non riciclabili in quanto a peso. La crescita, sostiene l’Ustat, è da imputare soprattutto all’aumento degli scarti vegetali censiti (+18,4%), del legno usato (+23,7%) e del rientro nella media del vetro raccolto dopo il calo evidenziato nel 2016. Crollo invece alla voce “apparecchi elettronici” (-76,7%) per via dello smaltimento diretto verso la Svizzera interna.

La maggior parte sono rifiuti edili

La parte del leone nei rifiuti prodotti alle nostre latitudini la fanno comunque ancora quelli edili: con 2,1 milioni di tonnellate prodotte lo scorso anno, questo tipo di materiale rappresenta l’85,3% del totale (in peso). Forte la diminuzione del materiale depositato in discarica (-32%), che tocca così il valore più basso degli ultimi 16 anni. A incidere su questa voce, l’aumento dell’export verso l’Italia (+76%), dove i rifiuti degli scavi vengono utilizzati per riempire le cave a ridosso del confine. Nota dolente per il riciclo: ad eccezione dell’asfalto e dei detriti di cava, i detriti consegnati ai centri di riciclaggio sono sempre maggiori rispetto a quelli lasciati dopo essere stati ‘rigenerati’. “Ciò – rileva l’Ustat – sembrerebbe determinare una certa difficoltà o reticenza nell’utilizzo di materiali edili riciclati”. Materiali che si accumulano così presso le ditte di riciclaggio.

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