Cantone

Anziani, quei vantaggi privati

Il regolamento di applicazione della legge sulla case di cura e riposo va cambiato perché superato dagli eventi. Lo chiede Ivo Durisch, capogruppo Ps.

18 luglio 2018
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Privilegiare gli enti privati, almeno in questo settore, è anacronistico. Senza togliere nulla a quanto di buono è stato fatto in passato, ma quell’articolo (l’11) del Regolamento di applicazione della legge sulle attività a favore delle persone anziane, va modificato perché discriminante. Perché penalizza l’iniziativa dei Comuni oggi, col Cantone, attori paganti degli istituti di cura dedicati alla terza e quarta età. Lo chiede una mozione presentata da Ivo Durisch, capogruppo socialista in Gran Consiglio, e sottoscritta da Alex Farinelli (capogruppo Plr), Michele Foletti e Amanda Rückert, entrambi deputati leghisti e da Gina La Mantia, granconsigliera del Ps.

Ma cosa dice l’articolo 11 del regolamento di applicazione della legge anziani? A proposito di finanziamento, si precisa che solo per gli enti di diritto privato (fondazioni e associazioni) viene considerato il riconoscimento finanziario degli oneri ipotecari (interessi e ammortamenti) per l’acquisto di terreni, la costruzione, la ristrutturazione e l’ampliamento delle case anziani. Esclusi invece gli enti di diritto pubblico. Un trattamento differenziato, si precisa nella mozione, che sta spingendo sempre più comuni e consorzi intercomunali ad affidare alle fondazioni la realizzazione di istituti per anziani. E non sempre si rivela la scelta migliore, come ha raccontato la cronaca delle ultime settimane.

La legge sugli anziani, e il relativo regolamento di applicazione, risalgono – aggiornamenti a parte – a un’altra epoca. Quando le fondazioni private, spesso di estrazione religiosa, vantavano una “dote”. «La differenza di trattamento è esplicita solo nel regolamento di applicazione della legge – ci dice Ivo Durisch – la cui definizione spetta al Consiglio di Stato. È un retaggio storico dato dal fatto che, in passato, la cura degli anziani in Canton Ticino è stata quasi sempre gestita da fondazioni private di stampo religioso. Una realtà a mio giudizio oggi superata». E che dunque, aggiunge il capogruppo socialista, non giustifica più la differenza di trattamento fra pubblico e privato. «Oggi è l’ente pubblico che ha un interesse preminente nelle case anziani, gli stessi Comuni che pagano, con il Cantone, le quote specifiche. Disincentivare economicamente – aggiunge il capogruppo socialista – un Comune che vuole costruire una propria casa anziani, non mi pare proprio una buona cosa». Non ultimo «i casi recenti di cronaca hanno dimostrato che la gestione di alcune fondazioni sfugge, magari anche in buona fede, a un controllo democratico». Come dire, non sono proprio un esempio cristallino nella gestione e amministrazione di fondi pubblici. «Infatti, e non solo nella contabilità. C’è tutta la questione dei concorsi e degli appalti che presenta lacune di trasparenza. Procedure che sono sì regolate dalla legge sulle commesse pubbliche, ma a volte le fondazioni non sono così attrezzate per capire cosa possono fare e cosa no senza concorso». Insomma, bene sarebbe – stando al capogruppo socialista e cofirmatari – iniziare almeno ad adeguare il regolamento di applicazione della legge sugli anzini che ancora discrimina l’ente pubblico. «Non c’è più motivo di tenerlo com’è. L’idea iniziale, probabilmente, era quella di tutelare in qualche modo l’eredità ricevuta dalla fondazione che offriva il proprio servizio a tutti i cittadini. Oggi di fatto sono tutti beni pubblici». Fondi privati, messi a disposizione per la bisogna, ce ne sono sempre meno.

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