Ticino

Ristorni, il blocco non fa breccia

A maggioranza il governo decide di non decidere sulla proposta di Zali. Si attende il parlamento

ti-press
23 maggio 2018
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Nessuna decisione. Se non quella di... non decidere, in attesa della discussione in parlamento lunedì prossimo sulla mozione Ppd che chiede al governo di avviare delle trattative affinché parte dei milioni di gettito fiscale dei frontalieri venga utilizzato “anche per il finanziamento di servizi e infrastrutture in favore della mobilità transfrontaliera”. La proposta del presidente Claudio Zali, che anziché un vincolo di utilizzo chiede di bloccare almeno 25 milioni di franchi nell’attesa che le opere di comune interesse siano concluse, resta sul tavolo del governo. Congelata dalla maggioranza (non si sarebbe proceduto a una votazione formale), contraria (almeno per ora) a un intervento drastico come quello di trattenere parte dei ristorni in Ticino. Il “blocco” non fa breccia, anche perché domani a Bellinzona è atteso il neoeletto presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Dal punto di vista diplomatico sarebbe quanto meno originale accogliere la Giunta annunciando che parte dei soldi delle imposte dei frontalieri a fine giugno restano in Ticino...

A reagire all’esito della riunione del governo di ieri è la Lega dei ticinesi, che in un comunicato punta il dito contro il consigliere di Stato Ppd. “Che i ministri Plr e Ps osteggiassero la proposta era cosa nota, ma vista la posizione del gruppo Ppd in parlamento da Beltraminelli ci si aspettava quantomeno un po’ di coerenza e quel pizzico di coraggio che a volte non fa male! Per l’ennesima volta – prosegue la nota – la partitocrazia storica ha boicottato invece la proposta dei rappresentanti leghisti e dimostrato la sudditanza alla politica federale e alla vicina Penisola”.

La discussione continua dunque anche in vista della decisione che spetta al parlamento, quella sulla mozione dei popolari democratici Maurizio Agustoni e Giorgio Fonio. «Ciò che chiede la maggioranza commissionale, favorevole, è quello che il governo ha fatto sino ad oggi e cioè cercare di intavolare una discussione con l’Italia» sull’impiego dei ristorni: «Cosa che però non ha prodotto i risultati auspicati», osserva il capogruppo del Plr Alex Farinelli. Secondo il quale «l’unica possibilità che ha il Ticino è di parlare con Berna affinché faccia pressione sull’Italia per realizzare queste opere volte ad agevolare la mobilità transfrontaliera e questo perché l’Accordo del 1974 è stato sottoscritto fra l’Italia e la Svizzera». Tant’è che «quando il governo ticinese bloccò una parte dei ristorni, Roma aveva protestato con Berna e Berna le aveva dato ragione. In ogni caso ricordiamoci – aggiunge Farinelli – che, in base all’accordo vigente, non possiamo vincolare l’uso dei ristorni alla realizzazione di una lista di opere in Italia. Sono soldi dell’Italia». Insomma, «discutere si può, ma non si può imporre». Osserva Maurizio Agustoni (Ppd): «Se dovesse accogliere il rapporto di minoranza e quindi respingere la mozione, il Gran Consiglio direbbe di fatto al Consiglio di Stato di lasciare le cose come stanno e addirittura di astenersi dal cercare di trattare con le autorità italiane sull’impiego dei ristorni». La competenza sul blocco totale e o parziale dei ristorni «è del governo; è però chiaro che se il parlamento non dovesse accogliere la mozione, al governo verrebbe a mancare una copertura politica. Mi auguro quindi fortemente – conclude Agustoni – che la nostra mozione venga approvata».

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