Ticino

'Legge imprese artigianali: no a un pizzo di Stato'

Parla l’avvocato Gianluca Padlina, co-coordinatore del Comitato per l’abolizione della Lia

8 maggio 2018
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«Quando si pronuncerà sul previsto messaggio governativo per l’abolizione della Lia, il Gran Consiglio sarà ovviamente libero di decidere ciò che vuole, nel frattempo però è opportuno che i parlamentari sentano non solo la campana dei sostenitori della Legge sulle imprese artigianali, ma anche la nostra». L’avvocato Gianluca Padlina coordina – con l’artigiano Andrea Genola, l’architetto Attilio Panzeri e un altro avvocato, Paolo Tamagni – il neocostituito Comitato ‘No Lia – Basta burocrazia’. Una pagina Facebook («Quattromila like in pochissimi giorni») e una lettera. Quella che il Comitato ha scritto venerdì, tramite la segreteria del Gran Consiglio, «ai capigruppo e ai deputati che non appartengono a un gruppo: chiediamo un incontro per spiegare i motivi per cui, a nostro giudizio, la Lia è da cancellare, al più presto».

Abrogazione tutt’altro che scontata...

Nella sentenza con cui ha accolto il ricorso della Comco, il Tribunale cantonale amministrativo ha stabilito – in maniera inequivocabile – che la Lia non è conforme al diritto superiore, quello federale, ovvero alla Legge sul mercato interno e alla Costituzione. La conseguenza logica di un simile verdetto dovrebbe essere l’abrogazione di questa normativa. Dovrebbe, perché pur di salvarla l’Unione associazioni dell’edilizia e alcuni deputati suggeriscono soluzioni che secondo noi alimenterebbero altri problemi.

A quali soluzioni allude?

Mi riferisco fra l’altro alla proposta di introdurre delle categorie di imprese a dipendenza se pagano o meno la tassa di iscrizione all’albo della Lia, in sostanza una sorta di pizzo di Stato. È inaccettabile. Ed è inaccettabile pure la pretesa di adottare determinate misure senza che il Cantone disponga della competenza per farlo. Come il divieto di lavoro a un artigiano con un’esecuzione in corso, cosa che può succedere a tutti. Faccio un esempio. Il committente a un certo punto fallisce, l’artigiano non viene pagato. Non ha quindi i soldi per pagare i dipendenti e i fornitori. Questo artigiano si trova così confrontato con procedure esecutive, anche se non ha alcuna colpa. Cosa gli diciamo? Ci dispiace, ma lei non può ripartire? Ma scherziamo!

Al ‘Caffè’ il presidente della Commissione di vigilanza Lia ha ricordato che la legge ha permesso anche di contrastare ‘malaedilizia e dumping.’

Nella lotta a questi deprecabili fenomeni ci sono già le commissioni paritetiche, l’Ispettorato del lavoro e pure la Procura: nell’ambito delle sue attuali competenze il Cantone dovrebbe allora verificare il funzionamento di questi organismi, dando loro se necessario più risorse. In ogni caso non dovrebbe confermare una legge e una Commissione che hanno originato solo un sacco di burocrazia e di costi che stanno mettendo in ginocchio tanti piccoli artigiani.

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