A scrutinio segreto i deputati si apprestano a consegnare lo scranno di primo cittadino verosimilmente alla socialista Pelin Kandemir Bordoli

Potrebbe essere prima cittadina del Ticino nell'ultimo anno di Legislatura. Pelin Kandemir Bordoli potrebbe essere eletta a breve presidente del Gran Consiglio. In una nostra intervista, pubblicata sull'edizione del 3 maggio, la deputata socialista, accanto al collega uscente Walter Gianora, si è espressa su una politica di prossimità. Kandemir Bordoli ha parlato anche fra i suoi obiettivi di associazionismo, “ben radicato in Ticino, è una ricchezza per tutti. In questo anno di presidenza desidererei porre in risalto il lavoro anche di quei non pochi gruppi, composti in prevalenza di volontari, che si occupano di emarginazione e degli esclusi. Ricordo che la povertà in Ticino è in aumento, con un numero crescente di persone in assistenza. Mi piacerebbe inoltre sottolineare una ricorrenza: nel 2019 saranno i 50 anni del diritto di voto alle donne in Ticino”.
Kandemir Bordoli, un giudizio sul parlamento che si appresta a presiedere.
In questi tre anni ha lavorato con un ritmo discreto. Ha lasciato poco nei cassetti. Ci sono stati tuttavia dei casi –Argo 1 e rimborsi dei consiglieri di Stato – che hanno richiesto l’esercizio dell’alta vigilanza da parte della Commissione della gestione. Qui le risposte non possono essere rapide, come magari auspicano i cittadini. Non solo perché siamo un parlamento di milizia, ma anche perché occorre dedicare tutto il tempo necessario per valutare a fondo determinate vicende e per suggerire correttivi efficaci.
La Commissione giustizia era, da tempo, una sua proposta...
Che sta per concretizzarsi, finalmente. Al Gran Consiglio spetta la nomina dei magistrati e l’alta vigilanza sui tribunali: due compiti importanti e delicati che come parlamentari dobbiamo svolgere nel rispetto della separazione dei poteri. Per questo occorrono strumenti adeguati. Uno di questi è la Commissione giustizia. Avremo una commissione che fra l’altro incontrerà periodicamente il Consiglio della magistratura per avere una visione aggiornata delle condizioni in cui opera il sistema giudiziario e proporre così in tempi ragionevolmente brevi soluzioni logistiche e/o un adeguamento delle risorse umane.
Il presidente del governo Zali ha annunciato che non risponderà ad atti parlamentari dai titoli provocatori o polemici. Lei come intende porsi?
I rapporti tra parlamento ed Esecutivo non sono particolarmente problematici. È chiaro che ci sono temi o aspetti, legati all’alta vigilanza, che possono innescare tensioni, ma ciò rientra nella normale dialettica tra questi due poteri dello Stato. È vero: ogni tanto il parlamento tende ad andare un po’ oltre: ho sempre detto che il Legislativo deve fare il Legislativo, per una questione di ruoli. Detto questo, sugli atti parlamentari valuteremo caso per caso. Come Ufficio presidenziale abbiamo sempre invitato tutti al rispetto.
Qual è lo stato di salute del cantone e quali devono essere oggi le priorità della politica?
È un cantone che si trova in difficoltà da diversi anni su più fronti, come quello occupazionale. La situazione va affrontata con strumenti efficaci. Dobbiamo anche recuperare la visione di comunità, per permettere uno sviluppo armonioso di cui possono beneficiare tutti. Il tema è quello del costo della vita. Le sfide? Alloggi sostenibili, premi cassa malati, salario minimo, reddito di cittadinanza considerata la digitalizzazione in corso. Per dirla con Fabio Merlini, la politica oggi è spesso chiamata a riparare i danni, con soluzioni di contenimento. La politica invece deve darsi l’obiettivo di governare questi cambiamenti. È questa la sfida che ci attende.