Il Consiglio di Stato: 'Aperto a valutare l'avvio di un progetto pilota'. Un segnale per il settore del Fintech ticinese
Pagare il collaudo della macchina in bitcoin? E perché no. Il Consiglio di Stato si dice “aperto a valutare l’avvio di un progetto pilota” tramite la piattaforma eServices, portale che già oggi consente agli utenti di pagare online con carte di credito o debito “molteplici servizi che spaziano su diversi Dipartimenti”. Consentire il pagamento di importi contenuti in bitcoin potrebbe essere il prossimo passo, anche se il definitivo via libera alla fase test è ancora vincolato alla verifica delle condizioni con cui si sta sviluppando la criptovaluta. “Almeno fintanto che non ci sarà un quadro giuridico chiaro circa la regolamentazione del bitcoin – scrive il governo – e che la detenzione di piccole quantità di bitcoin da parte dello Stato non comporterà rischi particolari, l’eventuale avvio del progetto pilota dovrà essere subordinato alla possibilità di convertire immediatamente la crypto valuta incassata in franchi svizzeri. Ciò permetterà di azzerare il rischio derivante dalla sua forte volatilità”.
Insomma, sì all’innovazione ma valutando per benino tutti i ‘contro’: se dagli approfondimenti risulterà possibile introdurre questa novità tra i servizi dello Stato, allora l’esecutivo è pronto ad appoggiare l’iniziativa. Iniziativa suggerita da una mozione interpartitica, presentata da Paolo Pamini (La Destra), Boris Bignasca (Lega), Marcello Censi (Plr) e Marco Passalia (Ppd) che sollecitano un “segnale di fiducia al Fintech ticinese accettando il pagamento in bitcoin per i servizi dell’Amministrazione cantonale”, proponendo di iniziare dal Dipartimento delle istituzioni.
Sul principio il governo si dice d’accordo, riconoscendo che “l’accettazione di crypto valute da parte dell’Amministrazione possa rappresentare uno stimolo e un segnale importante al settore dell’innovazione ticinese in ambito di Fintech, settore che è in crescita e che si sta affermando come secondo polo in Svizzera in materia di crypto valute e tecnologia blockchain”. Si ritiene peraltro “importante acquisire esperienze nell’ambito di questa tecnologia al fine di permettere alla tesoreria dello Stato di approfondire il tema dei pagamenti e della detenzione di crypto valute in modo da poter creare un know-how fondamentale per il futuro, in previsione di una progressiva estensione su larga scala del loro utilizzo da parte dei mercati internazionali e della popolazione”. Qualora un progetto pilota dovesse effettivamente partire, il governo si riserva già sin d’ora la facoltà di interrompere bruscamente l’esperimento: se dovessero emergere “rischi non previsti, tali da mettere in pericolo parti di incasso dei servizi offerti, o nel caso in cui in Svizzera il bitcoin dovesse essere messo in discussione a livello legale, il Consiglio di Stato bloccherà immediatamente gli incassi online via bitcoin, disattivando questa opzione nel servizio di vendita online”. Per contro, accettare pagamenti in criptovaluta agli sportelli oppure legati a fatture emesse “non è nell’intenzione del Consiglio di Stato”, quanto meno “al momento”. Queste procedure “comporterebbero un aggravio in termini di lavoro amministrativo per il tracciamento e la contabilizzazione di questi incassi”, oltre a costringere la tesoreria ad amministrare depositi in bitcoin e dover quindi procedere alla gestione del rischio di cambio che “è attualmente molto alto a seguito dell’elevata volatilità del bitcoin”.