Ticino

Orticoltura, bilancio in chiaroscuro

(Samuel Golay)
28 dicembre 2017
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Annata discreta, ma in mezzo a tanti problemi. Questo, in sintesi, il messaggio contenuto nel comunicato stampa diffuso oggi dall'Associazione Orticoltori Ticinesi (Orti). Che se da una parte esordisce alludendo rapidamente al bicchiere mezzo pieno, dall'altra si sofferma a lungo su "un 2017 assai turbolento, contraddistinto in particolare da bizze meteorologiche, che oltre a dare grattacapi agli addetti ai lavori, hanno creato fluttuazioni sull’andamento dei mercati. Infatti, dopo un deficit idrico invernale che ha permesso di svolgere tutti i lavori d’inizio anno in maniera pulita e asciutta, al momento della fioritura un imprevisto ritorno del gelo ha causato danni ingenti in particolare alle colture all’aperto. La canicola e l’autunno molto mite hanno portato le coltivazioni di ortaggi ad avere indesiderati picchi di produzione. Con situazioni di questo tipo è difficile pianificare le rese del periodo."

I danni

 

"Non sono poi da dimenticare - prosegue il comunicato - i continui saccheggi e danneggiamenti da parte degli animali selvatici. Corvi, cervi, caprioli, topi, cinghiali, volpi, tassi, non rifiutano mai di fare una capatina nelle colture. Le violente grandinate estive hanno ulteriormente creato danni, questa volta non solo alle colture, ma anche ad alcune strutture. Purtroppo anche la nevicata di metà dicembre non ha risparmiato da danni il settore orticolo ticinese."

La 'bolla' della canapa light

Intanto "aleggiano preoccupazioni" per la "recente 'bolla' legata alla coltivazione della canapa light. Vi sono comunque già segnali di una certa saturazione del mercato, che porterà certamente a rendere questa coltura non più così redditizia. Certamente la messa in coltura di questa specie  non è in sintonia con quanto espresso in votazione popolare lo scorso settembre dalla popolazione svizzera sull’approvvigionamento alimentare indigeno."

Paura della concorrenza

 

Preoccupa anche la concorrenza estera: "nemmeno le sparate del Consiglio Federale in materia di apertura delle frontiere aiutano a guardare sereni al futuro. Le importazioni in Svizzera di derrate alimentari sono infatti più che raddoppiate a fronte di un limitato aumento della popolazione. Tutti questi fattori hanno fatto sì che anche dal punto di vista della commercializzazione, i prezzi, come pure la domanda e l’offerta sono stati molto altalenanti, portando in taluni momenti a essere accettabili o in altri nemmeno sufficienti per coprire i costi di produzione. I grandi distributori sono anch’essi confrontati con le importazioni e aumentano gli standard qualitativi per giustificare il maggior costo dei prodotti svizzeri; ne consegue chiaramente un aumento degli scarti e un inevitabile ribasso dei prezzi al produttore."

Non mancano le frecciate alla concorrenza interna. "Purtroppo troppo spesso nei grandi magazzini o nei piccoli chioschi, gli ortaggi venduti provengono da oltre Gottardo, con un evidente sperpero di risorse logistiche che potrebbero essere evitate privilegiando la produzione locale, che deve per forza in gran parte essere commercializzata oltre le Alpi dove probabilmente viene anche maggiormente apprezzata. Forse che l’erba del vicino è sempre più verde? Sta di fatto che è sempre più difficile riuscire a far quadrare i conti e restrizioni ed esigenze richieste sono sempre più severe."

'Demonizzazione' e 'ideologie ecologiste'

Parole forti: "si assiste a una demonizzazione del settore agricolo", accusato "di inquinare e di avere grandi responsabilità su tutto quanto va storto nella nostra società, sventolando ideologie ecologiste insostenibili. Ci si deve rendere conto che oggi praticamente più nessuno si occupa di coltivare la terra, cosa che in passato sottraeva una grande fetta del tempo giornaliero. La popolazione cresce a dismisura, tutti hanno fame e quella misera fetta di addetti rimasta a occuparsi del sostentamento della popolazione, anche se aiutata dalla meccanizzazione e dalle nuove tecnologie, non può fare i miracoli. Urge un ritorno alle origini," o almeno una presa di coscienza delle sfide del settore, ricordandosi "che le fabbriche, le strade, i trasporti, l’urbanizzazione, non sono stati creati dall’agricoltura, che ha dovuto unicamente adattarsi ai tempi che corrono."

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